Grano agricolo e grano industriale

manifesto carta grano

Un conio moderno, impensabile all’indomani della EXPO 2015 (Nutrire il Pianeta), non aggettivi ma vera e cruda attualità.

     Il frumento dei cerealicoltori beffato dal cartello dei padroni della pasta; una commissione europea attonita che sdogana il limite di DON OTA ed AFLATOSSINIA B con livelli pazzeschi, nel 2006, e che oggi beffa i produttori con le beffarde affermazioni del suo rappresentante all’agricoltura. Manifesto

     Vs grano delle importazioni….Sono solo sintomi. La malattia va curata altrove. Abbandono definitivo delle oramai superate, quanto patetiche,  scorribande a mobilitazioni contro lo scarico delle “merci alimentari” nel porto di Bari al Brennero o a Pozzallo, ma intercettazione degli snodi e degli intrecci fra finanza e politica comunitaria “inspiegabilmente” ignorante.

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     Questa è la percezione che orami il comparto agricolo cerealicolo ha materializzato.

     Siamo tutti, e quando dico tutti mi riferisco anche alla maltrattata “casalinga di Voghera”, un po’ disgustati dalle offese palesi alla nostra  intelligenza ed al lavoro dei campi.

     Ultima, ma non ultima, Phil Hogan, il presidente della Commissione Europea agricoltura esterna proclami a sostegno della soddisfazione per un azzeramento dei dazi sul grano importato dal Canada.

     Un proclama che fa tanta rabbia da indurci alle lacrime, un po’ come il bambino disperato durante il Gran Premio di Spagna di Formula 1 che ha commosso il mondo, dopo la scellerata spallata della Mercedes che butta fuori gara la Ferrari di Raikkonen, durante la gara in Spagna, costringendo Vettel a vedersela da solo con le due macchine tedesche.

Questo è il dato oggettivo: le partite truccate si vincono facilmente, anche a spallate alla luce del giorno.

     Lo afferma il Prof. Ritieni dal tavolo del convegno seguito alle due giornate di studio che hanno condotto alla redazione del Manifesto a Tutela del Grano Agricolo;  è la partita cioè che favorisce il ribasso del prezzo “della merce”,  musica per le orecchie dei grandi gruppi pastai italiani (ricordando che l’Italia ospita non solo le grandi industrie molitori, le grandissime aziende di pastificazione, ma, soprattutto, il più grande importatore di frumento che vi sia in circolazione).

     Buon per loro, altroché, e per i tanti posti di lavoro, ma che la partita la si faccia ad armi pari e che la qualità sanitaria degli alimenti sia assunto come un assioma, non come una opinione.

     “Ti faccio risparmiare facendoti trovare pane e pasta a pochi centesimi, ma in cambio ti devi rassegnare a introdurre nella tua razione molte micotossine”, ed ancora una volta ci si immola sul tavolo del bisogno minando la propria integrità fisica, così  come accadeva all’ILVA di Taranto quando il mondo scoprì tale spettrale contrabbando, la compravendita di carne e sangue meridionale (io ti do il lavoro ed in cambio tu ti ammali di cancro).

     Se devi contrastare un rivale, notoriamente potentissimo in campo agricolo come il Canada devi poterlo fare con i suoi stessi mezzi, ed in questo, la categoria degli agricoltori ha troppo indugiato nelle deleghe a rappresentanti sindacali e della politica, forse un po’ troppo morbidi se non sfacciatamente servili, lo si è capito da un pezzo.

Se a ciò si aggiunge il dato sulla superiorità sanitaria del frumento italiano rispetto a quello importato…

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     I conti non tornano, così come non incantano nessuno i proclami di Oscar Farinetti pseudo paladino del cibo tricolore nel mondo, dalla tribuna televisiva di La 7, che afferma sacre banalità, tutte telecomandate ovviamente, sulla necessità di avere tutta questa proteina nel grano per fare la pasta-piombo, quella cioè che non scuoce nemmeno nella pentola a pressione, e che il nostro intestino trasforma in una colla indigeribile.

     In questo gioco l’industria di trasformazione del grano italiana è diventata, in realtà, il terminale di trasformazione di sistemi agricoli di altri paesi e intanto la nostra agricoltura si marginalizza.

     Dobbiamo lavorare a riavvicinare questi estremi, afferma Gianni Fabris coordinatore del Movimento Riscatto, che si stanno sempre più allontanando per fare del Made in Italy il frutto di un rapporto vero fra la coltivazione e la trasformazione nel nostro paese garantendo una giusta redistribuzione del valore aggiunto nelle filiere con contratti e accordi etici e nell’interesse dei consumatori e cittadini.

E manifesto fu

     Movimento Riscatto e la Rete dei Municipi Rurali hanno sviluppato, con quanti del mondo accademico, istituzionale  e dell’informazione hanno accolto l’invito ad un lavoro ispirato alla fusione dei temi molteplici che sottendono la produzione agroalimentare, i princìpi su cui fondare la forza che gli stimoli al cambiamento dei destini delle campagne meridionali ed il loro rapporto con “le crisi” che tale contesto di passività ha generato.

Il tavolo tecnico

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     Oltre centocinquanta persone partecipanti al seminario per scrivere la Carta del Grano provenienti da nove differenti regioni italiane e dalla Grecia; cinque ricercatori da differenti università e istituti di ricerca (agronomi, genetisti, ematologi, scienziati della nutrizione, pediatri), due giornalisti ed esperti di comunicazione nazionali, uno dei coordinatori del Foro Sociale Mediterraneo, diversi esperti e tecnologi della trasformazione e della coltivazione, quattro fra rappresentanti nazionali delle associazioni dei Consumatori e degli Agricoltori, sessantadue rappresentanti di imprese agricole e della trasformazione, cinque rappresentanti di amministrazioni comunali, il presidente del Gal Bradanica, ventitre rappresentanti di Associazioni sindacali e di movimenti di territorio.

Il primo dei principi recita

     “Si esce dalla crisi delle comunità cerealicole con più diritti e non con soluzioni tecniche o trattati commerciali; per tutelare il nostro grano serve superare il modello della crisi imposto dalla globalizzazione finanziaria e commerciale e assumere i principi della Sovranità Alimentare che riconoscono il diritto delle comunità e dei popoli di scegliere e decidere sul proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo”.

     Quattro le mozioni finali adottate per alzata di mano dall’assemblea nel Teatro Mercadante alla fine del tutto, ad Altamura, fra queste due impegni: quello di costituire una Commissione per il prezzo del grano che su basi scentifiche e trasparenti definisca all’inizio di ogni stagione agraria il prezzo del grano per contrapporlo a quello della borsa Merci adottato dagli speculatori italiani e internazionali e quella per cui si chiede al Governo Italiano di intervenire affinché il Commissario europeo all’agricoltura Hogan smentisca le sue dichiarazioni che rivendicano come una vittoria l’abbattimento dei dazi del grano canadese esportato in Europa in virtù dell’applicazione dell’accordo CETA.

     Nel frattempo i cerealicoltori si preparano al raccolto e fin da ora annunciano un nuovo ciclo di iniziative e mobilitazioni sul prezzo al campo.

     “Se qualcuno pensa di imporci ancora una volta un prezzo al campo di 16 euro – dice Fabris mentre quelli al consumo non calano, da noi avrà una sola risposta: la mobilitazione”.

Qui i punti del Manifesto della Carta Grano