Lucania ignota. Il pomodoro "Cettaicale" di Tolve (PZ)
- diTestadiGola
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Questo prodotto prende il nome dall’agricoltrice Lucia Aicale di Tolve che fin dagli anni ’30 selezionò e moltiplicò in purezza il pomodoro, diventando inconsapevole custode di biodiversità.
La figlia della signora Lucia ha continuato questa opera di selezione e coltivazione fino a quando è iniziata il lavoro di valorizzazione da parte di Antonia De Angelis, con l’assistenza di Coldiretti Basilicata e il supporto dell’Alsia e dell’Università di Basilicata.
Il pomodoro secco “Ciettàicale” si caratterizza dalla spiccata dolcezza, con la polpa soda per niente acquosa dal sapore intenso e aromatico, e la buccia sottile. Resistentissimo alla siccità (è coltivato senza irrigazione anche nei periodi più siccitosi) alla sovramaturazione ed al trasporto, si presta bene alla trasformazione in pomodoro secco sottolio.
L’azienda De Angelis, già vincitrice dell’Oscar Green 2011, premio istituito da Coldiretti a livello nazionale, nella sezione Sostieni lo sviluppo, e che ha ricevuto un encomio speciale per la sua attività dalla giuria del Premio De@Terra, il concorso istituito dall’Osservatorio Nazionale per l’Imprenditoria ed il Lavoro Femminile in Agricoltura (ONILFA), è impegnata anche in una serie di iniziative che vanno dall’utilizzo del linguaggio Braille per l’etichetta del miele prodotto, al libro “La città perfetta” realizzato con i disegni dei bambini della scuola elementare di Tolve che, attraverso le illustrazioni tattili, racconta il mondo delle api anche ai bambini ipovedenti.
ECCO COME SI PREPARA TRADIZIONALMENTE IL POMODORO SECCO CIETTA’ICALE DI TOLVE (PZ)
Pomodoro dalla forma oblunga, simile ad una lampadina. Ha una polpa soda, croccante e carnosa.
È di colore arancione con aloni e sfumature verdognole nella parte peduncolare e a maturazione diventa arancione acceso e lucido.
Ha buccia sottilissima, ideale anche per produrre il pelato. Il processo di essiccazione è uguale a quello dei pomodori sott’olio.
A essiccazione avvenuta, si lavano con una soluzione di acqua e aceto, si asciugano e, con un canovaccio imbevuto di olio extra vergine di oliva, si lucidano.
Su di un lato si posa una fogliolina di basilico fresco e un pizzico di aglio trito e i frutti, così farciti, vengono conservati. Anticamente era un prodotto che si consumava fresco nei mesi estivi e secco, sott’olio, nei mesi invernali.
Era considerato un companatico.
di Giustino Catalano
Foto gentilmente concesse all’URCL dalla famiglia De Angelis.