Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, la Direzione Investigativa Antimafia, nella mattinata del 9 novembre 2022, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma nei confronti di 26 persone (24 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), sequestro di persona (artt. 110, 605, 416 bis. 1 c.p.), fittizia intestazione di beni (artt. 110, 512bis, 416bis 1 c.p.) e altro.
L’attività di indagine, condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia Centro operativo di Roma con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, compendia le recenti evidenze connesse alle investigazioni che avevano determinato l’esecuzione, il 10 maggio scorso, di 43 misure cautelari.
Gli investigatori hanno raccolto “elementi gravemente indiziari” in ordine alla esistenza, nell’ambito della associazione di tipo mafioso unitaria denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi, sul territorio di diverse altre regioni italiane (Lazio, Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) e sul territorio estero (Svizzera, Germania, Canada, Australia), costituita da molte decine di locali e con organo collegiale di vertice denominato la Provincia di una articolazione operante sul territorio del comune di Roma, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturisce dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che si creavano nel citato territorio, avendo come scopo di:
- acquisire la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ad es. ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti), facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività
- commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi;
- affermare il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio (in particolare nel settore della ristorazione, dei bar e della panificazione), realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe
- procurarsi ingiuste utilità.
Gravemente indiziati di essere i capi di tale struttura criminale erano risultati CARZO Antonio e ALVARO Vincenzo, entrambi appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Cosoleto (RC).
Nella precedente ordinanza si era rilevata la vocazione imprenditoriale della struttura criminale mediante il sistematico ricorso all’intestazione fittizia di valori, realizzando il controllo di aziende, ditte individuali e società nei diversi settori, tra gli altri, della panificazione, della gastronomia, della ristorazione, dell’intrattenimento e del gioco scommesse autorizzato, di vendita e noleggio di auto.
Fa sapere la DIA che l’attuale provvedimento cautelare, a conclusione dell’ulteriore approfondimento investigativo realizzato dall’ottobre 2021, completa quanto già emerso in occasione dei sequestri, operati in parallelo al precedente provvedimento, delle 25 società per un valore totale di circa 100 milioni di euro.
L’attività di indagine compiuta nell’ambito del presente procedimento ha consentito infatti di ricostruire, in termini di gravità indiziaria, la applicazione sistematica di uno schema collaudato, di un modello finanziario “ciclico”, tipizzato nel seguente schema: abbandono della società ritenuta compromessa; utilizzo di una società nuova; acquisizione della ditta e dei contratti di locazione con la distrazione di beni, stigliature, insegne e avviamento dell’azienda appartenente alla società da abbandonare; individuazione dei nuovi intestatari fittizi attraverso i quali continuare a possedere le attività commerciali e mantenere il controllo delle stesse.
Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari, con la conseguenza che per tutti gli indagati vige il principio di presunzione di innocenza.
L’attività di indagine è stata svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia con il supporto della rete @ON finanziata dall’Unione Europea, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.