Turta ad Persi di nonno Giuan D’Alman (Giovanni del Tedesco)
La torta di pesche dei contadini appartiene a quel filone di cucina povera, che sapeva esaltare il sapore di ogni ingrediente: un solo uovo, perché erano un lusso, poco zucchero (troppo costoso un tempo), zero farina o lievito (antesignana del gluten free) . Cuoceva in vecchie pentole che avevano nel tempo assorbito tutti i sapori della campagna.
Le sue origini affondano nella storia del Piemonte, tant’è che è nota con il suo appellativo dialettale: “Turta ad persi”.
Non appena arrivava l’estate, quando i peschi regalavano frutti in abbondanza, per non sprecare nulla, le nonne si mettevano al lavoro. Sceglievano i più maturi, quelli che sarebbero presto stati eliminati, li riduceva a pezzettini e iniziava a preparare l’impasto.
Dicevano che era un atto di amore nei confronti della terra generosa, per evitare ogni spreco, e del lavoro del nonno coltivatore.
Una volta la turta ad persi veniva fatta con pesche selvatiche di vigna(quelle verdine/giallognole)leggermente amare e con polpa abbastanza pastosa.