La lenticchia di Rascino, una coltura da preservare
- diTestadiGola
- Ti potrebbe interessare News
Si coltiva senza diserbanti, fertilizzanti chimici di sintesi e trattamenti antiparassitari. È la lenticchia di Rascino, in Sabina, sull’omonimo altopiano di Rascino carsico nella zona del Cicolano, in provincia di Rieti, quasi al confine con l’Abruzzo, tra i 900 e i 1300 metri di altitudine. Per la sua conservazione, questa lenticchia è da anni tutelata da un Presidio Slow Food.
“Per via della scarsità di insediamenti umani . spiega Andrea Cortese, responsabile di Slow Food Sabina – è una terra isolata e incontaminata, ricca di piante selvatiche (in particolare orchidee) e di numerose popolazioni animali (tra cui il lupo, il cinghiale e il cervo). Da sempre, in quest’area, le uniche attività possibili sono la pastorizia e la coltivazione di lenticchie, farro e biancòla, una varietà locale di grano tenero. L’agricoltura è favorita dalla presenza di una sorgente importante, la stessa che origina l’acquedotto di Peschiera, una delle maggiori risorse idriche per la città di Roma. E si coltiva senza diserbanti, fertilizzanti chimici di sintesi e trattamenti antiparassitari”.
Quest’altopiano – spiega sempre Slow Food – è sempre stato luogo di passaggio per i pastori che facevano la transumanza, spostandosi dai pascoli montani a quelli della campagna romana. Durante il viaggio, era tradizione portare con sè un pò di lenticchie da coltivare in l’estate sull’altopiano. Secondo gli anziani, le lenticchie erano il prodotto più appetibile, perché facili da coltivare e da conservare, e perché molto nutrienti (spesso erano cotte nel latte per i più deboli o gli ammalati). La lenticchia di Rascino ha un seme piccolo e di colore marrone, con poche maculature e sfumature rossastre. La coltivazione inizia ad aprile, quando i terreni non sono più innevati e l’altipiano è di nuovo accessibile. La raccolta avviene solitamente ad agosto: le piante sono tagliate e raggruppata in file, le cosiddette andane, dove si lasciano asciugare e poi si trebbiano. Doppo la trebbiatura, devono di nuovo asciugare al sole, sulle terrazza o nelle aie delle case, nel vicino comune di Flamignano.