I trend 2023 secondo The Fork

I trend 2023 secondo The Fork

Quasi al termine del primo mese dell’anno, siamo già in grado di individuare i trend che segneranno questo 2023? Secondo The Fork, si!

Tradizioni “primitive”

Ricette e tecniche del passato tornano in auge con l’obiettivo di salvare il know-how dei nostri antenati. Diventa di tendenza così la cucina primordiale con un ritorno della cottura alla brace anche al ristorante. Molti ristoranti stanno riprendendo le tecniche di cottura del fuoco primordiale per offrire ai loro commensali un’esperienza diversa basata sulle tradizioni più primitive.

Il ristorante come luogo di socializzazione

Dopo il grande ritorno di bistrot e brasserie di città dove si onorano piatti tradizionali e conviviali, locande e agriturismi sono i nuovi luoghi di condivisione, vacanza, degustazione e cultura perché portano al centro l’elemento della convivialità. Crescono in città e fuoriporta le iniziative speciali che trasformano l’esperienza al ristorante in occasioni di socializzazione intorno alla tavola così come i social dinner.

La ricerca dell’autosufficienza

Se da una parte in Italia si assiste a uno spopolamento delle campagne, nelle città c’è la ricerca di uno stile di vita maggiormente a contatto con la natura: la tendenza della vita di quartiere comporta una crescita dell’agricoltura urbana e dell’autosufficienza locale. Secondo un’analisi della Coldiretti e in base ai dati del rapporto ISTAT sul verde urbano 2021, negli ultimi 5 anni in Italia si è registrato un aumento degli orti urbani del 18,5% superando i 2,1 milioni di metri quadrati occupati, questo comporta un maggior sapere agricolo anche in città e una ricerca di autenticità nel piatto. L’idea è che tutti abbiano facile accesso a prodotti freschi e ben fatti che sono il risultato di un saper fare tradizionale.

La festa delle culture

Con la globalizzazione, le idee e la cultura viaggiano veloci. Le persone cercano quindi anche di non dimenticare il proprio patrimonio culturale e le proprie tradizioni. In cucina questo si traduce in due fenomeni solo in apparenza contrastanti. Il recupero delle ricette “della nonna” da un lato e, dall’altro, il ristorante inteso come luogo di aggregazione.

 Il bisogno di condivisione

Dopo anni di distanziamento sociale, le persone vogliono riprendere il contatto umano, condividere, scoprire e sperimentare. Al ristoratore è chiesto di accogliere, condividere il suo vissuto e il suo sapere attraverso luoghi, piatti conviviali e storytelling. Il pubblico premia gli chef che sanno raccontare il territorio e raccontarsi, valorizzando le materie prime del contesto in cui sono collocati e raccontando anche i produttori attraverso una cucina sincera, genuina e sostenibile al punto che i ristoranti e gli chef assumono anche il compito di educare la comunità a mangiare meglio e nel rispetto dell’ambiente. La riscoperta della natura si traduce anche nella scelta di ingredienti poveri e nutrienti.

Parola d’ordine: social media 

Il settore dei ristoranti sta conquistando i social media. 5 millennial su 10 hanno ordinato cibo o visitato un ristorante dopo averlo visto su TikTok, mentre il 38% delle persone sta viaggiando molto lontano da casa per provare il cibo consigliato da questo stesso social. In questo contesto maturano nuove e originali tendenze, anche su social ormai più consolidati, per esempio su Instagram c’è una maggior ricerca di verità e genuinità nell’estetica del piatto a vantaggio del sapore. Il Web 3.0 per esempio potrebbe diventare un veicolo per accedere a esperienze esclusive via i non fungibile token, mentre le stampanti in 3D per il cibo iniziano a prendere piede.

Una cucina etica

Etica e sostenibilità sono oggi una priorità anche nella cucina. Se si parla di sostenibilità ambientale in senso stretto, oltre a una ristorazione vicina al territorio si sviluppa una ricerca scientifica che elabora nuove soluzioni per ridurre l’impatto ambientale dell’industria alimentare. La startup californiana Air Protein per esempio ha creato un’alternativa alla carne chiamata Air Meat, composta da microbi che trasformano l’anidride carbonica riciclata in proteine. Il prodotto mira a replicare il sapore e la consistenza dei veri prodotti a base di carne. Alcuni scienziati e ricercatori stanno già cercando modi per produrre cibo una volta che non ci saranno più terreni coltivabili. Arina Shokouhi, laureata alla Central Saint Martins, ha inventato un’alternativa all’avocado chiamata Ecovado, progettata per allontanare le persone dall’acquisto di cibo importato ad alta intensità di risorse. Una nuova attenzione all’etica è posta anche al lavoro all’interno dei ristoranti per creare condizioni appetibili per i giovani che si avvicinano a queste professioni. La cucina diventa uno strumento di integrazione della diversità e un laboratorio sociale per progetti di reinserimento.

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