Lo stappo: Che cos’è il vino per me?
- Stefano Cengiarotti Malini
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Data l’importanza del tema, l’avremmo dovuto trattare all’inizio del nostro discorso, tuttavia la questione è lunga e complicata quindi mi serviva un po’ di tempo per ordinare le idee.
Si potrebbe parlare di tecnicismi, di degustazioni o di abbinamenti, ma per me il vino è molto più personale ed è legato alle emozioni, alla convivialità e soprattutto a tutti gli spunti di conversazione che il degustare ci ispira.
Seduti ad un tavolo stappiamo un vino e iniziamo a scoprirlo. Contemporaneamente impariamo delle cose su noi stessi attraverso ogni bottiglia che a suo modo ci parla e ci riporta ad alcuni momenti della vita; la memoria olfattiva è incredibile, lega ricordi di luoghi e di persone ai profumi che sentiamo. Così il liquido nel bicchiere diventa un mezzo per ricordare momenti del passato; l’odore di lievito e di croissant di certi spumanti metodo classico mi riportano alle colazioni della domenica, le note vegetali e di erba tagliata del cabernet franc mi ricordano i prati dove giocavo a calcio con gli amici d’infanzia, ed ancora le note animali del sangiovese rievoca le estati in campagna con i nonni.
In questo modo il vino ci emoziona in questo modo il vino ci parla.
Il vino poi è convivialità e condivisione: tutto diventa più buono se condiviso e, diciamocelo, ci sentiamo meglio quando la nostra passione è comune ad altre persone. In questo modo una cena diventa il contorno di una bottiglia che lega, così un aperitivo, passa da convenzione sociale a modo per confrontare ricordi ed esperienze, conoscenze e progetti… questo è il vino, questo è quello che ci piace!
Lo sapete, mi piace partire dal macro per arrivare al micro, il vino stesso ce lo chiede dandoci un sacco di spunti di conversazione.
Parlare della geologia di una zona produttiva aiuta a legare luoghi lontani e spinge ad interrogarsi sul perché vini che nascono da terreni simili possano essere così diversi, così si arriva a parlare di diverse culture che vivono la vigna in modo diverso per trasmettere attraverso il vino sensazioni differenti, ma allo stesso tempo caratterizzanti.
Il vino è questo e molto altro, ma teniamo a mente che senza ricordi e senza amici varrebbe molto molto meno.
Cos’altro dire……… #lanostravitaèincredibile.
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.