Il bag in box: la rivoluzione del vino e dell’olio
- MARCELLA PACE
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Un tempo il vino in bib era considerato di qualità inferiore, un prodotto da acquistare solo per le occasioni speciali, soprattutto dai giovani che cercavano la quantità piuttosto che la qualità.
Fortunatamente, l’opinione sui vini in bag in box, un contenitore di materiale riciclabile per alimenti liquidi o semiliquidi, composto da un sacchetto in polietilene e da una scatola che protegge la sacca da urti e raggi solari e la mantiene in modo corretto per essere utilizzata alla mescita e per essere trasportata, è cambiata e i consumi stanno crescendo.
Secondo il report “Bag-in-Box Market – Global Forecast to 2024” pubblicato di recente da MarketsandMarkets, una società statunitense di ricerca e consulenza per il settore B2B, il mercato globale dei Bib, che nel 2019 è stato stimato in 1,6 miliardi di dollari, raggiungerà entro il 2024 il valore di 1,9 miliardi di dollari.
Ma se le fasi di affinamento ci insegnano che il contenitore influisce sull’evoluzione di un vino, cosa accade nella sua conservazione?
Ne abbiamo parlato con Domenico Carpinone, sommelier del vino per la Fis, sommelier dell’olio e degustatore di Evo per la Camera di Commercio di Chieti Pescara.
“Il contenitore prescinde dalla qualità del prodotto che contiene – spiega Carpinone -. Il bag in box, proprio per la sua composizione, può salvaguardare al meglio il contenuto, perché protegge da luce e calore. Questo vale per il vino, come per l’olio. Anzi, per quest’ultimo ancora di più. L’olio, infatti, è molto più sensibile all’ossigeno, alla luce e al calore, e quindi il bag in box diventa ottimale. La latta, che solitamente viene utilizzata per conservare l’olio, una volta aperta, andrebbe svuotata in bottiglie di vetro scuro, ma nei passaggi di liquido, entra comunque una quantità di ossigeno”.
Secondo l’esperto, il bag in box mantiene il prodotto all’interno invariato, impedendo l’ingresso di aria, di luce e, se lontano da fonti di calore, conserva il vino o l’olio in una condizione ottimale.
Per Carpinone, il discorso vale sia a casa che nei ristoranti, sebbene in questi ultimi l’utilizzo di quantitativi decisamente più elevati renda meno necessario il ricorso a questa tipologia di contenitore.
“Per l’olio, nei ristoranti, la norma dice che sul tavolo del commensale è obbligatorio avere una bottiglia con tappo anti-rabbocco, cosa che molto spesso non accade. In cucina si utilizza l’olio per cucinare, ma le quantità sono talmente alte che una latta da 5 litri, ad esempio, durerà appena due giorni”.
Lo stesso vale per il vino, dove con un quantitativo di 5 litri di sfuso si riesce a coprire al massimo un turno.
La prima parola l’ho pronunciata a sei mesi. Da allora “comunicare” per me è stata la missione della vita, tanto da convincermi fin da adolescente che “da grande” sarei diventata una giornalista professionista. Così è stato. Avevo 17 anni quando, nell’ottobre 2001, ho pubblicato il mio primo articolo sul Tempo d’Abruzzo. Dal 2009 lavoro nel campo della comunicazione come responsabile di uffici stampa e giornalista in testate televisive, web e riviste, occupandomi di politica, economia ed enogastronomia. Da buona forchetta mi piace mangiare bene e adoro il mondo del vino. Il che mi ha portato, nel marzo 2018, a diventare sommelier e poco dopo a sposare il progetto di Virtù Quotidiane, testata dedicata all’enogastronomia abruzzese e non solo. Del giornalismo adoro avere il privilegio di raccontare storie, ambizioni, passioni e sogni di chi ha idee, creatività e ama quello che fa.