Cibi e bevande nelle relazioni di Pietro Querini
- Paolo Francis Quirini
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Cibi e bevande nelle relazioni di Pietro Querini, patron della Cocca Querina, e dei suoi due ufficiali di bordo, Cristofalo Fioravante e Nicolò Di Michiele (prima parte)
Quando si parla di Pietro Querini e della sua tragica ed avventurosa storia, la maggioranza degli interlocutori ne conoscono solo la parte del “Bacalà” portato a Venezia – a quel tempo lì sconosciuto – o, al massimo, e con un ammiccamento d’intesa, dei “particolari costumi” delle donne dell’isola di Røst.
Ciò, oltre ad essere molto riduttivo, è oltremodo ingiusto perché le relazioni, redatte al loro rientro a Venezia, sono dei documenti di altissimo interesse storico, umano e antropologico, sugli usi e costumi sia dei marinai veneziani del XV secolo che dei civilissimi pescatori delle isole norvegesi Lofoten.
Per cominciare, sbirciamo nella cambusa della nave da carico “patronizzata” dal Patrizio Veneto Pietro Querini (una “Caracca”, in Veneto “Cocca”) che ne accenna solo quando devono lasciare al suo destino, imbarcandosi sulle scialuppe di salvataggio, la “Cocca Querina” ormai disalberata e ingovernabile a causa delle tremende bufere a cui è andata incontro.
Ecco le parole di Pietro: “…in quela lasiamo malvasie (NdR: vino Malvasia) bote 800, ancora asai udoriferi anziprexi lavorati (legno profumato, lavorato, di cipresso), Piper (pepe) e zenzero per asai bona valuta et asai altre robe di valore”.
Di “altre spezie e limoni” parlano anche i due Ufficiali di Bordo, ma per aver un’idea di cosa portavano nei mercati delle Fiandre, dove era diretta la loro nave, ci danno un interessante elenco nel loro bellissimo libro romanzato “Alla Larga da Venezia“, i due autori Franco Giliberto e Giuliano Piovan.
Nell’immagine di copertina: Relazione originale di Pietro Querini (copia digitale) conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Da oltre quarant’anni faccio ricerche sulla storia del mia Famiglia, di origine Sabina e Romana, ma prettamente veneziana dal 453 con il capostipite Quirino, che prima di stabilirsi a Torcello con la famiglia, fu “Capitan dei Padovani contro Attila”.
Una particolare attenzione la dedico al mio antenato Pietro Querini, sulle cui tracce mi sono personalmente recato, e ciò mi ha permesso di trovare importanti informazioni finora sconosciute e smentire, con dati certi, varie notizie artatamente messe in giro, per motivi soprattutto commerciali, o da chi vuole inventarsi un’immagine di “storico” o di “influencer” dei propri interessi.