Lo Stappo: Valtellina Superiore Carteria Sandro Fay 2012
- Stefano Cengiarotti Malini
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Vi rivelo un segreto, a me piace il nebbiolo, sì lo so è un segreto di Pulcinella.
È il nostro vitigno nobile, è il pinot nero d’Italia (si intende come concetto non come caratteristiche), è il vitigno meno adattabile che abbiamo, ma dove cresce dà risultati sempre sorprendenti.
Oggi parliamo di un produttore iconico, un produttore che ha saputo utilizzare al meglio quello che la natura gli ha dato.
Sandro Fay
Prima però vi racconto brevemente dove questo produttore lavora.
La Valtellina zona di montagna, territorio caratterizzato da coltivazioni molto complicate a terrazzamenti e la zona con la più alta esposizione al sole di tutta Italia.
Come spesso accade per i territori montani la conformazione è di origine morenica, la formazione delle varie aree è da attribuirsi allo spostamento dei ghiacciai e dei corsi d’acqua, per questo non abbiamo territori uniformi, ma grandemente sfaccettati. La Valtellina viene così suddivisa in 5 sottozone Sassella, Inferno, Maroggia, Grumello e Valgella ed è in quest’ultimo che Sandro lavora la maggior parte delle vigne.
La Valgella è caratterizzata da terreni acidi composti prevalentemente da sabbia, caratteristiche che donano grande freschezza ai vini, l’assenza di calcare è sopperita dalla presenza di graniti di varie dimensioni che apportano le note minerali che altrimenti andrebbero perse.
In queste zone Sandro gestisce la sua cantina dal 1973 supportato dai figli Marco ed Elena, 15 sono gli ettari vitati tutti ovviamente sviluppati su terrazzamenti, questo porta alla ricerca di vinificazioni separate per esaltare al massimo le differenze pedoclimatiche dei propri appezzamenti.
Il Carteria si presenta come una chiavennasca (così viene chiamato il nebbiolo in Valtellina) ci aspettiamo che sia, fresco, deciso, fruttato, leggermente tannico, piacevolmente sorretto da note morbide che lo rendono avvolgente, poi guardiamo l’etichetta e ci rendiamo conto che questa bottiglia ha più di 10 anni e così ci stupiamo di come il tempo non abbia minimamente inficiato le caratteristiche del vino, ma lo abbia aiutato ad esaltarle ancora di più.
Ogni bicchiere sorprende per complessità e finezza, per struttura e freschezza e soprattutto per pulizia e godibilità.
Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.