Lo stappo: Chianti Classico D.O.C.G. Bucciarelli 2016
- Stefano Cengiarotti Malini
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Oggi saremo trasgressivi, oggi parleremo di una zona dimenticata da molti, una zona che rappresentava il vino italiano nel mondo; oggi parliamo di “fiasco”, oggi parliamo di Chianti.
Ormai lo sapete mi piace parlare dei terreni e delle formazioni geologiche alla base di una zona produttiva, ma qui in Chianti è molto difficile definire una composizione specifica, possiamo però riconoscere 4 macro suddivisioni territoriali legate a periodi geologici differenti:
- Dorsale preappeninica la più antica e legata a conformazioni mioceniche.
- La zona collinare di conformazione più giovane risalente al pliocene
- La conca del Valdarno superiore con i suoi depositi pleistocenici
- La zona alluvionale la più giovane e la più moderata per altitudine
Queste quattro zone si riferiscono alla conformazione dei terreni, da non confondere con la suddivisione in 7 sottozone della denominazione Chianti.
Le sottozone si riferiscono ai centri di produzione più importanti avremo quindi: Chianti Colli Aretini, Chianti Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Colline Pisane, Chianti Montalbano, Chianti Montespertoli e Chianti Rufina.
Con Massimo Bucciarelli siamo in Castellina in Chianti nella zona del Chianti Colli Senesi in piena denominazione Chianti classico, qui troviamo la tenuta Antico Podere Casanova, un pezzo di storia per la denominazione.
Appartenuta alla famiglia Buonarroti dalla metà del 1500 fino a quasi alla fine del 1800, la tenuta spicca già al tempo del famoso scultore per la produzione di vini pregiati; è da qui che Gaetano Bucciarelli prima e Massimo successivamente sviluppano il loro vino.
Questo Chianti classico è l’inno alla semplicità, a ciò che dal sangiovese ci aspettiamo ed a tutto quello che di buono questa regione ha da dare
Non aspettatevi l’eleganza dei nebbiolo di langa, questo vino è diretto e quasi scorbutico, non aspettatevi i tannini dolci della Valpolicella, qui le parti dure si sentono e come, non aspettatevi i frutti golosi dei pinot neri dell’alto Adige, in questo calice si sentono i campi da cui questo vino proviene.
Tutto lascia intendere che siamo di fronte ad un sangiovese.
Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.