Cibi e bevande nelle relazioni di Pietro Querini (parte settima)
- Paolo Francis Quirini
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Ma anche il miracoloso pesce ha un termine, come narra Pietro nella sua relazione (la “Vaticana”)
“El dito pese ne durò zorni 10, prolongandone non solamente satisfazion ala fame, ma ricoverò la indebelita natura; e più che quanto el durò, tanto fu teribel fortunale e sì impetuoso che per algun modo averiano posuto aver ricorxo ale usitate (solite) pantalene, siché chiaro comprendesemo che el Signor Dio per salvarne ne aveva mandato el dito pese”.
Finita la tempesta di neve, si ritorna quindi alla ricerca delle conchiglie di mare sulla spiaggetta, ma il nutrimento è sempre insufficiente.
Siamo però alla svolta “epocale”: la salvezza arriva dai pescatori della vicina isola di Røst che oltre a riportare alla vita i naufraghi, faranno conoscere a Pietro lo stoccafisso, che diventerà nei secoli il piatto veneziano più famoso nel mondo.
Trasportati gli undici sopravvissuti nella vicina isola di Røst, dopo il loro fortunoso incontro con tre pescatori che erano andati nello scoglio di Sandoy per vedere se potevano ritrovare dei capi di bestiame smarriti nell’estate, dove erano stati portati al pascolo, i Veneziani scoprono un mondo a loro sconosciuto, per le abitudini, l’alimentazione, i costumi locali, talmente sorprendenti che farà scrivere nella relazione dei due Ufficiali di bordo (la “Marciana”):
“Veramente posamo dirre eser stati da dì 3 febraro 1431 (NdR: in ‘More Veneto’, 1432 nel calendario Gregoriano) fina a dì 15 de mazo (maggio) 1432, NEL PRIMO ZERCHIO DE PARADIXO, a conduzione et obbrobrio de costumi italici”.
Nella sua relazione, Pietro per prima cosa ci fa sapere che, ospitato nella casa dal capo villaggio, sua moglie gli porse “…uno scudeloto de bona late”, e nel seguito della sua relazione narra delle sorprendenti abitudini degli abitanti, così veniamo a sapere che:
“Erano in dito abitato scolio de anime 120; ala Pasqua 52 comonicò, catolizi e fedelisimi e divoti; non altro conduzeno la loro vita che de pescare, e però in quela region estrema nisun fruto naxe, e 4 mesi de l’ano, zoè zugno, luio, avosto e setembre, è zorno, e mai non stramonta el sole, e ne li mesi opositi sempre hanno la luminaria de la luna (NdR: le aurore boreali, sconosciute a Pietro ed ai suoi compagni), prendendo infra l’ano innumerabile quantità di pese, e solo di due spezie, e l’una è in mazor, anzi, incomperabile quantità e sono chiamati ‘stocofis’, l’altra sono pasere, ma de mirabel grandeza, dico de pondo de libre 200 al groso l’una (NdR: già identificati come ‘Halibut’).
I stocofis secano al vento e al sole senza sale perché sono pexi de puoca umidità, grasi, e diventano duri come legno; QUANDO I VOLENO MANGIARE, I BATENO COL ROVERSO DE LA MANARA * (la ‘mannaia’ detta in veneziano, cioè l’ascia, l’accetta) e fali come nervo, componeno butiro e spezie per darli sapore, et è grande e inestimabile marcadantia per quel mar de li Alemanii * (vedi note in calce).
Le pasere, per esser grandisime partide in pezi, le salano ma son poche e bone.
Al mese di marzo (maggio), di quel scolio se partono con una sua griparia granda de bote 50 (NdR: nave da carico, la cui capacità era misurata in ‘botti’), cargano in quela el dito pese e conduzelo in una terra della Norvega, distante per melia mile e zento, chiamata Vergis (Bergen), dove a quela muda (muta di navi, convoglio) de molte parte veneno nave di portada de bote 300 in 350, carge de tute coxe che naseno in l’Alemagna, Ingiltera, Scozia e Pursia (Prussia), dico oltra loro nezesarii de vito e vestito; e queli conduzeno diti pesi, che innumerabile sono le griparie, baratano quelo in cosa a loro nezesarii perché, come ho dito, niente hano dove è sua abitatura, ni ano ni manizano moneta alguna, siché, fati i suoi barati, ritornano indrieto, e sempre tuto l’ano hano legne da brusar et altri suo bisogni”.
* Note
1) ROVERSO DE LA MANARA: la parte posteriore della lama.
In un documentario trasmesso dalla RAI e condotto da Alberto Angela, “esperti” della storia di Pietro, autori di una “fiction” in costume, gli hanno fatto credere che lo stoccafisso fosse battuto con il manico della “Manara”, fatto impossibile data la scarsa maneggiabilità ed il rischio di tagliarsi con l’affilatura della lama;
2)”Componeno butiro e spezie…”: è quasi la ricetta del “Baccalà Mantecato”, infatti “Manteca” significa “Burro”, e questa ricetta veneziana è quindi la più vicina all’originale vista da Pietro, alla cui memoria è stato da poco creato un “Baccalà Mantecato alla Veneziana Pietro Querini”
Da oltre quarant’anni faccio ricerche sulla storia del mia Famiglia, di origine Sabina e Romana, ma prettamente veneziana dal 453 con il capostipite Quirino, che prima di stabilirsi a Torcello con la famiglia, fu “Capitan dei Padovani contro Attila”.
Una particolare attenzione la dedico al mio antenato Pietro Querini, sulle cui tracce mi sono personalmente recato, e ciò mi ha permesso di trovare importanti informazioni finora sconosciute e smentire, con dati certi, varie notizie artatamente messe in giro, per motivi soprattutto commerciali, o da chi vuole inventarsi un’immagine di “storico” o di “influencer” dei propri interessi.