Evoluzione naturale 2024 – Considerazioni a bocce ferme
- Fabio Riccio
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Gastrodelirio non è stato e mai sarà un luogo (virtuale…) che nello “stare sul pezzo” ha la sua ragione d’essere e, aggiungo, che le manifestazioni grandi e piccole dedicate al vino naturale in Italia ormai sono tante, ormai una piccola moda…
Partiamo da questa ipotesi…
Così, noi di Gastrodelirio delle cose e degli avvenimenti finiamo sempre per parlarne a posteriori, come si suol dire… “a bocce ferme”.
Analizziamo, giudichiamo, prendiamo tempo, e solo se è il caso scriviamo, altrimenti, meglio il silenzio.
Si chiama diritto di critica, costruttiva.
E… così, senza colpo ferire anche Evoluzione Naturale 2024, la bella e ormai consolidata kermesse che da cinque edizioni attira visitatori e appassionati a fine gennaio in quel di Grottaglie (TA) è andata in archivio, e come quelle precedenti, è però finita in quello non troppo affollato delle cose belle e davvero ben riuscite.
Senza se e senza ma un successo, il livello medio delle aziende presenti decisamente alto!
Come sempre, una bella festa tutta dedicata al vino naturale, più che un ingessato e asettico salone.
Più di sessanta aziende da ben cinque nazioni e, tantissime etichette che il folto pubblico ha potuto scoprire e degustare.
Però, limitarsi alla mera cronaca, magari infarcendola di belle e alate parole sui riusciti momenti vissuti durante i due giorni a Grottaglie sarebbe riduttivo.
Bandite (ma mica proibite…) uniformi & tastevin, Evoluzione Naturale 2024 è stata una due giorni dedicata al vino naturale, quello “scapigliato godereccio, bello” e libero da lacci e laccetti per non parlare delle tante e superflue ritualità da iniziati o da corporazioni, in divisa e non che tanto vanno per la maggiore nel cosiddetto “vino convenzionale”…
A questo punto, senza stilare classifiche o elargire patenti di “bontà” (o meno…), e premettendo che NON ho assaggiato tutto quello presente sui banchi perché da sempre ritengo arduo e velleitario il restare realmente lucidi e obiettivi dopo tour de forces di centinaia di assaggi, pur se in dosi omeopatiche in singole sessioni…
Già: non credo affatto nei superpoteri sensoriali dei sedicenti serial taster fieri delle loro centinaia di vini assaggiati a raffica in tempi da centometrista.
I sensi, piaccia o meno si saturano per tutti, anche per i migliori.
Così, ben più modestamente, voglio offrire qui ai lettori una carrellata sulle aziende e i vini che più o meno per emotività e correttezza hanno impressionato i miei sensi, degustati in questa due giorni fatta di assaggi rilassati e attenti, tutta trascorsa in una bella e godibile atmosfera di nonchalance inimmaginabile altrove…
Tra tutti vini che ho degustato esaminandoli con la giusta calma e, delle aziende che li producono, eccovi qualche foto e in qualche caso qualche descrizione…
La loro inarrivabile Verdeca è ormai la pietra di paragone per tutti quelli che si cimentano con questo vitigno, e qui ne abbiamo tutte le prove! Santi subito!
Una sorpresa, una vera batteria di sensazioni “forti” in crescendo ad ogni assaggio, oltre che una dimostrazione di eleganza (non solo formale) che ci arriva da una viticoltura troppe volte trattata con sufficienza, almeno qui a sud delle Alpi. Da bere a secchi!
Vini impeccabili che guardano molto al territorio e, proprio come chi li produce, sono sontuosi, godibili e alla mano nello stesso tempo. Unica unità di misura per chi li vuol acquistare, anche al dettaglio, è la “cassetta”.
Di meno sarebbe un peccato!
Dio non gioca a dadi con l’universo affermava Einstein… però con i vini ci ha giocato eccome, perché per nostra fortuna ha punteggiato una nazione così piccola come la Slovenia con così tanti bravi vignaioli
Dai nostri vicini di casa d’oltre Brennero ecco un’altra azienda che partendo da fondamentali e “manico” impeccabili ci regala cose egregie in calice con assoluta nonchalance. Così, senza colpo ferire, per un po’ ci si sente tutti sudditi mitteleuropei di Cecco Beppe e Sissi come nei tempi del bel Danubio blu..
Flavia Rebellious Wines – Sicilia
In nomen omen in tutto e per tutto… Sicilia di certo, ma quella moderna che non si fa ingabbiare e che sperimenta strade nuove, anche sul vino.
Teniamoli d’occhio, la stoffa c’è e si vede tutta, così come la voglia di fare, dentro e fuori dei calici.
Denis Montanar – Friuli Venezia Giulia
Poco da aggiungere, uno dei padri nobili del vino naturale italiano, da tempi non sospetti. Non sbaglia mai un colpo, neanche per… sbaglio!
Fanno un gran bel lavoro specialmente sul Glera, e già per questo andrebbero santificati subito, in contrapposizione a tutti quei disgraziati che nei bar da Lampedusa al Brennero chiedendo il famigerato “prosecchino” trangugiano acriticamente banalissimi solfitini, felici di tutto e di più.
Azienda Di Pietro – Irpinia
Coraggiosi, giovani, incoscienti forse… in ogni caso bravi anche per i non trascurabili attimi di felicità che regalano a chi si approccia ai loro vini. Lasciamoli assestare un altro poco e di sicuro faranno ancora meglio di quello che già fanno bene, ora.
Cosa altro aggiungere per chi già fa cose più che egregie?
Che ne dite di proporre anche loro per la santità enoica con procedura d’urgenza?
Il professor Moschetti (lo è realmente in università!) sa benissimo cosa fa e sussurra ai Saccharomyces Cervisiae (rigorosamente indigeni) in dialetto napoletano come ben fermentare. Aglianico e Piedirosso sono nelle migliori delle mani possibili e i risultati si vedono!
Dal paese dei Cedri non arrivano solo notizie cattive ma anche quella positiva di un giovane che con bei presupposti, da un po’ si è affacciato sul modo del vino con ottimi risultati. Quelli dello Chateau Musar non sono più soli!
L’azienda è giovane, ma a degustare i vini non lo diresti affatto. Poca scena e tanto, tanto costrutto e una copiosissima dose di piacevolezza che è il vero bonus di questi bei vini, per i quali anche qui propongo come unità di misura per l’acquisto la “cassetta” (minimo…)
I due baldi giovanotti/e abruzzesi li ho visti crescere e, un passettino alla volta migliorarsi e… alla fine la maturità è arrivata. La mano in vigna e cantina è sicura e i risultati si vedono chiaramente nei calici!
Il vino naturale esiste, eccome che esiste, ed è solo quello senza difetti che è degno di esser chiamato tale (la prossima volta che sento ancora qualche produttore “naturale” spacciare marchiani difetti come “voce ed essenza del territorio”, lo prendo a pedate nel di-dietro!
Tutto questo, senza trucchi e senza la stampella della “chimica” in vigna e cantina, con buona pace dei tanti detrattori o, degli ignavi benaltristi amanti del “se” e del “ma” ad ogni occasione… evoluzione naturale 2024
P.S. Per la cronaca, tra tutti i vini assaggiati dal sottoscritto solo due, curiosamente provenienti dalla medesima azienda, hanno palesato qualche difetto, che pur se non macroscopico era chiaramente leggibile.
Statisticamente la cosa ci sta, una bottiglia fallata e birichina è nell’ordine delle cose anche nel mondo del “convenzionale”…
Però, con discrezione, tatto ed etica professionale, ho preferito avvisare privatamente il vignaiolo della cosa.
Si chiama critica costruttiva…
Interessato da più di venti anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale. Dal lontano 1998 collabora come autore alla guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, ha scritto sulla guida Le tavole della birra de l’Espresso, ha collaborato a diverse edizioni della guida Osterie d’Italia di Slow Food, ha scritto su Diario della settimana, su L’Espresso e su Cucina a sud. Scrive sulla rivista il Cuoco (organo ufficiale della federazione cuochi). Membro di molte giurie di concorsi enogastronomici. Ideatore e autore del sito www.gastrodelirio.it