TitoWine, lo sciabolatore d’Abruzzo

TitoWine, lo sciabolatore d’Abruzzo. La sua firma è diventata un oggetto di merchandising, una barretta di acciaio lunga 18 centimetri su cui si legge il suo nome d’arte, dotata di cavatappi e legata da un laccetto.

TitoWine, lo sciabolatore d’Abruzzo. La sua firma è diventata un oggetto di merchandising, una barretta di acciaio lunga 18 centimetri su cui si legge il suo nome d’arte, dotata di cavatappi e legata da un laccetto.

Lui è lo sciabolatore più noto d’Abruzzo e i video che posta sui social arrivano a numeri di visualizzazioni da capogiro.

Ma questa è solo la parte più goliardica del suo personaggio, perché dietro c’è un sommelier del vino e dell’olio in costante aggiornamento e continuo fermento.

Tito Di Gregorio, per tutti TitoWine, 45 anni di Roseto degli Abruzzi (Teramo) ha fatto della sua passione il suo mestiere.

Responsabile di sala in un ristorante del teramano e lavora come commerciale per l’azienda Biagi Vini, ma anche per un gruppo di 7 piccole Maison di Champagne che commercializza tra privati e settore horeca.

L’amore per il vino arriva fin da piccolo.

 “Io sono sempre stato curioso e guardavo con attenzione tutti i passaggi del processo. Quell’odore forte di mosto che per i ragazzini potrebbe essere una puzza, per me era un profumo. Fin da adolescente ho cominciato a frequentare le degustazioni che all’epoca non erano così diffuse come oggi”. 

“Ho iniziato a lavorare nel mondo edile per un’azienda di pavimenti e rivestimenti – ricorda – . Poi mi sono messo in proprio. Ho creato la mia realtà che piano piano è cresciuta. Sono arrivato ad avere cinque dipendenti e a prendere anche in subappalto bei lavori pubblici”. 

Ma il richiamo del mondo enologico è sempre più forte e Di Gregorio una quindicina di anni fa segue il corso per diventare sommelier.

Ho conseguito il diploma”, racconta, “che all’inizio rimane appeso al muro perché avevo il mio lavoro. La curiosità aumentava, io continuavo ad andare agli eventi. Un giorno ho partecipato a una degustazione dedicata agli Champagne. Ho scoperto piccoli produttori, lontani dalle etichette blasonate. Durante quella serata ritrovare nel calice quello che veniva detto mi ha aiutato tanto e mi ha dato un input: dovevo fare qualcosa di più”. 

Ho lasciato tutto, ho chiuso la mia azienda che andava benissimo e ho fatto un salto nel vuoto per inseguire la mia passione, che è ciò che mi spinge in tutto quello che faccio”. 

Insieme a Daniele Erasmi fonda la Fis Abruzzo Adriatico, diventando il suo braccio destro e occupandosi di tutta la parte organizzativa di corsi e serate. Circa 4 anni fa entra in contatto con un importatore di Milano e inizia a vendere Champagne di piccole maison.

“Sono aperto ad arricchire sempre di più il mio percorso da sommelier, già puntellato di più esperienze in ristoranti stellati, enoteche e bar con nuovi progetti lavorativi”, rivela. 

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