Storie di polpette. I Mondelighi
- Giustino Catalano
- Ti potrebbe interessare Foodnews ed eventi
Storie di polpette. I Mondelighi.
I mondeghili, tradizionali polpette milanesi, sono un piatto ricco di storia e sapore.
Queste deliziose polpettine nascono dalla tradizione contadina lombarda e rappresentano un esempio perfetto di cucina di recupero, dove nulla va sprecato.
La loro origine si perde tra le pieghe della storia, ma è comunemente accettato che il nome “mondeghili” derivi dalla parola araba “al-bunduck”, che significa polpetta, e che sia stato adattato dai milanesi durante il periodo di dominazione spagnola, trasformando la parola spagnola “albondiga” in “albondeguito”, e infine in “mondeghilo”.
La ricetta dei mondeghili è stata tramandata di generazione in generazione, subendo variazioni e arricchimenti, ma mantenendo sempre la sua essenza: l’utilizzo di carne avanzata, solitamente di manzo, che viene tritata e combinata con altri ingredienti come mortadella di fegato (talbolta la mortadella di Bologna che ha un sapore meno deciso), pane raffermo ammollato nel latte, uova, formaggio grattugiato (tipicamente Grana Padano o Parmigiano Reggiano), prezzemolo tritato, scorza di limone e noce moscata. Questi ingredienti vengono poi impastati insieme fino a formare delle polpette, che vengono impanate nel pangrattato e fritte nel burro¹.
I mondeghili non sono solo un piatto gustoso, ma anche un simbolo di sostenibilità e rispetto per le risorse alimentari.
Nel 2008, hanno ricevuto la Denominazione Comunale (De.Co) di Milano, un riconoscimento che sottolinea l’importanza di questa pietanza nella cultura e nella tradizione culinaria milanese¹.
La preparazione dei mondeghili, quando non si recupera il bollito, inizia con la cottura del biancostato di manzo in una pentola con acqua salata, sedano, carote e cipolla.
Dopo circa un’ora, la carne diventa tenera e pronta per essere sbriciolata e mescolata con gli altri ingredienti.
La mortadella di fegato, o Bologna, aggiunge un sapore ricco e profondo all’impasto, mentre la scorza di limone conferisce una nota agrumata che bilancia il gusto.
Una volta formati, i mondeghili vengono passati nel pangrattato e fritti in abbondante burro fino a diventare dorati e croccanti all’esterno, mantenendo un cuore morbido e succulento.
Serviti caldi, sono un piacere per il palato e possono essere accompagnati da una semplice insalata o da un contorno di patate.
A ben vedere i mondeghili milanesi sono molto più di semplici polpette; sono un piatto che racconta una storia di adattamento culturale, di sostenibilità e di amore per la buona cucina.
La loro popolarità non accenna a diminuire, e continuano a essere un punto fermo nei menu dei ristoranti tradizionali milanesi, così come nelle case dove si continua a valorizzare la tradizione culinaria locale.
Provare i mondeghili significa assaporare un pezzo di storia milanese, un’esperienza che va oltre il semplice atto del mangiare, diventando un vero e proprio viaggio nel tempo e nella cultura di una città che ha saputo trasformare la necessità in virtù e l’arte del recupero in una prelibatezza senza tempo.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.