Lo stappo: Riesling Auslese Graacher Himmerlreich Willi Shaefer 2007
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo stappo: Riesling Auslese Graacher Himmerlreich Willi Shaefer 2007
Non lo so, forse sono strano, forse sono diverso, forse ho bevuto troppe cose, forse ne ho bevute troppo poche o molto più probabilmente mi piacciono molto i vini dolci; e mi sento di poter dire: “è così!”.
Oggi parliamo di uno dei vitigni fondamentali per la vita di qualunque appassionato di vino, il vitigno che suggella definitivamente l’amore per questo lavoro, il vigneto che più ci ha salvato quando non sapevamo cosa abbinare ad un piatto.
No oggi non parliamo di Chardonnay, oggi parliamo del mio vitigno bianco preferito: il Riesling.
Prima tuttavia un’ inciso doveroso sulla regione vitivinicola che meglio esprime questa varietà: la Mosella.
Terza per produttività tra le regioni vinicole tedesche la Mosella è tuttavia a mani basse la regione più importante per qualità di produzione; situata a ridosso del fiume mosel (da cui prende il nome) e dei fiumi Saar e Ruwer.
Si sviluppa lungo il confine francese e del Lussemburgo, una regione fredda situata abbastanza a nord per gli standard produttivi, ma ricca di caratteristiche uniche.
Il terreno è probabilmente la più grande caratteristica della regione, composto quasi unicamente da ardesia porosa, importantissima per il drenaggio dell’acqua e per il fatto che riflettendo i raggi solari aiuta grandemente la maturazione del grappolo.
Per questo motivo i vigneti più importanti hanno esposizione sud ovest e sono situati a ridosso del fiume.
Un’altra importantissima caratteristica è la pendenza dei vigneti che può arrivare fino al 65° aumentando enormemente la superficie di esposizione della vite e il drenaggio delle acque.
Divisa storicamente in 6 distretti 4 a ridosso del fiume mosel e gli altri spartiti tra il fiume Saar e il fiume Ruwer, sono però i 2 distretti centrali ad essere il fulcro della denominazione il Mittelmosel e il Ruwertal famosi per i loro vigneti Grand cru Che esprimono al meglio le capacità della denominazione stessa.
Willi e suo fratello Christoph lavorano nel villaggio di Graach, nel Mittelmosel, proprietari di circa 4 ettari vitati suddivisi in vari grand cru tra cui Graacher Domprobst, Graacher Himmelreich e Wehlener Sonnenhur, vigneti rinomati per la loro qualità.
Ma ci siamo dilungati troppo, parliamo ora di questo auslese, prodotto nel vigneto di Graacher Himmelreich, è espressione più pura di quanto la Mosella possa dare vini disarmanti, ricchi ricchissimi di zuccheri, con gradi alcolici ridicoli, ma con acidità allucinanti che bilanciano tutto.
Lo so è strano da comprendere, ma se ci pensate questo vino ha più di 130 gr/l di residuo zuccherino.
In Italia sarebbe un vino dolcissimo, qui non è neanche il livello più alto di residuo e la cosa più sconvolgente è che non si sentono, sembra un vino appena abboccato.
Una bottiglia che dura il tempo di essere aperta, miele millefiori, muschio, roccia bagnata, fiori bianchi sia freschi che passiti, frutta tropicale, gesso, timo, salvia.
Ogni volta che si avvicina il bicchiere al naso si scopre qualcos’altro, ma è in bocca che dal il suo meglio.
Un sorso sfuggente impalpabile al primo impatto, diametralmente opposto al naso impattante e ricco.
Il centro bocca è talmente avvolgente che sembra di avere del miele in bocca, pieno dolce e piccante allo stesso tempo, e poi deglutisci ed in vino scompare e rimane un infinito sentire di bosco, di pietre e di miele.
Cos’altro dire…
#lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.