Il Trentino: straordinario esempio di biodiversità e di sostenibilità

Il Trentino: straordinario esempio di biodiversità e di sostenibilità

Il Trentino: straordinario esempio di biodiversità e di sostenibilità

Il Trentino è uno straordinario esempio di biodiversità, con i suoi paesaggi, la sua storia e quel continuo intreccio tra uomo e natura che dà vita a prodotti unici come i suoi vini, i formaggi di malga e non da ultime le sue grappe.

Ciascuna vallata è densa di peculiarità, basti pensare alla bellezza delle Val di Fassa e della Val di Fiemme.

Dove si trovano i pascoli più alti che danno luogo alla produzione del latte per la realizzazione del Puzzone di Moena, che nel 2013 ha ottenuto la DOP, conosciuto in lingua ladina con il nome di “Spretz Taorì” (formaggio saporito).

Un formaggio a latte crudo dal sapore deciso, protagonista indiscusso dei piatti della tradizione e indispensabile compagno di ogni esperienza dolomitica.

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Preparato nel rispetto di tutte le regole previste dal disciplinare, partendo dalla qualità del latte fino alla stagionatura.

Con il latte che profuma di prati e di fiori e con la sola aggiunta di caglio naturale per la coagulazione della caseina e di sale in salamoia, senza alcun additivo o conservante.

Anche la stagionatura avviene sulle tavole di abete di valle che garantiscono protezione e una stagionatura secondo i ritmi della natura, senza forzatura ma solo con l’attesa del tempo necessario per acquisire aromi e sapori autentici.

Ne è di esempio l’azienda agricola Moser dove Maria Letizia racconta l’importanza che ha l’alimentazione delle mucche nella qualità del latte.

Un’azienda dove la filosofia di famiglia è incentrata sul benessere degli animali, sia attraverso la cura degli animali, sia attraverso la scelta accurata del fieno e delle erbe.

Il latte prodotto è poi conferito per la produzione del Puzzone di Moena DOP al Caseificio Sociale di Predazzo e Moena, poco distante dall’azienda.

A pochi passi si trova anche il Bistrot del Caseificio Sociale Predazzo e Moena, dove è possibile assaporare oltre al Puzzone di Moena Dop, anche il Trentingrana, fatto esclusivamente con il latte del Trentino.

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Quale miglior compagno in abbinamento, se non i vini del Trentino?

Dalle bollicine di montagna ai bianchi prodotti con Nosiola, Kerner, Manzoni Bianco, Müller Thurgau, solo per citare alcune delle prevalenti bacche bianche o i vini a base di Marzemino, Rebo, Lagrein e Pinot Nero per la bacca rossa.

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Anch’essi frutto di una viticoltura attenta, sostenibile e rispettosa.

La dimostrazione viene data dal lavoro che il Consorzio di Tutela Vini del Trentino continua a svolgere da anni, un percorso iniziato decenni fa e che oggi rappresenta un modello di eccellenza a livello nazionale e internazionale.

Ricerca e innovazione continua, esempio virtuoso è senza dubbio la Edmund Mach, scuola agraria tecnica e professionale, situata a San Michele all’Adige, centro di trasferimento tecnologico che svolge attività di servizio e di consulenza sul territorio oltre ad essere un centro di ricerca internazionale.

Ha un’azienda agricola sperimentale con appezzamenti ubicati in varie località del territorio provinciale, che amplia le possibilità di ricerca, sperimentazione e didattica. Opera da 150 anni e la sua missione è da sempre quella di supportare l’agricoltura e l’ambiente del territorio cercando di affrontare le nuove sfide.

Tra le ultime sfide vanno menzionati gli studi condotti dalla Fondazione Edmund Mach e dall’Università di Trento che offrono nuove prospettive per una viticoltura sempre più sostenibile, oltre alla ricerca di soluzioni sempre più innovative.

E ancora la ricerca che gli apidologi della Fondazione Edmund Mach, Paolo Fontana e Livia Zanotelli, in cooperazione con Maurizio Bottura, dirigente del Centro di Trasferimento Tecnologico, stanno effettuando sugli apoidei impollinatori, e la loro interazione con la vite.

Lo studio dei risultati di questo biomonitoraggio, che si protrarrà anche negli anni futuri, fornirà importanti suggerimenti per rendere la conduzione dei vigneti sempre più sostenibile e compatibile con la presenza di una complessa biodiversità.

Come ha poi osservato Pietro Patton, Senatore e Presidente Cantina di La-Vis e Valle di Cembra:

Dobbiamo dare merito ai viticoltori, ai titolari delle aziende e alle cooperative; non è stato facile creare la consapevolezza nel sistema che la sostenibilità è una grande opportunità anche rispetto ai limiti che si vorrebbero imporre al consumo di vino.

La crescita professionale dei viticoltori è stata molto ampia ed è stata sostenuta, senza crescita professionale dei viticoltori non c’è futuro.

Il secondo Bilancio di Sostenibilità del Consorzio rappresenta una testimonianza concreta di questo sforzo, è importante proseguire nella dimensione di crescita imprenditoriale e formativa degli agricoltori”.

Un concetto quello di biodiversità e sostenibilità a 360 gradi, che ben si legge nelle pagine del secondo Bilancio di Sostenibilità, presentato lo scorso 17 giugno 2024 presso il prestigioso MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Un luogo ideale per condividere i progressi e le innovazioni introdotte per tutelare la viticoltura, l’ambiente, il territorio trentino ed i suoi prodotti unici ed inimitabili.

L’incontro ha sottolineato la centralità della sostenibilità per il settore vitivinicolo trentino e per l’intero territorio regionale, ha messo in luce il percorso intrapreso, i traguardi raggiunti e gli obiettivi futuri del Consorzio.

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Per l’occasione il Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Trentino, Albino Zenatti, ha sottolineato il lungo percorso verso la sostenibilità: “Questo secondo Bilancio di Sostenibilità rappresenta il frutto di un lavoro iniziato già negli anni ’90.

È un nuovo traguardo composto da tanti tasselli, volevo ringraziare il Senatore Pietro Patton, ex Presidente del nostro Consorzio ed il Consiglio di Amministrazione che nel tempo ha dato prova di grande lungimiranza”.

I dati presentati hanno evidenziato che il Consorzio conta 91 cantine e aziende agricole associate, con una superficie vitata totale di 10.299 ettari, di cui il 15% sopra i 500 metri. La superficie media per azienda è di 1,6 ettari, con il 13% delle aziende certificate biologiche e l’80% certificate SQNPI.

Del resto, come è stato evidenziato da Laura Ricci, Fondatrice di Linfa Consulting e Trentino Green Network:

“Lo sviluppo sostenibile è un rischio se non lo precorriamo, in quest’ottica ho individuato 3 parole chiave: ‘impatto’, ‘cultura aziendale’ e ‘cambiamento’.

La sostenibilità oggi vuol dire misurare ma anche emozionare. Siamo in un momento in cui è necessario unire il pensiero strategico al pensiero creativo, entrambi devono essere parte della cultura aziendale”.

In questo quadro non si può non parlare anche del lavoro svolto in parallelo dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino nella valorizzazione di un’altra produzione propria di questo territorio.

Un istituto nato nel 1969 proprio per salvaguardare tali tecniche di produzione, valorizzare e promuovere questo prodotto.

La Grappa del Trentino nasce da una tradizione familiare centenaria che si è tramandata di padre in figlio.

La sua produzione caratterizza fortemente tutto il territorio trentino: ogni zona della provincia, infatti, si contraddistingue per microclimi particolari che si prestano come habitat naturali per vari tipi di vite.

E così, come il vino, anche la grappa si connota in base alla valle di provenienza.

La Valle di Cembra è specializzata nella produzione di grappa di Müller Thurgau, la Piana Rotaliana in quella di Teroldego, la Valle dei Laghi – e, in particolare Santa Massenza – in quella di Nosiola, la Vallagarina in quella di Marzemino.

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