Lo stappo: le volte dell’Ornellaia tenuta 2019
A “volte” ritornano.
Non sono mai stato un grande amante dei vini della zona di Bolgheri, li ho sempre trovati troppo “gonfi”, quasi costruiti e decisamente troppo altezzosi.
Ho sempre tuttavia assaggiato perché consapevole che la terra in quelle zone può dare molto ed ero, sono e sarò consapevole che troverò quel vino che mi farà cadere dalla sedia; le “Volte” non è ancora tra questi, ma quella ‘19 che ho bevuto pochi giorni fa ci è andata vicino.
Figlio minore di Tenuta dell’ Ornellaia, questo vino si discosta quasi in maniera paradossale da suo fratello maggiore, un rapporto di gusti che stupisce, ci si domanda come un’ azienda possa fare dei vini tanto diversi; si intenda, non è un male anzi, a volte, come in questo caso è decisamente un bene.
Parafrasando un concetto spiegato meravigliosamente da Oscar Farinetti, la risposta è nella Terra.
Infatti capiamo la differenza tra i 2 prodotti solo analizzando da dove arrivano, due terreni diversi, uno quello delle volte figlio del mare e dell’argilla, l’altro caratterizzato da rocce più vecchie e più minerali.
Ne derivano 2 vini agli antipodi, uno austero elegante e forse un po’ troppo scorbutico, l’altro simpatico, allegro, conviviale che parla continuamente come farebbe un bambino.
La ‘19 sarà anche un annata calda, ma un po’ di struttura a questo bambino serve.
Le Volte 19 stupisce per eleganza e pulizia, per raffinatezza e profondità, caratteristiche che va ad ampliare enormemente, come farebbe Ornellaia, ma che sviluppa per quella piccola percentuale che le serve.
Una bevuta piacevolissima che consiglio largamente.
Cos’altro dire…
#lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.