Il Policalpo di Cascina Castlèt festeggia 40 anni
- redazione
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Il Policalpo: un vino dalla doppia anima
Il nome deriva dal greco antico Πολύκαρπος (policarpo) – “ricco di frutti” – è frutto dell’incontro tra un vitigno autoctono, la Barbera, e il cosmopolita Cabernet Sauvignon, un’unione che coniuga il territorio locale e un’anima internazionale.
«Il Policalpo nasce da una vigna speciale – dice Mariuccia Borio, proprietaria di Cascina Castlèt – in una posizione meravigliosa che guarda verso il paese di Costigliole d’Asti.
Questa collina è sempre stata chiamata così, ‘Policalpo’, in cui la ‘r’ di policarpo lascia spazio alla ‘l’ come nella parlata di queste terre.
Già nel 1800, il Marchese Filippo Asinari aveva scelto di sperimentare, piantando qui Cabernet Sauvignon accanto allo Chardonnay: un’intuizione straordinaria che ha permesso a Cascina Castlèt di dar vita a un vino ricco di storia, passione e visione.
Quando negli anni ’70 decisi di ripiantare questa vigna, l’ho fatto per onorare quella lungimiranza e perché credo fermamente nella bellezza dell’incontro tra innovazione e tradizione. Oggi celebriamo i 40 anni del Policalpo come un tributo al passato, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro».
La produzione è limitata: tre 3 e 5 mila bottiglie l’anno.
Le uve fermentano insieme, creando un blend dal sapore caldo ed elegante, affinato in barriques e imbottigliato per regalare una complessità unica.
Il suo bouquet presenta note speziate che si fondono con aromi di vaniglia, liquirizia e tabacco, creando un profilo suadente e austero.
«Lavorare al Policalpo è sempre stata una sfida e un privilegio – dichiara l’enologo della cantina Giorgio Gozzelino – Questo vino è il risultato di “un matrimonio d’interesse” tra Barbera e Cabernet Sauvignon: dopo un adeguato affinamento in legno, esprime appieno la sua struttura e complessità».
L’essenza e il carattere del Policalpo: il vino che punta in alto
Il Policalpo rappresenta un racconto in bottiglia: “Punto in alto e guardo il cielo.
Ma vengo dalla terra, che mi dà forza, e maturo nel suo ventre fattosi cantina.”
Così si racconta la voce simbolica di questo vino, una “cometa” tra le stelle che invita a scoprire la sua essenza.
Con un colore rosso rubino e un profilo aromatico intenso, il Policalpo incarna l’impegno e l’innovazione dell’enologia moderna, fedele alla tradizione e aperta al futuro.
Un’etichetta simbolica firmata Giacomo Bersanetti
È stato l’artista Giacomo Bersanetti, scomparso nel 2020, a ideare e creare l’etichetta innovativa del Policalpo negli Anni 80: una freccia iconica come simbolo di superamento e ricerca, un’impronta archetipica che racconta la storia del Policalpo.
La sua grafica evoca l’essenza stessa del vino:
«La freccia è il simbolo universale del superamento delle condizioni normali; un’anticipazione mentale della conquista di un bene eccezionale – scriveva l’artista – La freccia indica anche la direzione in cui si ricerca l’identificazione, nel senso che solo differenziandosi un essere raggiunge la propria identità, quindi realizza la propria individualità ed esprime la propria personalità.
È simbolo di unificazione, decisione e sintesi; ed è anche simbolo di intuizione folgorante, quindi di conoscenza e di compimento.
L’impronta di una freccia, prodotta con uno stampo rudimentale, direttamente sulla superficie corrugata del suolo è stato lo spunto da cui è scaturita la vestizione di Policalpo.
Il nome attribuito a questo vino è quello della vigna da cui trae origine, mentre il simbolo della freccia – oltre ai concetti qui sopra riportati – esprime l’atteggiamento di costante tendenza verso l’alto, continua ricerca di miglioramento qualitativo, per un vino la cui produzione mantiene nel tempo uno spiccato carattere sperimentale.
Il colore acciaio scuro ottenuto attraverso la tecnica serigrafica, trasmette una personalità complessa e stratificata; comunica l’identità di un vino ricco e coinvolgente».
Cascina Castlèt: chi siamo
Oltre trenta ettari di vigna che racchiudono un sogno diventato progetto. Un progetto che nasce da due idee semplici: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia.
Questa è Cascina Castlèt. Siamo a Costigliole d’Asti, sulle colline tra Langa e Monferrato. Un sogno realizzato per l’imprenditrice vitivinicola Mariuccia Borio.
Da sempre i Borio coltivano la loro proprietà con vitigni autoctoni, quelli che più parlano della famiglia, Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma negli anni hanno scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay.
Nascono così i vini Cascina Castlèt, da uve risolute e con nomi coraggiosi, Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline.
Ogni nome racchiude una storia, un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio.
La cantina di Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia cantina, interrata e al cui interno sono presenti grandi botti in rovere e un nuovo locale di affinamento, con barrique, tonneaux e macchine moderne.
L’azienda produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina.
Tutto questo vuole essere coerente con il principio che coniuga il rispetto della natura e l’essere al passo con la tecnologia, in ogni fase di vinificazione.
La cantina ha un wine shop con ampi spazi per l’accoglienza e la degustazione. I vini vengono bevuti in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Oslo a Sydney fino alle Antille Olandesi.