Vino sfuso alla riscossa
- redazione
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In tempi passati nonni e genitori facevano gite “fuori porta” per andare nelle cantine vinicole ad acquistare damigiane su damigiane di vino. Arrivavano a casa e tra la gioia generale partiva il grande lavoro dell’imbottigliamento (una buona parte non raggiungeva neanche la vista del vetro… si faceva festa!!!). Cantine colme di bottiglie di ogni tipo; glera, merlot, cabernet, croatina…
Per un certo periodo successivo, il vino sfuso è stato un po’ bistrattato.
Le nuove costruzioni prevedevano cantine piccole (non più così fresche, come quelle di nonno e papà), ritmi lavorativi che lasciavano poco tempo libero (già destinato a “lavoretti” più pressanti in casa o a portare i figli a nuoto e calcio)…. Quindi per mancanza di spazio, tempo e voglia si è arrivati a rinunciare alla giornata in campagna tra filari. Non ultimi problemi, anzi, le varie frodi che hanno circondato questo splendido mondo, a discapito di viticultori di scarsa coscienza e Cantine Sociali (ancora oggi), che fanno scivolare sempre più in basso la credibilità anche di produttori seri e professionali (basti pensare allo scandalo del metanolo a metà degli anni ‘80, tanto per citarne uno).
In questi ultimi anni però, a causa della crisi che attraversa il nostro Bel Paese, grazie a produttori e informazioni più appassionate anziché puramente commerciali, il settore pare stia riprendendosi. Sono nate diverse enoteche come la mia, di rivendita di vino sfuso ed in bottiglia, direttamente nelle città ed a questo punto la differenza la fa il commerciante, il quale sceglie, seleziona e garantisce i prodotti che acquista.
Personalmente vado nelle varie cantine, assaggio, ascolto la storia dell’azienda, del terreno, dell’uva e del lavoro che viene svolto e decido quali prodotti inserire in negozio. Mi piace poi trasmettere quanto ho appreso ai miei clienti e sentire le loro opinioni; creare una interazione è appagante e mi permette di non stancarmi di cercare ed imparare!
Vino sfuso dunque! Come sceglierlo?
Partiamo dall’inizio. Se un produttore ha delle eccellenze in bottiglia, non può proporre uno sfuso “scarso”, no?!? Il costo è rapportato al vino che ti offre. In media il costo al litro al pubblico è, per Milano, 1,80/2,00 euro andando ad aumentare in base alla qualità che si vende. Le prime enoteche di questo stampo erano spartane, oggi sono perlopiù negozi o locali curati, che invogliano gli avventori a soffermarsi a cercare il proprio vino. Portano le loro bottiglie, le taniche, le damigianette o acquistano i bag in box, questi ultimi non proprio belli a vedersi ma utili in quanto il vino al suo interno non prende luce e non riceve aria, ottimi per mantenerlo integro (sono sacche in polietilene con un rubinetto brevettato, che non permette all’ossigeno di entrare e ossidare il prodotto, contenute in un cartone).
Purtroppo siamo la generazione cresciuta con il “Ronco” (per i rinco, come spesso aggiungo io).
Sugli scaffali dei supermercati, un liquido ottenuto dalla spremitura della spremitura, e non è una ripetizione a caso, di ciò che rimaneva della torchiatura nelle cantine. Quanti non hanno dimenticato quei cubi di cartone in tetrapack, contenenti “il buon vino italiano”!!! Non è facile discostarsi da questa immagine, ma vi assicuro che in questi anni si sono fatti passi da gigante ed oggi si possono trovare dei buoni vini sfusi da bersi piacevolmente ai pasti o da meditazione, con costi relativamente moderati … Non mi si fraintenda: certe bottiglie e certi prezzi sono giustificati e hanno il loro perché di esistere; un Brunello, un Amarone, un Taurasi e così via, con un loro disciplinare di vendemmia e lavorazione, devono invecchiare in botte ed in bottiglia per anni prima di essere messi in commercio e avere le loro particolari proprietà organolettiche.
Nel mio negozio si possono trovare 23/24 tipologie di vino sfuso, dal Veneto, Lombardia, Piemonte e Toscana; più o meno alcolico, corposo e leggero, fermo, frizzante, da aperitivo, da tavola, da meditazione, bianco, rosso o rosé… la varietà è vasta e si può andare incontro ai gusti dei clienti più svariati!!! Ciò che non deve mancare è la qualità (quella selezione che faccio nelle varie cantine… il mio fegato sta cercando asilo politico in qualsiasi corpo eccetto che il mio, ma devo farlo per una giusta causa!!!)
Perché il vino sfuso?
Oltre ai motivi sopra citati di spazio, tempo e voglia, desidero fare riflettere su altri aspetti:
- in un’enoteca si può acquistare una quantità anche minima di vino (non occorre per forza prendere una damigiana da 54 litri per ammortizzare il costo del viaggio e della giornata), quindi se si vuole bere più tipologie, oggi è fattibile;
- quando si va a fare la spesa e si vorrebbe comprare “quella bottiglia così accattivante, che mi piacerebbe assaggiare”, non si pensa alla cantina colma dello stesso vino che “devo finire, oramai l’ho acquistato” (col risultato che bottiglie e produttore incominciano a diventare antipatici, senza averne colpe!);
- se si è presa una o più damigiane e quell’anno la vendemmia non è stata eccellente o il palato è stanco di bere lo stesso “gusto”, ci si rammarica e si beve malvolentieri (difficilmente viene buttato via e ripartono gli accidenti di cui al punto 2).
Dove acquistare del buon vino sfuso?
Beh, io sono di parte e quindi vi inviterei a visitare il mio negozio! Naturalmente non tutti possono raggiungermi (magari a qualcuno posso anche stare sulle scatole, perché no?!?), però mi tolgo uno sfizio e concludo con una critica. Pare che l’italiano medio abbia una gran voglia di essere raggirato… mi spiego meglio: NON ESISTE sfuso Amarone, Barolo, Passito, Cartizze di Valdobbiadene e via dicendo, qualsiasi prezzo possano sparare!!! Il disciplinare non lo permette. Chi gestisce un’enoteca lo sa e sta solo raggirando l’ignaro avventore, il quale pensa di fare “l’affare d’oro della sua vita”!! Per il resto si deve scegliere un’enoteca di fiducia gestita da persone serie, in grado di spiegare e andare in contro ai gusti del cliente e non ai propri.
Mi scuso per essermi dilungata tanto, ma l’argomento è alquanto complesso e non è facile comprimerlo in poche righe. Per chi mi ha letto fino in fondo, auguro una buona scelta dell’enoteca giusta ed un brindisi personale!!!