Etrusco: il miglior ristorante ellenico si trova a Corfù!
- redazione
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L’esperienza all’Etrusco Restaurant di Ettore Botrini è certamente tra i momenti che più mi sono rimasti impressi dei giorni trascorsi alla scoperta dell’isola di Corfù.
Dico esperienza perché definirla banalmente solo “cena” risulterebbe davvero fin troppo riduttivo.
Di origini toscane Botrini, classe 1969, si trasferisce a Corfù da giovane per poi studiare Business Management in Svizzera. La sua formazione professionale avviene tra 1986 e il 1992, dove si avvicina al mondo della gastronomia grazie all’educazione culinaria impartitagli dal padre Etrusco, chef in numerosi Med Clubs in tutto il mondo. Negli anni successivi Ettore entrerà a far parte prima dello staff e successivamente diviene Chef del ristorante “Etrusco”, sempre a Corfù.
Oggi il ristorante di Botrini, a cui nel 2014 è stata riconosciuta anche una stella Michelin, è riconosciuto come il miglior ristorante ellenico, avendo ottenuto numerosi riconoscimenti dalle guide di settore.
Il ristorante si trova in uno degli angoli più rilassanti dell’isola, arroccato com’è tra le verdi colline di Kato Korakiana.
Lo chef, oltre all’immancabile menù alla carta, propone tre percorsi degustazione, dal più economico di 60€ a quello da 150€ pro-capite.
Io ho optato per il menù intermedio da 90€ ed ho abbinato al percorso un Pinot grigio Livio Felluga 2015 molto piacevole ed intenso con sentori tropicali ed accenni di zenzero, particolarmente indicato data la prevalenza di piatti di pesce.
Il servizio è rapido e cortese. Appena ci si accomoda vengono serviti dei finger food che già danno qualche indicazione sul tipo di cucina di Botrini. Crackers di carta musica in tre versioni (classico, alla curcuma ed al nero di seppia) abbinati ad una sferificazione di oliva.
La cucina dello Chef è al passo con i tempi, a metà tra il tradizionale ed il molecolare.
Una cucina ammiccante, giovanile, divertente eppure così classica da lasciar sorpresi ad ogni portata.
L’amuse-bouche introduttivo è composto da una serie di finger con impiattamenti ad effetto, come la crocchetta di mais, impanata e fritta, con doppia consistenza: nel boccone unico si sprigiona il cuore liquido, davvero intenso, del cereale ed è una goduria per le papille gustative.
Bello anche “The Egg”, una scomposizione di un uovo, con una mousse di albume con topping di maionese al miele e caviale, ma anche il crudo di mare con sesamo e l’anguria con sferificazione della sua acqua è degno di nota.
Un po’ scarna rispetto allo standard l’offerta di pani e focacce autoprodotte. I grissini sono risultati un po’ secchi, ma il pane e le focacce, serviti con olio extra vergine di oliva locale (davvero superlativo), sono saporiti.
Botrini coltiva e cura personalmente ortaggi e spezie nel suo orto e fa di questi i protagonisti dei suoi menù.
Lo si comprende dalla prima vera portata “Barbabietola nel suo ambiente naturale”, giocato su più consistenze della barbabietola, cotta a bassa temperatura e sotto forma di ostia ed infine la sua foglia come decorazione insieme ad una neve di Parmigiano Reggiano extra-vecchio.
Si passa quindi al carpaccio di pesce spada, servito con arancia corfiota (chiamato Nerantzi), curcuma, salicornia e gelato ad Habanero. Bello l’impiattamento sul plexiglass, ottimo il dosaggio del piccante nel gelato ed eccellente il carpaccio, esaltato anche dalle gocce di maionese all’aglio.
Ancora un carpaccio, stavolta di polpo. Ma con sorpresa!
Servito su un piatto che ricorda una lastra di ghiaccio, il piatto vuole ricordare il polpo in fondo al mare. C’è una finta pietra (in realtà una patata lavorata in modo da assumerne le fattezze), il carpaccio di polpo che come un vaso di Pandora racchiude un crudo di mare, goccia di mostarda e aria e chips ottenute con l’acqua di cottura del mollusco. Geniale, al di là dell’impiattamento che forse potrebbe essere più d’impatto.
Forse meno appariscente nella presentazione ma sicuramente convincente il Gambero reale in pasta kataifi con aceto alla fragola e suo gelato. Un piatto il cui gusto è 100% corfiota, seppur con tanta (efficace) sperimentazione.
C’è spazio anche per la carne
Agnello cotto a bassa temperatura, spezie corfiote, crema marocchina di melanzane dell’orto, terriccio di camomilla e salsa di cioccolato. Gustoso e godurioso. Personalmente il piatto che ho preferito di più sia per impiattamento che per mix di sapori.
Il percorso si avvia alla conclusione con il pre-dessert, ovvero un curioso quanto buono sorbetto al rosmarino per finire con un capolavoro: tzatziki.
Sì, la famosa salsa greca. In versione dessert.
Finto aglio di cioccolato bianco, succo con clorofilla di menta, gelato di latte di capra, granita di cetriolo ed aneto e cialda di latte disidratato. Favoloso, colorato, saporito.
Un plauso allo chef Botrini ed allo staff. Il titolo di miglior ristorante greco è a mio avviso meritato a pieni voti.
Prima o poi ci rivedremo!