Maury Mas Amiel Vintage 2000
- Mario Crosta
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In Sardegna, come ricordato nell’articolo di WineReport sui Cannonau delle Barbagie, c’è anche un’antica tradizione di vinificare in dolce alcuni tra i migliori grappoli dell’uva Cannonau, una produzione certamente minoritaria e limitata che ha però degli estimatori meritevoli di rispetto, soprattutto tra gli anziani.
Quest’uva focosa, che ama tanto i territori più ardui come i disfacimenti granitici del Supramonte, ma che da quelli calcarei e dolomitici riceve più forza e colore, ha una predilezione per il sole ed il caldo estivi che risale ai tempi antichi. Infatti è molto più nota all’estero come Garnacha in Spagna e Grenache in Francia, dove viene coltivata specialmente nelle zone in cui piove nei soli mesi invernali (non necessariamente poco) e l’esposizione al sole è superiore a 300 giorni l’anno. Il vento, che tiene puliti i cieli ed asciutte le bucce è di importanza fondamentale per quest’uva; non è un caso che le migliori caratteristiche organolettiche si sviluppino proprio nella Mancha, in Sardegna e nel Roussillon, terra francese sul tempestoso Golfo del Leone ai piedi dei Pirenei.
Qui ci sono 38.000 ettari di vigneto con più di 2.500 ore di sole a cielo perfettamente terso dai sette venti che l’attraversano, tra cui la benefica Tramontana, i quali producono il 2% dei vini di Francia in genere, ma anche l’80% dei suoi vini dolci, il 70% dei quali è AOC, da 15 vitigni vinificati in 12 denominazioni. Annualmente la resa media per ettaro è di 40 ettolitri, contro una resa media dell’intera Francia di 60, per una produzione media totale di vino pari a un milione e mezzo di ettolitri, di cui 400.000 naturalmente dolci e 340.000 come Collioure, Côtes du Roussillon e Côtes du Roussillon Villages (in genere più strutturati). I produttori sono circa 4.500, l’80% è proprietario delle proprie vigne, in media abbastanza piccole, fino a 9 ettari, per il 25% dei vini prodotti. Il restante 75% è costituito da 60 cantine cooperative.
Il clima è mediterraneo e marittimo, a Gennaio con temperatura media giornaliera di 8°C e una media delle temperature minime di 4°C, mentre a Luglio la temperatura media giornaliera è di 24°C e la media delle temperature massime di 29°C. Le piogge sono concentrate per la gran parte in inverno, tra i 500 ed i 600 mm/mq annui, con una media di luglio pari a 19 mm/mq e a ottobre di 85 mm/mq. Il vento, la costante benedizione, scopa i terreni e riduce le asperità delle zolle, ma soprattutto rende velocissima l’evaporazione dell’acqua e l’asciugatura della pianta, delle foglie e delle uve, contribuendo alla difesa naturale dalle fitomalattie e dalle muffe cui il vitigno Grenache è particolarmente sensibile, ecco perchè qui ha trovato un ambiente ideale (nel Roussillon ce n’è anche una varietà a bacca bianca, poco aromatica e a volte con carenze di acidità ed in vinificazione ha bisogno perciò dell’apporto di altre uve bianche locali).
L’uva Grenache Noir ha gli acini di grandezza media, neri, carnosi, succosi, ben raccolti in grappoli compatti e conici e dalle caratteristiche di rendimento e di qualità differenti a seconda del terreno.
Predilige senz’altro i fianchi delle alture, dove produce vini forti e di colore intenso, poco acidi e meravigliosamente fruttati. Grazie alla sua naturale tendenza all’ossigenazione, è una varietà molto adatta per ricavarne grandi vini naturalmente dolci. Con le vendemmie precoci, anche se è già matura, dà vini di color porpora dai bouquet variegati e complessi che ricordano gli aromi di tutti i frutti rossi. Le vendemmie tardive preferiscono invece una lunga elevazione in tini ed in botti (qualche produttore anche in batteria all’esterno degli edifici per sfruttare meglio le escursioni termiche tra notte e giorno), che conferiscono ai vini una praticamente sconfinata capacità di conservazione in bottiglia ed una composizione di bouquet unica al mondo per vastità di gamma sprigionata da un unico vino nei vari momenti della degustazione.
Il Roussillon gode inoltre di una moltitudine di terroirs molto differenti, infatti i suoli sono notevolmente dissimili dal punto di vista geologico, per scuotimenti profondi sulle pendici delle tre valli attraversate dai fiumi Tech, Têt ed Agly e della zona pedemontana di Collioure che si affaccia sul mare. Una differenza che ha ingegnato gli enologi in secoli di taglio di Grenache Noir con Syrah, Carignan e Mourvèdre, ma che attualmente, con il miglioramento delle tecniche di coltivazione e di cantina, vede sempre più produttori vinificare anche in purezza il vitigno Grenache Noir, i cui vini sono veramente difficili da trattenere sotto i 15 gradi oltre che da trasformare in riusciti ed ottimi rossi secchi.
Il vino Maury Mas Amiel Vintage 2000 è prodotto appunto con uva 100% Grenache Noir e mi ha particolarmente colpito, dopo aver entusiasmato mia moglie e non pochi amici intenditori di vino, per una suadente e crescente piacevolezza che cambia letteralmente aromi e sapori da un goccio all’altro. Senz’altro per la temperatura, ma soprattutto per l’ossigenazione nel bicchiere, che ama particolarmente liberando una tale complessità di aromi, sempre ben equilibrati eppure tanto distinti, da solleticare con armonia tutte le memorie e risvegliarne, ad una ad una e con perfetta calma, ogni nota. Un bouquet ad energia nucleare, dal temperamento caldo e mediterraneo, composizione sicuramente frutto di tre momenti essenziali: suolo, uva e vinificazione.
Domaine Mas Amiel si trova nella valle del fiume Agly, una trentina di chilometri a nordovest di Perpignan, in terra occitana (dov’è ancora diffusa l’antica lingua), alle falde dei monti Corbières. È un mare di vigneti sotto le rovine del castello cathare di Quéribus, arroccato su un costone di roccia dolomitica, una zona brulla dove i terreni da vigna, scistosi e poveri, costano poco meno di 6.000 € per ettaro. La tenuta si estende su 220 ettari di cui 155 a vigneto, con viti di età fra i 40 ed i 50 anni dalla resa media che non supera mai 25 ettolitri di vino per ettaro e che producono in totale circa 250.000 bottiglie l’anno. Di proprietà della famiglia Dupuy dal 1907, nel 1999 è stata acquistata dall’energico magnate dei surgelati Olivier Decelle, che ne prosegue il sogno. Si tratta di gente che sa amare profondamente la terra e preservare l’ambiente, infatti non usa il diserbo chimico, adotta la lotta ragionata ai parassiti ed ha un ambizioso programma di ritorno progressivo ad una fertilizzazione puramente organica. Sono famosi per il grande rispetto che hanno delle tradizioni e vanno molto fieri delle oltre 3.000 bombonnes di vetro da 70 litri sempre esposte in bell’ordine all’aperto, dove fanno soggiornare per un anno alcuni dei loro vini dopo una permanenza di 8 mesi nei tini e nelle botti della cantina, prima di imbottigliarli.
I suoli da cui proviene questo vino Maury Mas Amiel Vintage 2000, in tutto 60.000 bottiglie, sono costituiti di terre generate da sfaldamenti d’ardesia e marna nera sui fianchi esposti a meridione, ottimamente drenati, che gli cedono un iniziale leggero ricordo di fumo e di griglia. Il vigneto ha perlomeno 3.700 piante per ettaro e l’uva è raccolta e selezionata dalle mani più esperte, in grado di scegliere quella di maturazione perfetta e trasportarla con il maggior riguardo possibile alla cantina. Vendemmia in ottobre, quando le uve hanno almeno 252 g/l di zuccheri (pari a 14,5 gradi alcool da svolgere), la resa massima per ettaro di mosto è di 30 ettolitri, quella di vino è di 26,54 ettolitri. La vinificazione parte da pigiatura molto soffice e macerazione sulle bucce, poi vasche di cemento. Durante la fermentazione si aggiunge spirito di vino puro al 96%, in una proporzione del 5/10% in volume rispetto al mosto, proprio nel momento esatto in cui s’intende frenare e fermare in questo modo l’azione dei lieviti, che dura comunque ancora per altri 30 giorni. Quest’operazione (“mutage”) è stata per la prima volta applicata nel 1285 dal rettore dell’Università di Montpellier, il medico Arnau de Vilanova, per non trasformare tutto lo zucchero naturale contenuto nell’uva in alcool. Nel caso del nostro vino, rimangono 105 grammi/litro di zuccheri naturali residui, alcool 16%. In linea di principio si usa un sistema simile in quasi tutti i Paesi caldi, dove non si è avuto a disposizione il freddo, nella tradizione enologica, per far cessare l’opera di quei preziosi folletti.
La maturazione avviene in tini rabboccati spesso per limitare al massimo il contatto con l’ossigeno, cioè procede in modo molto lento, e l’imbottigliamento avviene molto presto, senza filtrazione, per poter conservare la moltitudine degli aromi dei frutti rossi maturi che si distinguono non tutti insieme, ma in una piacevole successione. C’è chi ne apprezzerà, con la dovuta calma, davvero decine, tra cui ribes nero, mora selvatica, fragolina di bosco e ciliegia di Vignola, tra note di acacia salina e di mirabella e perfino un tocco impalpabile di eucalipto.
Il colore è rosso rubino di una certa intensità con archetti puliti e persistenti, il sapore varia dall’iniziale accattivante ma misurata dolcezza ad una leggera dolcezza dai toni sempre più simili ai vini prima abboccati e poi anche secchi, quando si cominciano a sentire, per l’ossigenazione, prima mora, poi ginepro e quindi vaniglia, carne, moca e cioccolato fondente. Consigliano una temperatura di servizio di 14°C, ma suggerirei di provarlo anche sui 18, a seconda degli abbinamenti con le pietanze.
È un vino che farà cambiare opinione sui vini rossi dolci a molti appassionati, sa invecchiare perlomeno vent’anni e, una volta aperto, non perde la fragranza in qualche giorno, ma resiste davvero in modo superlativo e, soprattutto, è in grado di associarsi tanto ai sapori dolci quanto a quelli salati. In luogo è considerato il vino ideale per il tipico formaggio fresco bianco, sul quale spruzzano alcune gocce proprio di questo vino, ma anche per l’anatra alle ciliege o ai fichi, il coniglio in umido ristretto e, se di moderato invecchiamento, perfino con le loro olive schiacciate con aglio, peperoncino e finocchietto selvatico, oppure con i funghi. Ottimo vino da dessert, si accompagna anche a dolciumi al cioccolato fondente e gelatine o canditi di frutta. Un ottimo vino per San Valentino!
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it e oggi scrive per lavinium.it, nonché per alcuni blog. Un fico d’India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.