La ricetta del biancomangiare
- Giuseppina Maria Rosaria Sgro
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Il biancomangiare è un dolce diffuso in tutta Italia, in modo particolare in Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta. Si tratta di un dessert al cucchiaio dalla consistenza così morbida che si scioglie in bocca.
Con il termine “biancomangiare” ci si riferiva sin dal medioevo a un piatto caratterizzato dalla presenza di ingredienti di colore bianco, considerato simbolo di purezza. Era destinato ai ricchi e si poteva trovare sia dolce che salato.
Per realizzarlo venivano impiegati latte, lardo, petto di pollo, mandorle, riso, tutti ingredienti rigorosamente bianchi.
Si pensa che il biancomangiare abbia avuto origine in Francia: molti testi ne riportano il nome “Blanc Manger”, ma la sua diffusione in Italia si ebbe intorno al XI secolo. Persino durante il famoso banchetto della Gran Contessa Matilde di Canossa, tenutosi per far riappacificare Papa Gregorio VII e l’Imperatore Enrico IV, si narra che venne servito il biancomangiare.
Nel corso degli anni, questo piatto si è trasformato in un vero e proprio dolce, che oggi fa parte dei Prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) di Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta. Ne troviamo testimonianza anche nell’opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, con la sua famosa ricetta: “150 g mandorle, di cui tre amare, 150 g zucchero in polvere, 20 g colla di pesce, panna o fior di latte mezzo bicchiere a buona misura, acqua un bicchiere e mezzo, acqua di fiori d’arancio 2 cucchiai”.
Generalmente la preparazione prevede l’uso del latte, mentre quella modicana è preparata con il latte di mandorla. Nella variante delle colline del Platani vi è l’impiego di amido di frumento e scorza di limone oltre alla bacca di vaniglia, così da avere un dolce più leggero vista la sostituzione della farina con l’amido di frumento e con un retrogusto di limone.
La ricetta ragusana include anche il limone, la cannella e il miele ibleo. È un dolce che si prepara molto spesso a casa, data la facilità del procedimento e la bontà del risultato. Si può mangiare a colazione, a merenda accompagnato da biscotti e dopo i pasti come dessert. Di seguito, viene proposta la ricetta. Buona preparazione e, soprattutto, buona degustazione!
Calabrese, ho conseguito la laurea in Giurisprudenza nel 2011 presso l’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria e l’abilitazione alla professione forense nel 2016. Già articolista per la testata giornalistica online “Blasting News”, la grande passione per la cucina, ereditata da mio padre, ottimo cuoco ed esperto di funghi, mi ha spinta ad entrare a far parte del meraviglioso team di autori di questo sito interessante e goloso. Mi appassiona tutto ciò che riguarda l’arte culinaria e, quando mi è possibile, partecipo volentieri a fiere, manifestazioni e sagre. Altri miei interessi sono la lettura, lo sport e i viaggi. Dimenticavo: sono anche una buona forchetta!