Eccovi il secondo degli articoli dedicati da Vinisfera.pl ai vini di Somló, il paese sulle pendici del vulcano Nagysomló che domina la parte sud-orientale della Kisalföld, la Piccola Pianura Ungherese, a poco più di 50 chilometri a nord del lago Balaton, sulla storica statale E 66 tra Gleisdorf e Budapest. Qui si parla di tre dei produttori principali fra i circa 3.000 che si dividono gli 830 ettari di vigneto, nonché dei loro vini migliori che il nostro “kapka” ha degustato in un raid sul posto insieme all’inseparabile Wojciech Bosak. Torno a raccomandarvi di prendere visione della mappa delle vigne e della fantastica, emozionante, galleria d’immagini a opera dell’autore, nella speranza che qualche lettore ci vada, anche se il luogo di cui si parla non è tra gli itinerari turistici più popolari dell’Ungheria per via… della troppa campagna! Quando si arriva sulla salita di Somló dalle strade strette e spesso piene di buche, si assapora in pieno il carattere unico di questo posto, con piccolissime parcelle di vigne, semplici terrazze e minuscole casette che ricordano i casotti rurali o le piccole dacie. Non ci sono negozi, ristoranti, resort, super-offerte ricreative, regnano unicamente la pace, il silenzio e la classica atmosfera rurale. Tutto è calmo, con estrema naturalezza, un fascino sano e genuino, un po’ come andare in gita a un parco nazionale. Si è preservata l’unicità del posto, la vita qui sa di campagna, con tutto il suo fascino e le sue debolezze, perché questa vulcanica isola enologica è una nicchia davvero molto naturale che vi consiglio vivamente di visitare. Le percentuali di alcool indicate sono più o meno indicative a seconda dell’annata
Il traduttore: Mario Crosta
Bevete il vulcano finché è caldo!
Vi presentiamo la prima parte delle valutazioni dei vini di Somló con le descrizioni delle figure dei loro produttori. In primis un classico, Béla Fekete, ma vi presentiamo anche il più giovane e altrettanto intrigante enologo Lajos Takács (cantine Hollóvár) e l’indimenticabile István Inhauser purtroppo scomparso. Ciascuno di loro rappresenta uno stile di vino diverso, una personalità diversa, un posto diverso su quella vulcanica montagna…
Fekete Winery

Béla Fekete è un enologo leggendario… completamente l’opposto di una star, un bellissimo esempio della grande modestia di Somló. Dai suoi vini, credo 15 anni fa, iniziò la mia avventura con lo Juhfark. Il destino ha un modo tutto suo di portare a buon fine questa storia: quando gli ho fatto visita, questo gagliardo e amichevole 85-enne stava ufficialmente vinificando l’ultima annata della sua vigna. Un personaggio straordinario. Fekete è sempre stato a contatto con la natura. Ha lavorato nel settore forestale e ha cominciato a produrre vino 25 anni fa, quando stava per andare in pensione. Considerava la vinificazione come un hobby.
Per anni se l’è vista dunque più con l’enologia che con la moglie Borbála (che lui chiama affettuosamente “ministro delle finanze”) e con suo figlio Zsolt. In quattro ettari situati in ottima posizione coltiva Hárslevelü, Juhfark, Furmint, Olaszriesling e Chardonnay. In totale fa 15-20 mila bottiglie l’anno. La vinificazione avviene all’estremo dei metodi più semplici, sui lieviti naturali, in vecchi tini di legno senza controllo della temperatura, eccetera. Questa minuscola cantina si presenta come l’avventura della Domenica di un vignaiolo dopolavorista non molto esperto in materia. Ma che bei vini nascono qui! Hanno un sacco di mineralità e vulcanicità, sanno d’erba, a volte sono leggermente ossidati ed eterei. Dei molti vini che ho degustato durante il soggiorno da Fekete, alcuni mi hanno trafitto il cuore.
Lo Juhfark 2008 è una delle migliori versioni di Somló da questo vitigno, tra le più interessanti e direi di razza.
Fekete mi ha assicurato che, sebbene la gran parte dei viticoltori di Somló promuova molto il Furmint come miglior vitigno, lui ritiene che lo Juhfark, pur difficile da coltivare, permetta di fare cose davvero eccezionali quando gli si danno le condizioni adatte e si capisce il suo carattere. Io credo a Fekete. Mi sono infatuato anche dell’equilibrato, oleoso, speziato, al propoli, Riesling 2006 e dell’Hárslevelü 2007 vecchio stile, un po’ verde, fumé, autunnale. Questo elenco dei suoi vini interessanti può diventare ancora molto più lungo. Un altro aspetto degno di menzione a gran voce sono i prezzi, mantenuti a un livello più che accessibile. L’annata 2011 promette di essere magnifica ed è, secondo Fekete, “una ricompensa per alcune delle ultime annate più deboli e uno splendido coronamento del mio lavoro“. Purtroppo, l’annata 2011 per cui ha tanto lavorato Fekete è anche il suo commiato dal vino. Sappiamo già che suo figlio non se ne occuperà più dopo il padre. Ci sono però degli investitori interessati, sono in corso dei colloqui, ma Béla non ne ha voluto rivelare i dettagli. Questo bel capitolo dell’enologia di Somló, però, verrà sicuramente chiuso ben presto.
(5+) Juhfark, alc. 14%
All’attacco subito nafta, pane secco, pera, cera d’api, noci, miele di grano saraceno, un’atmosfera piccante e un po’ di tè. Uno splendido vino secco, equilibrato e coinvolgente nella sua modestia e semplicità. Ricco e ben sviluppato. Ottima struttura, è pieno della mineralità e dell’impeto di Somló. Uno dei migliori Juhfark che abbia bevuto. A un prezzo di 1.800 fiorini, cioè circa 6 euro…
(5) Furmint, alc. 12,5%
Al palato è oleoso, di taglio fuori moda e assolutamente seducente, fresco e intrigante. Aromi di fiori di campo, radici ed erbe aromatiche piccanti, rafano. Ci sono accenti vegetali, minerali e terrosi. Tanta pera, mela cotogna e noci. Nel finale ha molti registri interessanti, importanti. Un vino molto buono, lungo, equilibrato e interessante. Vale la pena di dargli tempo.Il vino è ricco, acidulo, di eccellente concentrazione. Aromi e sapori di mela cotogna, pera, paglia, wafer, note fumé, caramello, camomilla e argilla. Equilibrato, concentrato e ben sviluppato nel bicchiere. Dategli tempo, dategli tempo… e poi il cuore si scioglierà come il burro in padella. Amanti del vecchio stile: venite! Si deve bere il vulcano finché è caldo.
(5) Rizling, alc. 13,5%
Cera, mela matura. Si sviluppa lentamente e costantemente in una direzione leggermente burrosa, di noci e verdure (carota). Vino denso, leggermente cerato, oleoso. Finale lungo, leggermente piccante (propoli), asciutto. C’è un buon equilibrio, essenzialità, il tutto disposto in modo uniforme, ben rivestito da un involucro erbaceo.
Hollóvár Pincészet

Lajos Takács è un altro asso dallo stile eccellente (anche se molto diverso da quello di Fekete) che fa un vino più riservato, elegante, raffinato. Anche le vigne sono magistralmente condotte da Lajos Takács. Sono 3,5 ettari di vigneto (densità d’impianto di 10.000 piante per ettaro) condotto con molta attenzione e con una drastica riduzione della resa. Per quanto può fare, lo conduce in modo biologico, utilizzando solo lieviti naturali non selezionati. Un approccio radicale che riduce a volte l’intera produzione a sole 4-5 mila bottiglie… Prima Takács commerciava vino a Budapest, dove ha avuto il tempo di formarsi il gusto. Quando ha comprato la vigna e la casetta a Somló sapeva già quello che voleva veramente.
(5-) Hárslevelü, alc. 14%
Qui sta succedendo davvero di tutto. È fuori moda e incantevole. Vino aromatico, con accenti di tè, sedano di Verona, noci, miele, propoli e di leggera ossidazione che, in questo caso, è tutta a vantaggio del vino. Un vino che è invecchiato (secondo le affermazioni di Béla) come un uomo al quale gli anni hanno aggiunto soltanto una specifica vigoria, un po’ grezza, ma con un fascino particolare. Ci sono accenti fumé, erbacei e autunnali (foglie secche e fiori essiccati). Un vino lungo, accattivante e coerente. Cari amanti dei vini fuori moda e poco sgargianti, vi assicuro che una carezza del genere vi piacerà.
Ha fatto uscire i primi vini “ufficiali” nel 2000 (fatti però da uve acquistate, perché la vigna l’ha messa a dimora nel 2002). Nelle sue vigne crescono l’Olaszriesling (Riesling italico), il Furmint, lo Juhfark e il Sauvignon blanc. Lajos ha comprato alcune parcelle attentamente selezionate. Come dice lui stesso, gli piace stare lì, “dove adesso c’è più silenzio”. Si può descrivere brevemente ed elogiare pienamente lo stile di questi vini: sono equilibrati ed eleganti. C’è vera classe, vera cultura di vinificazione. Sono sommessi, molto fini, da meditazione. Giocano su note di sapore molto delicate, finissime. Lajos non fa particolari interventi enologici, non s’intromette, ma permette ai vini di farsi da sé, perciò le differenze di annata si notano a volte in modo netto. In positivo: la piena naturalezza. In negativo: l’incertezza della qualità. I vini sono sinceri, aperti, fini e molto naturale, lontani dall’espressione offensiva, piuttosto concentrati, sommessi, eleganti ed equilibrati. Rispetto ai Somló un po’ rustici, sono piuttosto molto “signorili”. Una classe da elogiare in pieno.
(6-) Juhfark, alc. 13,5%
Equilibrato, sobrio, elegante, c’è la cera, con foglie secche ed erbe aromatiche. Il vino in bocca è molto equilibrato, glicerino (grande concentrazione), molto sano. Delicato, minerale, con una bella nota di gelsomino. Oltre a questo: erbe aromatiche essiccate, una nota sapida, di formaggio, mineralità (loess, argilla), un leggero accento di frutta tropicale. Un finale elegante, erbaceo e lungo. Questo è uno Juhfark molto fine.
(6-) Furmint, alc. 14%
La classica immagine di vino concreto, concentrato. Qui si riconosce chiaramente il carattere di Somló. Delicato, è l’espressione della terra, come del loess, è minerale. C’è un sacco di aromi classici. Cera, fiori di campo, note di pera, burro, mela cotogna, uva spina matura, foglie secche. Il vino è pieno (ha 1 g di estratto), con una nota di terra asciutta, formaggio pecorino, sabbia, erbe, nocciole, mele. Equilibrato, lungo, elegante, leggermente tropicale. Finale piccante, erbaceo. Un vino a tutti gli effetti bilanciato e di carattere. Prima classe. Il miglior vino che mi è capitato di bere da Takács. Vale la pena comprarne l’annata 2008…
(5+) Hárslevelü, alc. 13,5%
Eccellente espressione di mineralità, finezza e delicatezza, buona concentrazione. Elegantemente equilibrato. Fiori di campo (e di alberi da frutto), camomilla, terra, stradina campestre, olio. Bello. Delicato e morbido. Sarebbe molto facile esagerare nello scriverne, ma l’aroma della terra vulcanica, del basalto, fa la sua parte: minerale e silenzio.
Inhauser Pincészet

Ho avuto l’opportunità di visitare questa cantina quando ancora viveva István Inhauser, il padre dell’attuale titolare, un attimo solo per parlare, ma non era una visita allegra: era malato, stanco, come sopraffatto dai problemi… ciononostante ci ha ricevuto nel modo più ospitale possibile, direi anzi sontuosamente. István si stava muovendo in un ambito completamente diverso dagli altri. Scomparso di recente, era, infatti, uno dei migliori produttori di vino del lato nord della montagna: Somlószolos, che opera su appena 1 ettaro e mezzo di vigna. Aveva iniziato nel 1973. Ha sempre venduto i suoi vini a livello locale, senza mai entrare nei mercati esteri, eppure ha guadagnato dei riconoscimenti: lo Juhfark, in particolare, ha conquistato numerosi palati.
(4+) Sauvignon blanc
Un vino dolce (70 g/l di zuccheri naturali residui), la % di alcool può variare molto perché è un vino naturale. Ha un bel colore dorato. Ha un sacco di note semplici, un po’ contadine (tabacco, paglia, vecchie tavole di legno, funghi) e anche accenti di torta di mele e biscotti. La dolcezza non è molto intensa, ma ben nascosta nella struttura del vino e nell’acidità. Si può anche trovarci un po’ di frutta candita e un leggero sfondo di funghi. È una curiosità, un vino specifico, con un carattere un po’ strano, ma fatto con classe. Il finale è vegetale, al tè…
Due vini possono certificare la classe di questo enologo: uno Juhfark 2008 fuori dal comune, stravagante, un po’ antiquato e molto griffato, speziato, leggermente ossidato, concentrato e di pura razza come il Furmint della stessa annata, più trasparente ed equilibrato, ma che non evita un fondo terroso ed erbaceo, di tabacco e di crosta di pane tostata. Lo stile è concentrato, pieno, intenso, con toni di frutta secca e di crosta di pane abbrustolita. Austero, denso, autunnale. Non ho annotato la percentuale di alcool. Questa è sempre stata la vera e propria espressione di Somló. Oggi l’azienda è gestita dal figlio, nella foto, si dedica maggiormente all’agriturismo e lo fa molto bene. Vino ancora molto interessante come il Somlói Juhfark Vulkán 2015, ma poi, che cosa c’è più in là…?
(4+) Furmint
Vino pulito e levigato. Ha uno stile più floreale, equilibrato, terroso, leggermente autunnale. Ha quel carattere e quelle piacevoli note tipiche di Somló che si sommano a un accento di vecchia botte. È ben marcato il tè sullo sfondo di terra secca e frutti tropicali essiccati. C’è la crosta di pane con accenti speziati, è leggermente scottante nel finale. Un vino di razza, ben fatto.
(4) Juhfark
Piccante, leggermente ossidato, senza dubbio “alla vecchia maniera”. C’è una nota di sherry, di noci, di burro, di crosta di pane. Inoltre, marmellata di albicocche e sapori ben marcati, di razza, con l’impronta della frutta matura. Il vino ha un suo stile, è ben bilanciato e fruttato (frutta candita e frutta secca composte per la vigilia di Natale). Si tratta di uno Juhfark ben tagliato, “direttamente dal campo”, un vino speziato, leggermente iodato ed erbaceo. Un vino affascinante, antico.
La scala di giudizio:
( 6 ) eccezionale, un vero capolavoro
( 5 ) ottimo, vino di gran classe
( 4 ) buono, interessante
( 3 ) onesto, dignitoso
( 2 ) debole
( 1 ) stare alla larga, vino con evidenti difetti
(+ / – ) per aggiungere o togliere mezzo punto)
Mariusz Kapczyński
Autore
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Sono giornalista e critico enologico, sono stato collaboratore di Wine Magazine, Wine Time, Alcohol Markets, Kitchen, USTA Magazine, Top Class, SpaEden, AllInclusive, Internet Radio Polacca, Enotime, Wirtualna Polska e altri. Come giurato, prendo regolarmente parte a vari concorsi enologici e polacchi (tra cui Vinitaly, Concours Mondial de Bruxelles, Vinoforum, Vinaria, Vinul.ro, Enoexpo, Orszagos Borverseny, Clean Vodka Tasting). Faccio anche parte dell'organizzazione internazionale di giornalisti e specialisti dell'industria dell'alcool - International Federation of Wine and Spirits Journalists and Writers. Nel 2015 "Magazyn Wino" mi ha assegnato il Grand Prix nella categoria "promozione della cultura del vino in Polonia". Nel 2018, mi è stato assegnato il capitolo del premio Saint Martin per "l'eccezionale servizio nel campo della promozione del vino polacco".
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