I giovedì di Q.B.

Abbinamenti: porchetta con il vino bianco

“Finché ho scoperto che con la porchetta ci sta il bianco” è il titolo del pezzo di Angelo Peretti su internetgourmet.it . Ci fa piacere condividerlo con voi e riteniamo che a buon dirittto il suo posto sia nella nostra rubrica Stappo alla regola. Ricordo che già Peretti ha sdoganato il vino rosso con il pesce (applausi qbisti).

“Anni fa scrissi un libro sugli abbinamenti che ebbe un discreto successo, tant’è che la casa editrice ne volle realizzare anche una nuova versione. Per la porchetta suggerivo l’accompagnamento con un rosso umbro, magari in versione riserva, in base al principio dell’accostamento regionale. Infatti, pare che la porchetta sia nata in Umbria, per poi trovare successo nel Lazio. Col tempo, e soprattutto dopo essere vissuto qualche anno a Roma, ho incominciato a dubitare di quel che avevo consigliato, non già perché il rosso non ci stia, quanto perché scoprii che la porchetta stava benissimo anche con un bianco un po’ ruspante (…) Tuttavia, il dilemma del rosso o del bianco mi si è ripresentato di recente quando ho avuto la fortuna di poter provare l’assaggio (più che assaggio, una mangiata colossale) della porchetta di una famiglia umbra che la porchetta la produce da novant’anni, ossia i Blasi ad Umbertide, in provincia di Perugia. I Blasi hanno anche cantina, e insieme alla porchetta mi hanno proposto il rosso e il bianco, tutt’e due del 2020, che portano in etichetta il nome di Rogaie. Ed è stato un continuo andare e tornare tra l’uno e l’altro e un boccone di porchetta.

Il bianco è fatto con chardonnay, traminer e sauvignon blanc, e nonostante una simile cuvée l’aromaticità non risulta eccessiva, mentre la freschezza è sorprendentemente dinamica, tant’è che pulisce e ripulisce in maniera ideale il palato e va a braccetto con gli aromi della preparazione.

Il rosso è a base di merlot e di syrah, ma non mira alla concentrazione, come verrebbe da pensare, quanto piuttosto alla beva, e anche qui ho trovato un’interessante acidità che rende gastronomico il vino e dunque lo fa adattissimo ai sapori complessi della porchetta. Peccato non aver avuto l’occasione di provare il rosato, che pure – lo vedo sul sito – vien fatto nel vigneto delle Rogaie.

Quale dei due? Dopo lungo riassaggiare, ho deciso per il bianco, ma di un’inezia. Smentendo in parte me stesso e il libro che scrissi anni fa, anche se il rosso, come detto, ci stava comunque bene. Se per caso passate da quelle parti e fate il test anche voi, mi piacerebbe sapere il vostro parere.

cantina blasiVoglio solo aggiungere un’annotazione per riportare quel che ha detto il giovanissimo Michele Serafini, il nipote ventiquattrenne del fondatore Didi Blasi. È lui che oggi coordina l’azienda, e riporto virgolettata questa sua frase: ‘Quando sapremo fare vino come facciamo bene la porchetta potremo sfidare chiunque in qualità, per ora abbiamo inziato a camminare, però velocemente’. Mi piace, questa frase, perché dà mostra di una consapevolezza consistente, di una volontà altrettanto notevole e insieme però ammette l’esistenza di limiti, cosa non sempre frequente tra chi produce vino.

 

 

Autore

  • Friulana di nascita, triestina di adozione. Quanto basta per conoscere da vicino la realtà di una regione dal nome doppio, Friuli e Venezia Giulia. Di un'età tale da poter considerare la cucina della memoria come la cucina concreta della sua infanzia, ma curiosa quanto basta per lasciarsi affascinare da tutte le nuove proposte gourmettare. Studi di filosofia e di storia l'hanno spinta all'approfondimento e della divulgazione. Lettrice accanita quanto basta da scoprire nei libri la seduzione di piatti e ricette. Infine ha deciso di fare un giornale che racconti quello che a lei piacerebbe leggere. Così è nato q.b. Quanto basta, appunto.

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Fabiana Romanutti

Friulana di nascita, triestina di adozione. Quanto basta per conoscere da vicino la realtà di una regione dal nome doppio, Friuli e Venezia Giulia. Di un'età tale da poter considerare la cucina della memoria come la cucina concreta della sua infanzia, ma curiosa quanto basta per lasciarsi affascinare da tutte le nuove proposte gourmettare. Studi di filosofia e di storia l'hanno spinta all'approfondimento e della divulgazione. Lettrice accanita quanto basta da scoprire nei libri la seduzione di piatti e ricette. Infine ha deciso di fare un giornale che racconti quello che a lei piacerebbe leggere. Così è nato q.b. Quanto basta, appunto.

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