Agnieszka Żak descrive la realtà attuale dei vignaioli moldavi (2)
- Rolando Marcodini
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Continua l’articolo ”I nidi delle cicogne e il vino” sulla realtà attuale dei vignaioli moldavi scritto da Agnieszka Żak per la rivista polacca Świat Alkoholi
È frutto di una conversazione con l’addetto commerciale dell’Ambasciata della Repubblica di Moldova a Varsavia alla presenza del maggior importatore polacco di vini moldavi, la cui prima parte vi ho tradotto e pubblicato mercoledì scorso.
Il titolo riferisce il vino moldavo alle cicogne poiché nel pittoresco paesaggio agricolo della Moldova i nidi delle cicogne sono l’elemento caratteristico e una leggenda del posto racconta che un’enorme armata nemica nei tempi antichi aveva attaccato per mesi la fortezza moldava di Soroca, ma non era riuscita a conquistarla a causa delle cicogne che, portando ai propri pulcini le uve dei vigneti vicini, avevano rifornito così anche i soldati che combattevano nella roccaforte. Queste uve avevano ricostituito le forze vitali dei soldati e permesso perciò la difesa fino all’arrivo dei rinforzi per la vittoria finale. Da allora i vignaioli moldavi sono grati alle cicogne e non è un caso che il simbolo del vino moldavo sia proprio una cicogna che trasporta con il suo becco un grappolo d’uva. Ed è da questa e altre leggende delle campagne che è nata la terapia dell’uva e del vino applicata ormai in tutto il Paese. Ma vi lascio subito ad Agnieszka.
Il traduttore: Rolando Marcodini
I nidi delle cicogne e il vino (parte 2a)
Un’altra Cana, ma non in Galilea
Nelle campagne moldave non si possono celebrare le più importanti ricorrenze senza la partecipazione del nettare di Bacco, che accompagna sia le solennità tristi, come i funerali, sia quelle allegre, come le nascite, i battesimi e i matrimoni. La cerimonia tradizionale del matrimonio termina sempre con uno sfarzoso ricevimento nuziale che dura tre giorni. Comincia il venerdì sera nella casa della sposa, dove gli invitati festeggiano fino al sabato. La domenica tutto il corteo nuziale si trasferisce nel nido nuziale del promesso sposo per terminare soltanto il lunedì. Il trasferimento della sposa alla casa del proprio prescelto è simbolicamente suggellato dal brindisi con il vino migliore e dal rinfresco con i dolci. Subito dopo comincia la tappa successiva del festeggiamento. Agli ospiti il padrone di casa offre soprattutto del vino rosso tratto dalla ricca cantina casalinga. Insieme con la dissoluzione dell’Unione Sovietica è comparsa una nuova moda: sulla tavola sono arrivati anche altri alcoolici, ma in quantità non impressionanti. Brandy, vodke e spumanti hanno reso soltanto più piacevole il buon divertimento. Ciò non ha cambiato il fatto che il vino rimane ancora la bevanda principale per questo tipo di celebrazioni che comprendono sempre il ballo con la sposa.
La festa dei patroni del paese e della casa
Ogni campagna in Moldova ha il proprio santo patrono, la cui festa ”Hramul Satului” ricorre ogni anno. In altre parole questo è il giorno dell’onomastico del Santo che veglia sugli abitanti di una precisa campagna. In quest’occasione i Moldavi, per natura estremamente ospitali e aperti, lasciano le porte delle proprie abitazioni completamente spalancate. I vicini delle campagne attigue sono accolti volentieri e naturalmente con il vino e anche con le vivande preparate appositamente per quest’occasione. Il convivio comune procede in un’atmosfera di allegria e benevolenza.
Una festa analoga è un ”Hramul Casei” casalingo, il giorno del santo patrono della casa. Durante la cerimonia del matrimonio i futuri sposi scelgono, davanti al sacerdote, il patrono del podere che difenderà tutta la loro famiglia da ogni sventura. Ogni casa rurale invita il prete della più vicina parrocchia in occasione di questo anniversario. È diventata consuetudine la buona abitudine di offrirgli una bottiglia di vino bianco. Se l’agricoltore non ne possiede nella sua cantinetta, o se il suo vino non è abbastanza fine, allora lo compra dai vicini. Anche qui balli a iosa…
Nel sommergibile e nel cosmo
Una leggenda racconta che nel XVIII secolo una certa autorità moldava, Grigore Ghica, si era ammalato gravemente. Nessun medico del Paese era stato in grado di recargli sollievo. Un bel giorno si era presentato al portone del suo palazzo un contadino, che gli aveva chiesto udienza e poi lo lo aveva portato a Rudi, dov’era riuscito a curarlo per un mese con l’uva e con il vino.
Alla fine della cura quel gran signore era tornato tanto sano e pieno di forze vitali che aveva potuto tornare ai suoi compiti e come segno di gratitudine aveva dato l’ordine di costruire in quel luogo il famoso monastero di Rudi (1777) sulla riva destra del Dnestr. Al giorno d’oggi la tradizione di curare con il vino è ancora viva non soltanto nelle campagne, ma in tutto il Paese. Qui sono popolari allo stesso modo sia la cura con le sole uve e il loro succo che quella con il vino da esse ottenuto.
”Le proprietà terapeutiche del succo d’uva e del vino”, dice Gheorghe Soltan, l’addetto commerciale dell’Ambasciata della Repubblica di Moldova a Varsavia, ”sono note non soltanto da oggi”. E aggiunge: ”Quando si condensa il succo delle uve acerbe i contadini lo raccolgono in piccole bottigliette. Sanno che questa è una medicina eccellente per le malattie degli occhi. Nei sanatori è usato il succo pulito e concentrato di opportuni tipi d’uva. I pazienti lo bevono tre, quattro volte al giorno ed è un medicamento perfetto per diversi casi. Una volta si poteva comprare questo succo naturale in ogni negozio, oggi purtroppo la maggior parte dei produttori tende a ‘perfezionarlo’ con dei conservanti. I Moldavi curano tutti i raffreddori con il vino rosso a cui aggiungono miele e pepe”.
I ”sanatori del vino” di lunga tradizione in Moldova sono: Camenca, Călăraşi, Vorniceni, Vadul lui Vodă e Cahul.
Gli abitanti della Moldova conoscono il vino per la sua proprietà di ritardare i processi d’invecchiamento dell’organismo umano, sanno che previene le malattie oncologiche e che aiuta anche l’apparato circolatorio del sangue. Il vino rosso è particolarmente ricco di antiossidanti, il vino bianco invece (per esempio Fetească Albă, Aligote, Riesling) ha una forte attività antibatterica e si usa nella lotta contro malattie come tubercolosi, malaria e perfino in caso di colera.
Il vino aiuta la cura delle malattie dell’apparato respiratorio: in Moldova è usata comunemente una bevanda chiamata ”izvar”, preparata a base di vino rosso da tavola, il più delle volte Cabernet o Merlot, al quale si aggiungono pepe, chiodi di garofano, zucchero e miele. Si scalda finché non forma una schiuma e si beve quando è ancora molto calda. Inoltre, una delizia enologica come l’infuso di vino con l’assenzio è prescritta contro la diarrea e diversi altri problemi gastrici.
Vini rossi ricchi di tannini, come Cabernet Sauvignon, Saperavi, Roşu de Peresecina (rosso di Peresecina), Romaneşti, Roşu de Purcari (rosso di Purcari) recano sollievo particolarmente nei casi di ulcera.
Il nettare di Bacco è anche un sostegno alle persone che soffrono di malattie del ricambio poiché abbassa il colesterolo troppo alto. In questo trovano la loro applicazione anzitutto i vini aromatici come Buchetul Moldovei (bouquet moldavo), Roua Dimineții (rosa mattutina) e i vermut. Il Kagor (localmente significa vino-sangue), denso come l’olio oppure come il sangue umano, dal colore rubino molto scuro verso il nerastro, è usato come mezzo di difesa dagli effetti dell’irraggiamento radioattivo. È prescritto agli equipaggi di navi a combustione nucleare e sommergibili, alle maestranze di fabbriche che hanno rapporto con materiali radioattivi e anche agli esploratori dell’Artide e dell’Antartide, come pure ai cosmonauti.
Il vino rosso da tavola combatte l’anemia; il bianco, specialmente quello frizzante, stimola il lavoro del cuore e rinforza anche i polmoni. I bianchi secchi sono usati anche per curare il diabete. Aligote, Fetească, Chardonnay, Sauvignon, Riesling, Rcaţiteli, ricchi di componenti minerali, sono usati nella terapia delle malattie delle articolazioni.
Se vi riuscisse comunque di scegliere anche gli itinerari, durante un viaggio nella Moldova del vino, non dimenticatevi di visitare anche quelle campagne.
Nonostante gli impicci quotidiani, ci darà il benvenuto della gente allegra che possiede l’abilità di fare il vino di generazione in generazione. Vale la pena di comprare dai vignaioli delle bottiglie di vero vino campagnolo che potrà riscaldarvi nelle fredde serate autunnali oppure anche curarvi i raffreddori invernali.
Agnieszka Żak
Ha smesso di giocare in cortile fra i cestelli dei bottiglioni di Barbera dello zio imbottigliatore all’ingrosso per arruolarsi fra i cavalieri di re Nebbiolo e offrire i suoi servigi alle tre principesse del Monte Rosa: Croatina, Vespolina e Uva Rara. Folgorato dal principe Cabernet sulla via dei cipressi che a Bolgheri alti e stretti van da San Guido in duplice filar, ha tentato l’arrocco con re Sangiovese, ma è stato sopraffatto dalle birre Baltic Porter e si è arreso alla vodka. Perito Capotecnico Industriale in giro per il mondo, non si direbbe un “signor no”, eppure lo è stato finché non l’hanno ficcato a forza in pensione da dove però si vendica scrivendo di vino in diverse lingue per dimenticare la bicicletta da corsa, forse l’unica vera passione della sua vita, ormai appesa al chiodo.