Il racconto di Hans Christian Andersen narra di un piccolo cigno cresciuto per errore da una famiglia di anatre ed emarginato per il suo aspetto da quelli che sarebbero dovuti essere i suoi simili; dopo essere fuggito ed in seguito a molte peripezie si scoprirà cresciuto e “trasformato” in un bellissimo cigno accettato finalmente dai suoi veri simili.
La storia dell’annata 2014 in parte ricorda questa trasformazione, ma cercherò di spiegarvi meglio cosa intendo.
L’estate più difficile possibile, figlia delle piogge, delle temperature basse e delle poche ore di luce (stiamo generalizzando, questo non vale per tutte le zone produttive, ma almeno per le più importanti).
Lavoravo al Vittorio Emanuele ristorante in piazza Bra a Verona, ricordo bene come su 90 giorni d’estate avesse piovuto per circa 75, non consecutivamente si intende, era un estate atipica fatta di temperature rigide, le temperature medie erano di circa 24 gradi, e di perenni annuvolamenti.
Tutto cambia in settembre nel quale le temperature si mitigano, le piogge cessano e il sole inizia a fare il suo lavoro aiutando la crescita dei grappoli, ottobre e novembre chiudono il cerchio portando avanti le idee di settembre evitando non solo la pioggia, ma anche la grandine.
Sappiamo che la critica non apprezza le annate che io definisco esili e i presupposti della ’14 erano esattamente quelli, bistrattata fin da subito e definita un’annata minore, declassata dalla maggior parte dei produttori che decidono di non fare le riserve o vini più importanti, infine sottovalutata dai produttori stessi che per paura di perdere il raccolto si decidono a vendemmiare troppo presto.
Io però lo dico sempre, se Roberto decide di declassare tutto a Monfortino forse un motivo c’è.
Per i pochi che hanno avuto coraggio le riserve e i vini di punta nascono da uve raccolte a piena maturazione, è vero vendemmiate più tardivamente di quello che le annate recenti ci stano insegnando, ma per questo figlie di sbalzi di temperatura più decisi che danno a questi vini profondità incredibili già in gioventù e che adesso ci stanno regalando dei vini freschi, vivaci e sorprendentemente profondi.
Non dimenticatevi delle annate minori, andate a ricercare chi il vino lo sa fare, saranno questi produttori a farvi capire, come avevamo detto per Speri, che il vino è anche figlio dell’annata ed a volte bisogna aspettare per definire se un anno sia sfortunato o addirittura brutto, come avviene per quell’anatroccolo, che dopo essere cresciuto si dimostra la splendida creatura che è, così ricordiamoci che sarà sempre il tempo a dirci se ne vale la pena o meno.
La ’14 è ad oggi, tra le annate moderne, la più sorprendente, la più discussa e soprattutto la mia preferita.
Cos’altro dire……….. #lanostravitaèincredibile.
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