Aperitivo con vista a un passo dal cielo
Aperitivo con vista a un passo dal cielo
Estate: tempo di aperitivi all’aperto per godersi l’aria più fresca della sera, e se si tratta di Roma la preferenza va sicuramente ad una delle terrazze da cui ammirare i colori del tramonto e la vista sullo skyline della città.
Eitch Borromini, antica dimora situata in un palazzo progettato da Borromini a metà del XVII secolo, offre tutto questo e anche di più: dalla sua iconica terrazza chiamata significativamente La Grande Bellezza, ci si affaccia sull’intera scenografia senza pari del centro di Roma.
Il momento dell’happy hour dalla terrazza dell’Eitch Borromini è un piacere che appaga tutti e 5 i sensi. Stimolati dalla bellezza senza tempo dei monumenti che si possono ammirare sorseggiando un drink, e da una riflessione sull’antichità dei sotterranei sottostanti Piazza Navona, è bello ricordare che anche il rito dell’aperitivo è millenario ed era apprezzato già nella Roma antica.
Aperitivo sulla Terrazza “La Grande Bellezza”
La Terrazza Borromini “La Grande Bellezza” si trova sul rooftop al quinto e ultimo piano di Palazzo Pamphilj progettato dal Borromini nel XVII secolo, oggi occupato dall’Eitch Borromini.
Incastonata tra il campanile e la magnifica cupola di Sant’Agnese in Agone la terrazza si affaccia su Piazza Navona, a picco sulla fontana dei Quattro Fiumi del Bernini.
La veduta che si può ammirare è unica al mondo, il tramonto è ancora più scenografico, i rumori sono rarefatti, il Ponentino e i gabbiani portano suggestioni di mare.
Il momento dell’aperitivo sul rooftop di Eitch Borromini è unico ed esclusivo, un evento cool in cui eleganza e fascino storico e culturale si uniscono ad un happy hour ricco, variegato, di qualità, con stuzzichini, dove scegliere fra una vasta carta vini, o la migliore mixology per un cocktail experience fuori dall’ordinario.
Da una vista senza tempo, quella che si gode dalla Terrazza La Grande Bellezza di Eitch Borromini, al rito senza tempo dell’aperitivo: le origini di questa usanza sono da ricercare molto indietro nei secoli, addirittura nei millenni.
L’etimologia del termine deriva da aperitivus, che apre, l’appetito. Pare risalga al V secolo a.C., quando il medico Ippocrate prescriveva ai suoi pazienti un vino bianco aromatico e speziato come rimedio per l’inappetenza.
La bevanda, arricchita di assenzio ed erbe, risultava amarognola; per questo i romani la chiamarono vinum absinthiatum e vi aggiunsero rosmarino e salvia.
Il motivo del sapore scelto dal grande Ippocrate: il gusto amaro stimola l’appetito provocando la secrezione di saliva e di enzimi.
Nei secoli alle erbe amare si aggiunsero man mano spezie esotiche provenienti dai lontani viaggi: cannella, chiodi di garofano, china…fino ad arrivare al 1796, quando a Torino venne inventato da Antonio Benedetto Carpano il Vermouth (dal tedesco “wermut”, assenzio), vino aromatizzato con china.
Quando i Vermouth arrivò a farsi apprezzare da Vittorio Emanuele II e divenne l’aperitivo ufficiale di corte, si diffuse su larga scala, divenne da rimedio per curarsi a momento conviviale di piacere.
Milano e Torino sono i due poli della nascita dell’aperitivo: a metà dell’Ottocento Torino ricambia con la nascita del Martini Bianco che si diffonde per la sua dolcezza e aroma di fiori infusi, mentre a Milano Gaspare Campari, proprietario di un caffè sotto la Galleria di Milano, lancia alla grande un nuovo aperitivo amaro chiamandolo bitter (amaro) che spopolò come aperitivo ribattezzato bitter Campari.
Da allora tutto il resto è storia: l’usanza della bevanda leggermente alcolica e amara per stimolare l’appetito, si diffuse in tutta Italia e divenne un rito sociale e una piacevole indulgenza, accompagnandosi a stuzzichini trasformandosi in chiave sempre più conviviale e articolata.
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