Arancino e arancina, lo street food siciliano per eccellenza

Arancino e arancina, lo street food siciliano per eccellenza

Arancino e arancina, lo street food siciliano per eccellenza

In tutta Italia, le generazioni più recenti spostano sul piano lessicale la lotta per la parità dei diritti e contro le discriminazioni di genere, tentando di imporre nella lingua italiana l’utilizzo dello schwa e di eliminare così una “ormai superata” distinzione tra maschile e femminile, priva di senso tanto nella lingua, quanto nella vita di tutti i giorni.

Nello stesso periodo, in Sicilia, invece, permane ancora forte la distinzione di genere, ma non, come potrebbero immaginare i sociologi della famiglia, nel senso di una netta separazione dei ruoli, quanto piuttosto per l’alimento principe dello street food insulare: arancino e arancina!

La tradizione del riso a tavola dagli arabi in Sicilia

La ricetta della badduzza di riso farcita sembrerebbe nascere all’epoca dell’invasione araba della Sicilia, nel corso del X e dell’XI secolo. A tavola, era usanza dei popoli mediorientali raccogliere nell’incavo della mano una parte di riso e aggiungervi carne di agnello, prima di portare il tutto alla bocca.

Due secoli di predominio, si sa, lasciano il segno, al punto che un millennio dopo, in Sicilia non sono rimasti solo l’architettura (da est ad ovest) e il cous cous (in particolare, nella zona che va dall’agrigentino al trapanese), né solo la pastorizia e la granita: l’arancino o l’arancina sono talmente diffusi sull’isola e talmente noti anche al di fuori che potrebbero essere utilizzati come stemmi sulla bandiera giallo rossa e la cosa non sconvolgerebbe nessuno!

La diatopia dell’arancino e dell’arancina

La farcitura è varia e, in qualsiasi rosticceria dell’isola, se ne possono trovare ricette differenti: dai più tradizionali, come quelli (o quelle) alla norma (con melanzane e pomodoro), quelli con il ragù e i piselli o quelli al burro (solo di nome, dato che di fatto contengono prosciutto e mozzarella), a quelli più particolari: al pesce spada, al pistacchio, ai funghi, al salmone, … e così via.

Se ogni turista che si rispetti, appena atterrato, ha come unico pensiero quello di entrare in una rosticceria e ordinare una di queste prelibatezze tipicamente siciliane, si presenta sempre e inevitabilmente una vexata quaestio: al banco, deve chiedere «un arancino» o «un’arancina»?

Sia detto una volta per tutte; nella peggiore delle ipotesi, l’affamato e goloso turista sarà semplicemente redarguito: «si chiama arancino» oppure «si chiama arancina» sarà la risposta del personale! Nessuno sarà scortato fuori dalla rosticceria o dal bar da una coppia di rispettabili personaggi con giacca di velluto, coppola e lupara a spalla: l’errore, infatti, non è tanto grave da infangare il nome della ricetta, ma riguarda semplicemente una questione diatopica, ovvero di una variazione linguistica su base geografica.

Detto in termini estremamente pratici: chi atterri a Palermo o a Trapani, sentirà parlare di arancine al femminile; chi atterri a Catania o a Comiso o chi, in attesa del Ponte, arrivi con il traghetto sentirà nominare gli arancini, al maschile.

Il dibattito sulla forma e il giudizio della Crusca

Nel corso dei decenni, forse dei secoli, in tanti si sono scomodati per stabilire una volta per tutte il genere maschile o femminile della pietanza a base di riso.

Si è detto che la forma corretta è quella femminile di arancina, in quanto il nome richiama il frutto dell’arancio e quindi, in quanto tale, nella lingua italiana assume la forma al femminile. Si è, però, risposto che questo ragionamento, almeno in Sicilia, non vale: nei diversi dialetti locali, ci si riferisce al frutto utilizzando un nome al maschile, aranciu; di conseguenza, si dovrebbe dire arancino.

È chiaro che, intrapresa questa strada, è difficile uscirsene indenni: il rischio è di rimpallare da una parte all’altra dell’isola, da un arancino catanese ad un’arancina palermitana, in una lotta piccolo campanilistica che non ha senso di esistere.

Anche l’Accademia della Crusca ne ha discusso a lungo, per arrivare sempre alla medesima conclusione: esistono entrambe le forme linguistiche – arancino e arancina; entrambe sono corrette e possono essere impiegate indifferentemente.

Anche i casinò online, come la diatriba tra arancino e arancina, rappresentano una sfida di preferenze personali e scelte regionali. Così come il dibattito su quale sia la forma corretta della famosa specialità siciliana, anche il mondo del gioco online offre tante di opzioni, dai siti ADM/AAMS ai casino online senza licenza italiana, per soddisfare tutti i gusti e le preferenze degli utenti.

Arancino a punta e arancina rotonda

Oggi, in qualsiasi rosticceria, bar o ristorante, si trovano arancini e arancine di forme differenti: a punta, tondi, schiacciati, a cuore, … L’unico limite è dato dalla fantasia del cuoco e dal livello di consistenza di riso e farcitura, da cui dipende la possibilità di lavorare il composto prima di friggerlo.

In origine, però, le forme erano solo due: rotonda e a punta. Le arancine, quelle di Palermo e della parte occidentale della Sicilia, sono rotonde, perché richiamano la perfezione della sfera, proprio come nel caso dell’arancia e del sole.

Gli arancini, quelli di Catania e della parte orientale dell’isola, sono a punta, in onore del vulcano che sovrasta la città e la Sicilia nord orientale (e mangiati appena tolti dall’olio della frittura possono effettivamente ricordare la lava, per la temperatura che riescono a raggiungere al proprio interno)!

L’importante è, entrando in rosticceria, non chiedere un arancinə (con lo schwa): il rischio è di non essere compresi e di dover ripiegare su un trancio di pizza margherita o su un calzone con le melanzane; street food altrettanto buono, ma di certo maggiormente diffuso in tutto il paese e meno legato alle tradizioni siciliane, rispetto all’arancino e all’arancina.

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