Arriva l’autunno e pasta chi vrocculi arriminati sia!
Arriva l’autunno e pasta chi vrocculi arriminati sia!
Tanto desiderabile e tanto gustosa pare
a pasta chi vroccula, quando dal piatto mi talìa,
che il mio palato e la mia salivazione aumentano
al pensiero che tra poco gusterò la prima furchittata .Essa si lascia ammirare, sentendosi ammirare,
vestita di verde, croccante muddica e
e qua e là puntellata di pinoli e passolina
finché una seconda forchettata le vado a conficcare.Poi le forchettate sui bucatini diventano tre, quattro, cincu e sei,
perché dà dolcezza allo stomaco,
che, chi non se la mangia, non può proprio capire quanto è bona.e ora che il piatto è pulito a dovere
un spirito soave pieno di vrocculi e sazietà,
va dicendo : Ancora!
Con l’arrivo dell’autunno, su ogni tavola palermitana che si rispetti, almeno una volta a settimana, non si può non mangiare a pranzo un bel piato di pasta coi broccoli, o pasta chi vroccula arriminati, come recita il siciliano.
Come la scrivente ha già enfatizzato in altri articoli, gli ingredienti per la preparazione vanno scelti accuratamente perché questa prelibatezza, una vera poesia per il palato, riempia lo stomaco e, per i buongustai, solletichi lo spirito.
Per preparare a consa, ossia il condimento per la pasta, è necessario prima lessarlo e, tagliarlo a pezzi piccoli perché, in cottura, dovranno sfaldarsi a formare una crema.
Messa a bollire l’acqua per la pasta, il condimento è presto pronto e la quantità che finirà dritta nei piatti è scelta a sentimento: in un tegamino, si fanno rosolare nell’olio la cipolla e dei filetti d’acciuga; poco dopo si aggiungono i broccoli e pignola e passolina, ovvero pinoli e uvetta; si aggiungono poi sale e pepe.
Dopo una rosolata a fuoco vivace si aggiunge un po’ d’acqua calda e una busta di zafferano che, dopo essersi sciolto, trasformerà il verde brillante del broccolo in un verde più tenue ma di certo corposo nel sapore e il condimento sarà pronto.
Nel frattempo si può calare la pasta longa: il formato prediletto è il maccheroncello palermitano, ma alcuni gli preferiscono il bucatino perché è più facile da afferrare con la forchetta.
Mentre la pasta cuoce, si prepara in un padellino la muddica atturrata, ossia il pangrattato abbrustolito con un filo d’olio. Bisogna mescolarlo spesso per miscelarlo bene e impedire che si bruci troppo.
Scolata la pasta, si uniscono tutti e tre gli ingredienti e questo piatto vestito di verde e dorato di muddica è pronto a deliziare palato, stomaco e quello spirito soave prima del Poeta Vate – che, mi perdonerete, rivolgeva però le sue attenzioni ad un nobilissimo “oggetto” d’Amore”- poi della scrivente amante della buona pasta chi vrocculi arriminati.
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