Briatore a Napoli fa la pizza “napoletana”
Mi aspetto che molti miei conterranei inveiscano anche contro di me dopo questo articolo. Purtroppo come sono solito dire ai miei amici “posso sperare di essere compreso ma con i cretini non mi faccio illusioni”.
Come, purtroppo, accade spesso a Napoli si è scatenato un vero e proprio putiferio. Chissà perché ai miei concittadini (sono dei Miracoli sia chiaro anche questo!) quando gli tocchi la pizza, la mozzarella e i piatti della tradizione è peggio che se gli offendi la mamma o la sorella (questa vale un punto in meno della mamma).
Tra qualche “benvenuto” (pochi e intelligenti), qualche lingua che si è “impigliata nello sfintere” dell’imprenditore cuneese (poi trasferitosi a Milano) e qualche commento anche condito di curiosità si è scatenata la guerra.
Giù “vattene da Napoli”, “te la mangi tu”, “non osare di toccare la pizza” ecc
Una pletora di ingiurie e lamentazioni, a dire il vero anche vergognose e da ignoranti poco lungimiranti. Se il rag. Briatore, multi milionario abituato a far soldi, investe su Napoli non fa altro che attrarre con sé altri investitori che, a loro volta, generano reddito, lavoro e turismo che porta altro lavoro e così via. Ma questo Gennarino e Assuntina (nomi a caso) non lo capiscono. Non ci arrivano. Per loro la gravità è che gli hanno toccato la pizza….
Si pensi che, appena aperto a “zero coperti”, su Google aveva un punteggio di 1,8 con recensioni da 1 che con l’esperienza “vado, mangio e voto” non avevano nulla a che vedere.
Qualcuno l’ha messa sul piano del costo. A questi avevo già risposto QUI.
Come se non bastasse sono poi arrivati i professionisti che tanto per mantenere il livello su un piano basso hanno ben pensato di mostrare a Briatore come si fa la sua pizza e che la sanno fare anche loro.
Nella fattispecie è una pizza stile “egiziano”. Acqua, farina, sale e basta. Zero lievito. E di solito con panetto da 160 grammi. Stesa il più sottile possibile, di solito con un mattarello piccolo e del diametro di 2-3 cm
Farcita in maniera diffusa e minimalista non corre il rischio di risultare indigesta, e qui sento di dire, non per l’assenza di lieviti ma, soprattutto, per la leggerezza di tutto il carico tra grammatura impasto e grammatura cibo
Da Crazy Pizza, dove lo stesso Briatore dichiara si va per regalarsi una bella serata e non solo mangiare la pizza, i pizzaioli la stendono anche con acrobazie aere come nei campionati di free style di pizza. In questo Ciro Salvo ha centrato in pieno il messaggio “Briatore fa locali, noi siamo la storia” (cit.) e sicuramente Errico Porzio è stato ben centrato nel mostrare come è fatta una pizza di Crazy Pizza, senza denigrare o lasciarsi andare a paragoni che non stanno ne in cielo ne in terra.
Credo che però siamo in pochi a sapere che il pizzaiolo capo di Crazy Pizza è napoletano, esattamente della Masseria Cardone a Secondigliano. Si chiama Paolo Testa. Si è formato presso la storica e centenaria Pizzeria da Gennaro del Corso Secondigliano e proviene da una famiglia di pizzaioli che sono prima cresciuti lì e poi sono andati a fare esperienza o in proprio (il padre aprì una pizzeria a Frattaminore 35-40 anni fa) o come dipendenti; lui stesso ha girato molte pizzerie a Napoli, tra le quali una, che se non ricordo male si chiamava “Sotto le scale”, a Via Terracina.
Ora come la mettiamo? Come ce ne usciamo? Chiamiamo traditore Paolo Testa? Lo scomunichiamo e gli leviamo la cittadinanza?
Se solo i napoletani sanno fare la pizza e chi fa la pizza da Briatore è napoletanissimo, formatosi da pizzaioli centenari napoletani, la sua pizza come è? Napoletana o no?
Suggerimenti per vivere bene: collegare la spina del cervello prima di parlare e scrivere.
N.B. L’immagine di copertina è presa dal web e può essere addizionata di photocredit o rimossa in qualsiasi momento a semplice richiesta dell’autore
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