Cibi e bevande nelle relazioni di Pietro Querini (parte quinta)

querini

Terra, finalmente!

La salvezza è quindi vicina, ma l’insenatura dell’isoletta a cui erano in procinto di approdare, era irta di secche e di scogli: fortunatamente un’onda sollevò la “barca nostra e mesela (la mise) fora de dita seca” posandola nell’unica spiaggetta (NdR: tuttora esistente) di quell’isola irta di rocce.

Riportiamo dalle relazioni originali di Pietro Querini (di seguito detta “Vaticana”) e dei due Ufficiali di Bordo, Nicolò di Michiel e Cristofalo Fioravante ,(detta “Marciana”) le loro narrazioni.

VATICANA

Quelli che erano a prua
“Diseseno (discesero) ala tanto desiderata tera, trovano (trovarono) copertura de candida et freda neve, de la qual prendeno (presero, ne assunsero) senza mesura per refrigidar le loro visere arse et sute (asciutte) da la sede (sete), al che fato (dopo aver fatto ciò)… a nui in sechia e caldiera (pentolone) ne porxe: non altramente comenzasemo a sumerla come solieno fare i famati porzi (gli affamati porci) quando li vien posto avanti l’orzo, over altra esca (cibo) a lor naturale.

queriniIo con verità dico tanta ne asonxi ne l’arido ventre che non l’averia potuta portare sopra le spale, né se poria comprendere la vageza e satisfazion de la mente mia, parendome che in quel tanto asumer de licor (liquido) satisfexe e ogni mia felizità e salute, ma el contrario advene a 6 de la misera compagnia, perché quela note, avendo ancora loro mangiato de quela frigida vivanda, espirò de questa vita, noi estimando che la beuta aqua salmastra per avanti li avese dato il caparo (la caparra, l’anticipo) de la morte”.
I naufraghi compresero subito che l’isola era disabitata, ma scorgono che vicino ad essa…

 

MARCIANA

“eserne un’altra che mostrava sembiante d’abituro domestico”, perciò deliberarono di andare su quella, ma la barca, lasciata incustodita e sbattuta dalle onde sulle rocce, si spaccò completamente appena saliti in cinque.
Cosi, recuperato il fasciame, i remi e le vele, con ciò costruirono due tende di fortuna.
Il problema di alimentarsi però era rimasto…

VATICANA

“Constreti poi da la fame rizercaxe (costretti dalla fame a ricercarci) che ne foxe rimasto de le vivande nostre, non atrevasemo (trovammo) altro che, in uno fondo de saco, fregole (briciole) de biscoto misto con molte cagadure de rati (escrementi di ratti), persuto (prosciutto) uno e una picoleta peza de formazo, de le qual cose rescaldesemo a uno picolo fuoco che fesemo de li costradi ( che facemmo con i portelli di legno) dela barca nostra, et cusì saturesemo arquanto le bramose gole”.
Purtroppo quel scarso alimento viene presto finito…

querini

MARCIANA

(in foto di copertina il testo originale)
“Mancandone in tuto ogni substantia de zibo, andavemo errando su per li extremi liti (lidi, spiagge) del mare, dove ne porgieva la natura el vivere, et dove alcuni vermiseli chiocole (vermicelli di mare a chiocciola) e pantalene (patelle) per sì medesima natura substentava, e di questo, non quanto nè quando volevemo, ma quando potremo con picola quantità, e de neve molta mescolatavi erba fixolla, in secondo grado amarissima, in lo caldarone bollita, si gustavemo, ma non satiavemo, agiongendo zerta erba, del nome ignorando, qual fra sasi (fra i sassi) alguna volta trovamo, ma poca; et cusì 13 giorni, con poca carità per la extrema penuria venuta, di che se vardavemo l’un l’altro (ci tenevamo d’occhio, ci controllavamo), uxavemo vita caprina et bestiale (facevamo una vita da capre, come le bestie)”.

querini

A causa di questi patimenti, muoiono altri 5 naufraghi, e le speranze dei sopravvissuti si affievoliscono, ma il loro destino sta per cambiare.
(Continua)

Immagini dalla Graphic Novel “1432, il Veneziano che scoprì il Baccalà” (con i disegni di Paolo Cossi)

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