Dall'Asia all'Europa: la lunga marcia del riso verso l'Occidente
Dall’Asia all’Europa: la lunga marcia del riso verso l’Occidente
Il viaggio del riso dall’Asia all’Europa fu lungo e complesso, segnato da scambi commerciali, migrazioni e conquiste.
Giunto per la prima volta in Occidente come spezia esotica e medicinale, il riso fu inizialmente apprezzato per le sue proprietà terapeutiche e solo in seguito introdotto come alimento.
La sua diffusione fu graduale, favorita dagli Arabi e consolidata nelle regioni mediterranee nel corso del Medioevo.
Le prime menzioni del riso in Europa risalgono alla Grecia classica.
Autori come Sofocle e Aristobulo lo descrissero come un cereale esotico importato dall’Oriente. Tuttavia, fu con le esplorazioni indiane del persiano Scìllace di Carianda, incaricato da Dario di Persia, che il riso entrò nelle cronache occidentali. Anche Erodoto, seguendo le testimonianze di Scìllace, ne parlò come di un cereale simile al miglio.
In epoca romana, il riso era utilizzato soprattutto in medicina. Dioscoride, medico di epoca imperiale, ne descrisse le proprietà salutari nei suoi trattati, come il De Materia Medica. Galeno, medico dell’imperatore Marco Aurelio, utilizzava il riso per il trattamento di numerose affezioni, raccomandandone l’impiego come alimento per disturbi digestivi.
L’uso del riso nella cucina romana era comunque limitato, e veniva considerato una spezia rara, importata dall’Oriente attraverso Alessandria.
La coltivazione del riso in Europa iniziò a prendere piede tra il VII e l’VIII secolo, grazie all’espansione araba.
La Spagna e la Sicilia furono le prime aree europee dove il riso venne coltivato su larga scala.
Documenti storici attestano la presenza di coltivazioni di riso nelle regioni spagnole di Alzira e Xativa già nel XII secolo, mentre in Italia il riso giunse tramite commercianti veneziani e soldati di ritorno dalle Crociate. Il primo centro di coltivazione italiana si stabilì probabilmente in Sicilia, dove gli Arabi introdussero nuove tecniche agricole.
In Francia, la coltivazione del riso iniziò nel XVI secolo nella regione della Camargue, grazie a opere di bonifica e canalizzazione.
Anche in Italia, l’attività risicola trovò terreno fertile. Nel 1475, il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza donò sacchi di riso a Ferrara per incentivarne la coltivazione.
Il riso attecchì nelle aree paludose della Pianura Padana, soprattutto in Lombardia e Piemonte, dove canali d’irrigazione ne facilitarono la diffusione.
Con la diffusione del riso nelle aree paludose europee, sorsero problemi legati alla malaria, spingendo le autorità a regolamentare la coltivazione.
Diverse grida emesse dai regnanti limitavano le coltivazioni in prossimità delle città.
A Milano, nel XVI secolo, un editto del viceré spagnolo vietava la semina di riso entro sei miglia dalla città, pena pesanti sanzioni.
Il percorso che ha portato il riso dall’Asia alle tavole europee testimonia l’importanza della cultura del cibo come elemento di unione tra i popoli.
Originariamente impiegato come spezia e medicina, il riso si è evoluto, trasformandosi in alimento base e diventando simbolo di abbondanza e prosperità anche in Occidente.
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