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Donne e gusto: tra cucina, scrittura e spettacolo

 

Donne e gusto: tra cucina, scrittura e spettacolo

Intervista alla sommelier Lucia Migliaccio

Determinazione, passione e una continua ricerca dell’eccellenza: sono queste le caratteristiche che definiscono il percorso della Dott.ssa Migliaccio.

Partita dal mondo del diritto, ha seguito la sua vocazione trasformando un interesse per il vino in una carriera brillante nel settore enogastronomico.

Da avvocato penalista a sommelier e critica enogastronomica, il suo percorso è la dimostrazione di come la curiosità e il coraggio possano portare a reinventarsi con successo.

In questa intervista, ci racconta le sfide affrontate, il valore della competenza femminile in un settore ancora in evoluzione e il significato di un riconoscimento come “Sommelier dell’anno”.

Dott. ssa Migliaccio può presentarsi al pubblico dei lettori di DTEG?

“Classe ‘88, sono una donna ambiziosa, determinata e curiosa.

Sicuramente iperattiva: stare ferma non è mai stato il mio forte. Amo le sfide e, da diversi anni, il vino.

È entrato nella mia vita quando avevo diciotto, diciannove anni, un mondo che da allora non ha mai smesso di sorprendermi. All’epoca ero una studentessa universitaria, astemia e per nulla interessata al settore vitivinicolo, ma decisi di iscrivermi al primo livello AIS Caserta per dimostrare a mio padre che anche io potevo diventare un’esperta.

All’inizio era semplice curiosità, poi è diventata passione.

Passione che, con il tempo, oggi, ha intrecciato anche la mia vita privata: il mio compagno è un produttore di Falerno del Massico con l’azienda viticola Bianchini Rossetti, a Casale di Carinola.

Dopo la laurea e l’abilitazione alla professione forense, ho iniziato a lavorare come avvocato, ma presto sono arrivati i primi dubbi.

Sentivo il bisogno di approfondire il mondo del vino, così ho completato il percorso da sommelier AIS, frequentato il Master in Food & Wine Management della Business School del Sole 24 Ore e lavorato come resident sommelier presso Aquapetra Resort & Spa.

Ho sostenuto l’esame da degustatore, viaggiato, visitato centinaia di aziende, instaurato rapporti vis-à-vis con i produttori, iniziato a raccontare il settore enogastronomico per diverse testate di riferimento.

Oggi, insieme alla mia collega Valentina Taccone, ho fondato ICONICA, la nostra agenzia di comunicazione dedicata esclusivamente al mondo del food & wine. Un progetto che è la sintesi perfetta del mio percorso e della mia passione”.

Ha iniziato la Sua carriera come avvocato penalista e successivamente sei diventata sommelier e critica enogastronomica. Cosa L’ha spinto a intraprendere questo cambiamento professionale e come le sue precedenti esperienze hanno influenzato il suo approccio nel mondo del vino?

“Sì, è vero. Ho lasciato il mondo dei codici e dei tailleur d’ordinanza per costruire una carriera nel vino. È stato un salto nel vuoto, guidato da un’idea ambiziosa di felicità.

La formazione giuridica mi ha sicuramente aiutata a sviluppare un certo mindset e a gestire i rapporti professionali con metodo e strategia, ma ciò che ha davvero segnato il mio percorso è stata la mia curiosità instancabile e una determinazione feroce.

Ho sempre avuto fame: fame di sapere, di crescere, di affermarmi.

Non importa l’ambito – università, studio legale o settore enogastronomico – la mia attitudine è sempre stata la stessa.

Credo che il punto di partenza sia capire davvero cosa si vuole. Una volta trovato, tutto diventa più chiaro.

È inevitabile affrontare momenti di difficoltà, ma se il fine è la propria realizzazione, vale sempre la pena rischiare. Anche quando significa stringere la cinghia e affrontare l’incertezza”.

Nel 2020 è stata nominata “Sommelier dell’anno” dal quotidiano Il Mattino. Come ha influenzato questo riconoscimento la sua carriera e quali opportunità le ha aperto nel settore enologico?

“Ho accolto questo riconoscimento con stupore, emozione e una grande voglia di fare sempre meglio. È arrivato in un periodo complesso, in piena pandemia, ma anche dopo una fase di intenso impegno professionale.

All’epoca lavoravo ad Aquapetra Resort & Spa e il mio obiettivo era prendermi cura del territorio, dell’ambiente e della natura, mettendo in risalto la qualità e il valore dei vini campani.

La mia carta dei vini non era solo un elenco, ma la parte liquida di un viaggio: partiva dal resort, attraversava il Sannio e si diramava nelle regioni e nei Paesi in cui il vino è storia e identità.

Ho sempre privilegiato etichette capaci di raccontare il territorio e la passione dei vignaioli.

Da allora ho vissuto questo premio con responsabilità, consapevole che un traguardo del genere non è un punto d’arrivo, ma un nuovo punto di partenza”.

Il mondo del vino è tradizionalmente dominato dagli uomini. Quali sfide ha affrontato come donna sommelier e come pensa che il settore stia evolvendo in termini di inclusività e rappresentanza femminile?

“Il mondo del vino è stato a lungo dominato dagli uomini, spesso con sfumature di maschilismo e pregiudizi radicati.

In passato, emergere come donna era più difficile, ed è per questo che per anni si sono viste tante immagini che puntavano più sull’estetica che sulla competenza.

Le donne del vino in Italia sono una realtà più recente rispetto ad altri Paesi, e ricordo bene quando, alle prime degustazioni, mi sentivo solo “una ragazzina” senza diritto di parola.

Il cliché vuole ancora oggi che il sommelier e il produttore siano figure maschili, ma credo che questo sia frutto più dell’ignoranza che di una reale volontà di esclusione.

Le cose stanno cambiando e, soprattutto tra le nuove generazioni, vedo meno pregiudizi e una maggiore attenzione al merito.

L’aumento della presenza femminile nel settore è il risultato di un cambiamento sociale più ampio, che sta finalmente toccando anche il mondo del vino.

Oggi le donne ricoprono ruoli sempre più importanti, anche imprenditoriali, ma se guardiamo le posizioni apicali, la parità è ancora lontana ma, la luce alla fine del tunnel, si lascia intravedere”.

Se fosse un vino sarebbe…?

“In questo momento, sarei un Metodo Classico da uve nere: elegante ma deciso, complesso ma con un’anima vibrante. Un vino capace di evolversi nel tempo senza perdere freschezza e profondità. Una bollicina che sa essere raffinata ma anche incisiva, in grado di lasciare il segno con ogni sorso, proprio come vorrei fare con il mio lavoro e le mie passioni”.

 

Autore

  • Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano. Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine. Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.

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Anna Calì

Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano. Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine. Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.

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