Non tanto degli avventori (quella c’è sempre), ma di due o più ingredienti di base che, mescolati insieme, creano il concept. Dry, dal 2013, offre pizza napoletana e cocktail. In altre parole, ci vai per una Margherita ma anche soltanto per un gin con succo di limone. Anzi, è proprio quando sei ubriaco che scopri, ondeggiando nel lungo corridoio fronte ingresso, che c’è anche un forno a legna e un pizzaiolo.
Se hai la fortuna di incrociarlo, lui è Simone Lombardi, formato all’ombra dei Tigli di Padoan e allievo dei corsi del Molino Quaglia. La sua idea di pizza è napoletana ma, come tutte le idee, è molto personale, e non è sicuramente banale. Da 3 anni e mezzo delizia i palati trendy-chic dei milanesi con una delle migliori proposte in città, sempre che si voglia mettere mano al portafogli.
La pizza che abbiamo mangiato (Broccoli gratinati al Grana Padano, scorza di limone caramellato e fior di latte) costa più di dieci euro ed è piccola così, ma straordinariamente buona.
Innanzitutto il gioco di contrasti: la dolcezza del caramello e del broccolo versus la sapidità dell’impasto e le note forti del Grana Padano. La fragranza del broccolo che non era semplicemente (e tristemente) lessato. La croccantezza della scorza di limone. Quella cremina di Grana fenomenale. E il fior di latte di Alvignano che se ne stava lì, ammiccante e silenzioso, contribuendo a legare tutto in modo sublime.
Il topping – come si dice a Milano – è di qualità e l’impasto della pizza soffice e digeribile. Dry continuerà a fare proseliti, anche perché il concept è vincente: puoi dissetarti con un triple sec, lasciarti andare con un vodka tonic, e poi frenare il tasso alcolico – se è il caso – con una bella Margherita.
Il tutto in un locale industrial-chic che è sicuramente bello, stiloso e accogliente. Cosa vuoi di più?
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