Eccovi la seconda (la prima qui) delle presentazioni di quelle cantine che il nostro amico Mariusz Kapczyński ha visitato recentemente ad Eger con le note degustative dei loro vini di spicco, tre alla volta. Nella precedente ci aveva già presentato Lajos Gál, Tamás Sike e Ferenc Tóth. Di quel primo articolo mi ha colpito però un’affermazione di quest’ultimo patriarca, che merita una maggiore riflessione: «Quel che dico può essere impopolare. Penso che con dei vitigni esclusivamente ungheresi non si riesce a fare bene il Bikavér. La kadarka, l’oportó, il kékfrankos non danno la potenza desiderata e producono vini mediocri. Si riescono ad ottenere dei risultati interessanti soltanto nelle annate eccezionali. I vitigni come merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc maturano prima e concentrano più velocemente gli zuccheri. L’effetto desiderato si può ottenere mischiandoli con i vitigni locali. Perciò cambiamo le proporzioni e aggiungiamo meno uve dai vitigni internazionali soltanto quando l’annata è ottima. Ogni cantina ha una propria concezione del Bikavér, i vignaioli sfruttano quello che hanno di meglio nel modo migliore che sanno ed è così che negli anni è nato lo stile, il carattere del Bikavér di ogni cantina. Sono più o meno 10 anni che nelle vigne si è cominciato a piantare i vtigni internazionali proprio allo scopo di fare in futuro un solido, potente ”Sangue di toro”». Il pregio di parlar chiaro non gli è mancato di certo. Avrà ragione?
Traduzione e aggiornamento dati: Rolando Marcodini
Eger: presentazioni (2)
L’aspetto enologico di Eger varia in continuazione. Si nota un netto, coerente miglioramento della qualità e si elaborano nuove regole per la produzione del ”Sangue di toro”. A Eger attualmente si trovano dei vini davvero pregiati, grandi, oltre a dei valenti vignaioli. Fra le pagine di vinisfera.pl vi presento una galleria di questi vignaioli e delle loro realizzazioni. In questa seconda parte ecco Gróf Butler, Orsolya Pince e St. Andrea.
GRÓF BUTTLER
3300 Eger, Nagykőporos út 23–25
Tel/Fax: +36(36)515335
e-mail: info@grofbuttler.hu, sito: www.grofbuttler.hu
Visite: con preavviso (manca la sala per le degustazioni, che si fanno in casa); gruppi fino a 10 persone.
Lingue straniere: inglese.
Superficie delle vigne: 42 ettari (tra i migliori cru: Nagy-Eged, Kis.Eged, Szarkás-tető , Ráchëgy-tető ).
Produzione: da 70 a 100.000 bottiglie.
Vitigni: cabernet franc, cabernet sauvignon, merlot, syrah, kadarka , kékfrankos, pinot noir, kékoportó, menoire (kékmedoc), chardonnay, viognier, sárgamuskotály e altri.
László Bukolyi (fondatore, capo e socio principale della cantina Gróf Buttler) è uno dei personaggi più pittoreschi sulla scena dell’enologia ungherese. Alcuni sostengono che sia addirittura il miglior vignaiolo oggi sul Danubio, ma sul posto non lo amano affatto, perché dicono che si dia delle arie e che critichi a voce alta quasi tutti i vicini. Come lui stesso sottolinea sovente, è completamente autodidatta in quello che attualmente fa, non deve niente a nessuno ed ha imparato viticoltura ed enologia soltanto dai libri. Ha guadagnato molti soldi con la sua precedente attività nel ramo dei computer e nel 1998 ha cominciato a spenderli, comprando terreni di prim’ordine ad Eger, tra cui 20 ettari nella parte superiore del pendio del Nagy-Eged. Tutte queste parcelle (nell’insieme 42 ettari) sono state vitate ambiziosamente negli anni 2000-2003 con vitigni e portainnesti scelti molto accuratamente, con una densità vicina alle 10.000 piante per ettaro. I costi di questo investimento sono stati tanto elevati che il nostro fondatore fu costretto a vendere una parte delle azioni della ditta, conservando però il pieno controllo di quello che avviene nelle vigne ed in cantina. Nel 2003 aveva già suscitato molto scompiglio il suo debuttante Bikavér, ma le vere ambizioni di questa nuova tenuta si sono mostrate soltanto nel 2005 con il vino dell’Eged (la prima annata di questo cru leggendario che ricompariva sul mercato dopo oltre un quarto di secolo!). La resa per ettaro è molto bassa (appena 15-30 ettolitri) e la vinificazione è condotta in modo molto tradizionale. Tutti i vini fermentano sui propri lieviti e maturano in botti ungheresi, nelle quali i rossi sono versati dopo una lunga macerazione in tini aperti senz’alcuna pigiatura in pressa (sic!) né alcuna filtrazione. Il massimo vanto di questa cantina sono le vigne sul Nagy-Eged, che costituiscono il miglior terroir di tutta l’Ungheria per i vini rossi. Questa è l’azienda che ne possiede di più sulla leggendaria montagna e fino a poco tempo fa era anche l’unica a produrne dei vini (soltanto l’anno scorso la cantina Kovács Nimród ha fatto il suo primo vino dalle proprie vigne sull’Eged). Già le prime annate del 2005 e 2006 hanno confermato la grande classe di questo terroir e si sono confrontate con i migliori vini rossi ungheresi. László Bukolyi lavora anche alla rinascita dell’antica gloria della kadarka di Eger, sia come base del Bikavér tradizionale, sia come componente di un celeberrimo, antico rosso dolce aszú (nel 2005 è riuscito a fare una piccola partita di questo elisir, che nessuno a Eger non ricordava nemmeno più da forse cent’anni). La costruzione della sua sontuosa cantina sul fianco di una delle alture più vicine alla stessa Eger si avvicina ormai alla fase finale. Nelle ampie sale scavate nella roccia tufacea sono già in affinamento le annate più recenti e al piano superiore si troveranno presto i locali attrezzati per le degustazioni ed un ristorante. Il parere di Bukolyi su ciò che dev’essere il Bikavér è breve: «Dev’essere la miglior cuvée rossa che ogni produttore è in grado di ottenere».
(****+) Muscat lunel Nagy-Eged
Molto concentrato, pieno e potente nella struttura, con un residuo zuccherino leggermente percettibile, ma fresco e ben bilanciato da una spiccata acidità. L’aroma è elegante con una delicata nota moscata, un bel fruttato di mele e un piacevole pompelmo amarognolo nel retrogusto.
(*****-) Kadarka Nagy-Eged
Di nuovo molta concentrazione, ma anche equilibrio, un bel fruttato fresco, amarene, mirtillo di palude, pepe verde, viole. È un vino di carattere, lungo, un po’ selvatico, molto tipico, anche per la leggerezza floreale tipica della kadarka, la sua straordinarietà e la sua fugace sensualità.
(*****-) Cabernet sauvignon Szarkás-tető
Aroma pulito, fresco, con note di ribes e mirtillo di palude. In bocca è pieno, fruttato (ribes rosso, amarene fresche), succoso, speziato, molto minerale con moderazione ed eleganza. È un vino sempre giovane, ancora non pienamente sviluppato, ma mostra già gli artigli, è lungo e di carattere.
(*****) Syrah Nagy-Eged
Erbe aromatiche, spezie, prugna matura, ciliegie, frutti di bosco, pepe. Questo vino ha forza e concentrazione, ma anche parecchia eleganza. Molto lungo, minerale, dal sapore di mirtillo di palude fresco e con una buona acidità, ha un potenziale notevole e sta ancora aspettando il suo momento migliore.
(*****) Syrah Phantom 2006
Il colore di questo vino è insolitamente scuro, concentrato e denso, come se fosse appena spillato dal tino in cui è fermentato. Un naso ancora chiuso, ma minerale, salato e iodato, come l’acqua marina. In bocca ha una struttura minerale potente, con i tannini molto ben disposti, come fredde pietre da cui spuntano i frutti di bosco, la prugna fresca e un pizzico di pepe. Concentrato, lungo, sempre giovane, da accantonare per qualche anno.
(*****) Egri Bikavér Nagy-Eged
Una composizione con un grande ruolo (ma certo!) della kadarka che, opposta ai ceppi francesi (ambedue i cabernet, merlot, syrah), ha dato un vino molto complesso, con aromi di ribes, mirtillo di palude, lamponi e frutti di bosco. C’è anche la macchia mediterranea, l’agnello allo spiedo fra i ramoscelli di rosmarino. In bocca è ben concentrato, il fruttato è pieno e i tannini grafitati, con un finale fresco, pulito, dal potenziale immenso.
(*****) Cabernet Franc Szarkás-tető
Spiccato aroma di ribes, goudron. In bocca è ben concentrato, ci sono i frutti di bosco, le amarene fresche, le erbe aromatiche e dei tannini meravigliosamente ben disposti, levigati. È un vino pieno, estrattivo, ricco di sapori, ma nient’affatto pesante. Malgrado l’età conserva molta freschezza e ha un bel futuro davanti.
(*****+) Pinot noir Selection Nagy-Eged
Questo vino proviene dalla parte più elevata, molto sassosa, del pendio del monte Eged. Il colore è chiaro, tipico del pinot. Nel profumo si distinguono note animalesche (stalla, latte appena munto), ma anche di frutti di bosco freschi. In bocca è strutturato molto bene, caratteriale, elegante, ci sono le fragoline di bosco, le amarene e il mirtillo di palude tipico di Eger. Il finale è lungo, fresco, con un leggero retrogusto di erbe aromatiche.
(*****+) Merlot 2003
Nell’aroma si percepiscono il cortile di campagna, il latte fresco, le prugne, i frutti di bosco, la giardiniera. In bocca è meno rustico, più armonioso ed elegante, nonostante la grande concentrazione e la potente struttura minerale (grafite, goudron). Tannini in scioltezza, sempre freschi, anche se il fruttato è un po’ dimesso, c’è qualche nota fumé, di botte, composta in un vino conciso, maschio, dal potenziale di molti anni.
(******-) Kadarka Késői Szüret Nagy-Eged
È un vino rosso dolce da uve molto mature che potrebbe far parte della tipologia dei Tokaji Aszú Eszencia (245 g/l di zuccheri residui, 67 g /l di estratto). Straordinariamente ricco d’aroma: fragoline di bosco, mirtillo di palude, viole, rose, gelsomino, buccia d’arancia fritta, albicocche seccate, canditi, cioccolata, tè nero, eccetera. Molto ben equilibrato, mostra leggerezza e freschezza nonostante una tale dose di zucchero. Infinitamente lungo.
(******) Kadarka Natureszencia Nagy-Eged
L’intera produzione di questo vino, 6 litri, è stata versata in 30 boccettine che non sono neanche in vendita. Il profumo è così concentrato che è difficile da descrivere: marmellata, miele, canditi e Dio sa che cos’altro ancora, ma bisogna aspettare… settimane perché possa aprirsi. In bocca c’è confettura di fragoline di bosco, ma anche la freschezza dei mandarini, del mirtillo di palude e una nota di erbe fini (tè verde?) Malgrado la sua incredibile dolcezza e la concentrazione di zuccheri (650 g/l) questo è sempre un vino da bere, sorprendentemente fresco e quasi etereo (sic!), equilibrato e infinitamente lungo.
(nda: elaborazione di Wojciech Bosak)
Orsolya Turcsek e Zoltán Tarnóczi
3326 Ostoros, Arany János u. 65
Tel. +36(30)3807820
e-mail: orsolyapince@orsolyapince.hu, sito: www.orsolyapince.hu
Visite: con preavviso.
Lingue straniere: inglese.
Superficie delle vigne: 10 ettari.
Vitigni: olaszriesling, kadarka, kékfrankos, cabernet franc, merlot, syrah, pinot noir.
Questo è un luogo al quale vorrei dedicare un apposito articolo per Magazyn WINO, perciò adesso soltanto poche parole. Questa è stata per me una vera scoperta e sono felice di esser riuscito ad incontrare Orsolya e suo marito. Orsolya Turcsek è una giovane e ambiziosa enologa che dopo le prime esperienze in una grande cantina ha deciso insieme col marito di mettersi in proprio. Si sono resi indipendenti e si sono messi a coltivare l’uva ed a produrre il vino secondo la propria filosofia. È una cantina giovane, i primi vini sono apparsi nel 2001, ma il talento di questi proprietari si era riconosciuto subito. I loro vini hanno uno stile eccellente, sono onesti in tutti i sensi, puliti, uniformi. È un lavoro fatto veramente a mano. Ero e sono ancora sotto l’effetto di una grande impressione. Gran classe e modestia. Secondo me è questa la più rigorosa (e non solo) espressione del meglio di Eger.
(****+) Olaszriesling
Pulito, etereo, delicato e allo stesso tempo insolitamente intenso. Burro, pere, sciroppo di cotogne e una leggera genziana. Un bel vino di grande stile. Un vino lungo, etereo e intenso. Un vino che con tutta la sua tempra è lontano anni-luce da quegli indecenti Olaszriesling che occupano a prezzi stracciati non soltanto i nostri scaffali. È veramente degno di attenzione (godetevi anche le etichette, senza lasciarvi però ingannare dai loro toni fiabeschi, perché sono dei vini ”fortemente aggrappati alla terra”).
(*****-) Cabernet Franc
Un vino elegante, fatto con molta misura, riservato. Qui dominano i toni fruttato-officinali, sciropposi. Un vino maturo, ben sviluppato, focoso, con un tannino spiccato. C’è il caffè, un pregiato cioccolato amaro, il peperoncino in polvere e la grafite. Un Cabernet Franc molto equilibrato, elegante e di razza. Avercene!
(*****-) Százrejtekű
Un vino dai ”cento segreti” che si fa soltanto nelle annate migliori (uvaggio di merlot, cabernet franc e syrah). Un vino elegante, pieno, fresco, umile a modo suo. Qui si mescolano molte trame aromatiche ed elementi del gusto: terra bagnata, foglie, carbone, grafite, cioccolato, ribes nero. Ricorda quell’antico, nobile e freddo acciaio che sentiamo sulla lingua ad ogni cucchiaiata, piano piano.
(*****) Tehéntánc
Un uvaggio fatto molto bene e riuscito (kékfrankos, merlot, cabernet franc e pinot noir). Qui si mantiene in modo eccellente lo stile caratteristico di Eger, silvestre e terroso. Un vino elegante, pulito ed equilibrato in tutti i sensi. Vi si riconoscono le amarene, il ribes nero, l’erba bagnata, la terra grassa. Un vino compatto, vigoroso, di nerbo e straordinariamente elegante. Si vola alto. Questo sì che potrebbe essere un Egri Bikavér esemplare.
ST. ANDREA
3394 Egerszalók, Ady Endre út 88
Tel/Fax: +36(36)474018, +36(30)8228790
e-mail: kostolas@standrea.hu, sito: www.standrea.hu
Visite: con preavviso.
Lingue straniere: inglese.
Superficie delle vigne: 45 ettari (in progetto l’acquisto di altri 20).
Quando ho conosciuto il Dr. György Lőrincz della St.Andrea a Eger, i suoi vini stavano per comparire sul mercato polacco per la prima volta. Degustati “vergini”, hanno suscitato quasi subito l’interesse dei primi consumatori e il riconoscimento dei critici. Da quel momento non ci resta che osservare come l’incantevolmente tranquillo Lőrincz György scali le posizioni e le classifiche del settore con l’impeto della bufera. Lőrincz viene da una famiglia che non ha certo avuto delle tradizioni enologiche straordinarie. Dopo le medie, decise di proseguire gli studi alla facoltà di enologia dell’Università di Budapest. Fu proprio lì, come ammette lui stesso, che brillò quella scintilla dell’enologia che incendia ancora oggi la sua passione e che allora andava al passo con quell’interesse scientifico che è riuscito a coronare con la laurea. Poi Lőrincz György ha lavorato per un certo tempo all’Istituto di Ricerca sulla Vite e più tardi nella grande, famosa azienda vinicola Egervin. E ricorda sempre che per lui furono proprio queste le esperienze di fondamentale importanza. Il suo primo, vero vino d’autore è stato un Cabernet Sauvignon realizzato nel 1997 e Lőrincz appena due anni dopo è stato acclamato enologo dell’anno di Eger. Chi pensa però che sia questo vitigno a occupare il suo cuore e la sua mente sbaglia di certo. Non è così, anzi è proprio adesso che è arrivato il momento di realizzare le sue vere idee. Dal 1999 firma col suo cognome le imprese enologiche di St. Andrea (fondata grazie all’aiuto di investitori austriaci) una nuova tenuta sorta nel 2002 dove si è cominciato a coltivare quasi 20 ettari, tra l’altro con cabernet sauvignon, kékfrankos, zweigelt, olaszriesling, chardonnay, viogner.
Anche se Lőrincz è un enologo dal carattere ungherese verace, nei suoi vini cerca la distinzione e la delicatezza; una visita in Borgogna ha fatto il resto. So che il nostro laureato è fra i più grandi entusiasti del pinot noir. Ma non è uno di quelli che lo degustano soltanto, anzi è uno di quelli che si misurano accanitamente con la difficile natura di questo capriccioso vitigno. Uno degli imperativi essenziali di Lőrincz è dunque quello di tracciare il profilo più credibile del pinot nel clima di Eger. Ecco perché è stato particolarmente fiero di aver acquistato una parcella di 8,5 ettari sull’Eged (adesso so che cos’è che gli assorbe tutto quel tempo). Da qualche anno in qua c’è un motivo che si ripete spesso nelle nostre conversazioni, vale a dire il terroir e cioè la grande domanda: «come si fa ad estrarre “la natura circostante”, l’essenza del territorio dalla terra e dalle vigne che la formano per metterla nel vino?». Gli appassionati di vino dovranno giudicare da soli se il nostro enologo stia riuscendo a vincere questa sfida. In questo mondo del vino col nasino un po’ all’insù il nostro Lőrincz mantiene la sua umiltà, attrae le altre persone con schiettezza e senza pretese e per questo motivo è senz’altro uno di quegli enologi i cui Bikavér, e non soltanto, stanno tornando sul mercato polacco al posto che compete a dei vini ungheresi. Per ora mostra una qualità eccellente, con dei vini eccezionali. Negli ultimi tempi si è impegnato nella coltivazione ecologica e nelle ricerche biodinamiche. Si potrebbe anche accusare questa cantina di aver ecceduto con le nuove etichette, ma credo che questo sia piuttosto effetto delle ricerche, degli esperimenti, come ha confermato del resto lo stesso Lőrincz. D’altra parte è anche difficile dire che in questo ”eccesso” si sia dispersa la qualità, proprio perché tutti i vini ne hanno invece mantenuto il livello. Bisogna lodare Lőrincz per la concisione, l’eleganza ed il fascino discreto delle bottiglie che escono dalle sue mani. Non sono esplosive o strafatte. E piace anche il senno che dimostrano quelle che derivano dai vitigni internazionali. Gli sforzi di Lőrincz sono stati molto apprezzati dai suoi colleghi di mestiere, tanto che anche nel 2009 l’hanno nominato enologo dell’anno. Auguriamogli di andare oltre.
(****) Chardonnay Paptag
Delicato, un burro leggero, un biscotto al latte. C’è sia il carattere dello chardonnay che l’accento della botte, ma tutto con grazia e moderazione. Ha stile. Il finale è piacevolmente fruttato e floreale.
(****+) Chardonnay Kovászó
Di nuovo il burro, poi panna grassa, erbe aromatiche, carne cruda di pollo e anche caffelatte. Meravigliosamente complesso, interessante, parecchie note di caramello e di wafer. Il fruttato è denso, grasso. Il finale è piacevolmente raffinato. Di questo gingillo ne fanno soltanto poche centinaia di bottiglie.
(****+) Hárslevelű Padok
Piacevole, saporito e concentrato. Un fruttato ben bilanciato con l’acidità e la mineralità. Albicocche, pere, uno sfondo di cera e di resina con un’eco leggera di erbe aromatiche. Clima di miele e di burro. Lungo, a suo modo piccante. Lo stile c’è.
(***+) Napbor
Un uvaggio bianco di chardonnay e pinot blanc pieno di aromi burrosi e floreali, di abbondante materia fruttata (agrumi, pera matura, mele sciroppate), di sapori ancorati su un delicato sfondo minerale e su un’acidità abbastanza misurata. Un vino realizzato dignitosamente, che ha levigatezza e morbidezza. È molto accessibile. Anche il prezzo.
(****+) Örökké
Un uvaggio bianco (tra cui hárslevelű, pinot gris, viognier) molto ben riuscito. Erbe aromatiche, burro e mineralità, come un fondo sabbioso. Inoltre un bell’accento di genziana e di mele. Un vino fresco, vivo e pieno di trasparenze. Interessante e importante. Si degusta con gran piacere.
(****+) Pinot Noir Paptag
Attacca subito con una struttura importante. Animalesco, carnoso, selvatico ed in questo pulito, incoraggiantemente silvestre e… biscottato. Unisce meravigliosamente dei paradossi: ha sia l’asprezza che la dolcezza. Speziato, con un bel fruttato balsamico ed una certa eco intrigante e borgognotta. Cammina piano, ma è lungo e intrigante.
(****) Pinot Noir Hangács
Interessante nello stile, elegante e pieno. Un naso intenso, con la dolcezza del fruttato. Il precedente, il Paptag, è complessivamente un po’ meglio poiché più ”francese” nello stile. L’Hangács ha la maggior ruvidezza e la bellicosità magiare, è più speziato e terroso, ma è anche un vino molto buono.
(*****-) Kékfrankos Ferenc-hegy
Un Kékfrankos pieno e selvatico, un vino dal carattere di Eger molto tipico, speziato, carico di frutti di bosco, con un fondo di terra, ghiaia e lettiera. Il tutto è molto pulito, con una struttura ed una fattura imponenti. Un vino molto serio, ricco, intenso e lungo. Un tratto finale “tostato”, caffè e cioccolato. Buono.
(*****-) Áldás Egri Bikavér
È qualcosa per cui vale la pena sedersi. Un vino che si apre gradatamente, rivelando col trascorrere del tempo dei giacimenti di aromi e di gusti sempre più interessanti. Qui c’è parecchio di tutte le specie di aromi, di una radura boschiva come di un antico frutteto pieno di alberi e di cespugli. Il tutto in una fodera minerale, terrosa, con ottimi tannini. I Bikavér come questo mostrano il vero potenziale di questa regione e le possibilità che dormicchiano nel territorio di Eger. Darei a questo Bikavér ancora il tempo di sviluppare le ali, gli permetterei di affinarsi: si vede che dovrà evolversi in modo elegante ed importante.
(*****) Merengő
Un fuoriclasse tra i Bikavér e sicuramente tra le bottiglie ungheresi di punta. Sviluppato in modo classico, con una struttura ben curata. Qui c’è parecchio delle intensità del fruttato (amarene, more), terra grassa e bagnata, sottobosco. In tutta questa intensità non è mai esagerato nell’espressione del fruttato, manca perfino un sovraccarico alcolico. La botte è stata proprio usata con saggezza. Il tutto consiste in una struttura solidamente e ingegnosamente costruita, acidità, fruttato, mineralità, tannini, tutto legato in un organismo ben funzionante. Degustarlo è una goduria, porta ad un finale piacevole, lungo, intrigante e leggermente tannico. Vale la pena dargli ancora del tempo in cantina, ma non si pentiranno comunque nemmeno quelli che sono impazienti ad aprirne una bottiglia.
La scala di giudizio:
( * * * * * * ) eccezionale, un vero capolavoro
( * * * * * ) ottimo, vino di gran classe
( * * * *) buono, interessante
( * * * ) onesto, dignitoso
( * * ) debole
( * ) stare alla larga, vino con evidenti difetti
( + / – ) per aggiungere o togliere mezzo punto)
Mariusz Kapczyński
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Mariusz Kapczyński
Sono giornalista e critico enologico su www.vinisfera.pl, sono stato collaboratore di Wine Magazine, Wine Time, Alcohol Markets, Kitchen, USTA Magazine, Top Class, SpaEden, AllInclusive, Internet Radio Polacca, Enotime, Wirtualna Polska e altri. Come giurato, prendo regolarmente parte a vari concorsi enologici e polacchi (tra cui Vinitaly, Concours Mondial de Bruxelles, Vinoforum, Vinaria, Vinul.ro, Enoexpo, Orszagos Borverseny, Clean Vodka Tasting). Faccio anche parte dell’organizzazione internazionale di giornalisti e specialisti dell’industria dell’alcool – International Federation of Wine and Spirits Journalists and Writers. Nel 2015 “Magazyn Wino” mi ha assegnato il Grand Prix nella categoria “promozione della cultura del vino in Polonia”. Nel 2018, mi è stato assegnato il capitolo del premio Saint Martin per “l’eccezionale servizio nel campo della promozione del vino polacco”. |
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Ha smesso di giocare in cortile fra i cestelli dei bottiglioni di Barbera dello zio imbottigliatore all'ingrosso per arruolarsi fra i cavalieri di re Nebbiolo e offrire i suoi servigi alle tre principesse del Monte Rosa: Croatina, Vespolina e Uva Rara. Folgorato dal principe Cabernet sulla via dei cipressi che a Bolgheri alti e stretti van da San Guido in duplice filar, ha tentato l'arrocco con re Sangiovese, ma è stato sopraffatto dalle birre Baltic Porter e si è arreso alla vodka. Perito Capotecnico Industriale in giro per il mondo, non si direbbe un "signor no", eppure lo è stato finché non l'hanno ficcato a forza in pensione da dove però si vendica scrivendo di vino in diverse lingue per dimenticare la bicicletta da corsa, forse l'unica vera passione della sua vita, ormai appesa al chiodo.
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