Eger: presentazioni di cantine e vini scelti da Mariusz Kapczyński (3)
- Rolando Marcodini
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Eccovi la terza (la prima qui) delle presentazioni di quelle cantine che il nostro amico Mariusz Kapczynski ha visitato recentemente ad Eger con le note degustative dei loro vini di spicco, tre alla volta. Nella prima e nella seconda ci aveva già presentato Lajos Gál, Tamás Sike, Ferenc Tóth, Gróf Buttler, Orsolya Pince, St. Andrea. E il nostro ”Kapka” ha già promesso che non smetterà certo di presentarcene ancora degli altri, anche perché ormai è chiaro che nella promettente zona vinicola di Eger si sta giocando una partita… di coppa, cioè si sono poste delle basi per dei vini di vera eccellenza, le cui ambizioni sono supportate da un terroir eccezionale e da vignaioli che non hanno nulla da invidiare agli eminenti colleghi di Barolo, di Montalcino, della Borgogna o del Priorato. Dovranno recuperare in pochi anni un sacco di tempo perduto in quel mezzo secolo che ha seguito la seconda guerra mondiale, ma siamo in tanti a credere che ce la faranno certamente, proprio come voleva lo scomparso Tibor Gál, che da presidente degli enologi ungheresi li aveva appunto messi sulla strada di quest’autentica rinascita. Penso sempre a lui ed a quello che ha mostrato a me ed a “kapka” quando ci ha scarrozzato col suo fuoristrada per queste vigne in un paesaggio mozzafiato dall’ambiente selvaggio: l’anima di un vino, l’anima di un popolo. Entrambe con le ali.
(traduzione e aggiornamento dati di Rolando Marcodini )
Eger: presentazioni (3)
L’aspetto enologico di Eger varia in continuazione. Si nota un netto, coerente miglioramento della qualità e si elaborano nuove regole per la produzione del “Sangue di toro”. Ad Eger attualmente si trovano dei vini davvero pregiati, grandi, oltre a dei valenti vignaioli. Fra le pagine di vinisfera.pl vi presento una galleria di questi vignaioli e delle loro realizzazioni. In questa terza parte ecco Kovács Nimród, la cantina sociale Ostoros-Novaj ed il sanguigno József Simon. Questa è un’altra ”trojka” di produttori molto interessanti e che presenta uno stile ed una filosofia di produzione del vino completamente diversi dalla maggioranza. E non smetterò di presentarvene altri. Buona lettura.
KOVÁCS NIMRÓD (Monarchia Borok Wines)
3300 Eger, Verőszala út. 66
Tel. +36(36)537232, Fax +36(36)537233
e-mail: info@kovacsnimrodwinery.com, sito: www.kovacsnimrodwinery.com
Visite: aperto in orario normale, preavviso per gruppi fino a 70 persone – Tel. Orsolya Marsi +36(70)4522626.
Lingue straniere: inglese.
Superficie delle vigne: 30 ettari (tra i migliori cru: Nagy-Eged, Nyilasmár, Nagyfai).
Produzione: 80.000 bottiglie.
Vitigni: kékfrankos, pinot noir, syrah, cabernet franc, merlot, chardonnay e altri.
Questa tenuta venne fondata a metà degli anni ’90 del secolo scorso da un enologo di talento, Tamás Pók (e da György Polónyi, Ndt) con il nome di Pók-Polónyi Pinceszet e a Eger è diventata fin da subito una di quelle di spicco. L’imprenditore americano di origine ungherese Nimród Kovács ne è diventato comproprietario nel 2000 e qualche anno dopo se l’è comprata tutta e l’ha chiamata Monarchia Winery, con la produzione però ancora gestita da Tamás Pók. Dodici anni fa, quando Pók se n’è andato, ha cambiato ancora il nome. La cantina si trova nelle splendide sale ottocentesche di via Verőszala (qualche portone più in là di quella di Tibor Gál), di recente è stata rinnovata molto bene e ampliata con l’aggiunta di un corridoio. Oltre alla produzione ospita anche una grande sala di degustazione ed il negozio. La tenuta comprende un sacco di ottime vigne, situate principalmente a Noszvaj e in una decina di ettari sul Nagy-Eged. Negli ultimi anni gran parte di queste vigne sono state ripiantumate daccapo. Quest’azienda prima era famosa per i vini d’autore di Tamás Pók, delicati, floreali, perciò in seguito alla sua partenza è stato lecito attendersi dei cambiamenti notevoli. Da qualche tempo è già visibile un certo cambiamento dello stile, legato all’attività di consulenti californiani che hanno il compito di ”rendere accessibili” questi vini ai consumatori americani (Nimród Kovács punta nettamente al mercato d’oltreoceano, ha perfino una propria ditta distributrice negli States oltre ad una partecipazione in un’altra cantina a Sonoma). Queste tendenze da Nuovo Mondo si distinguevano già nei vini del 2007, se li paragoniamo con quelli precedenti, fatti interamente da Pók (anzi si dice che proprio a causa di questa controversia di stile Pók si è separato definitivamente da quella che un tempo fu la sua azienda). Della vinificazione delle prime annate è stato responsabile l’enologo László Babiczki e i campioni degustati nel dicembre direttamente dalla botte (fra cui il primo vino delle vigne ricostruite sul Nagy-Eged) dimostrano che in questo compito se l’è cavata benissimo (oggi ha un’azienda vitivinicola propria, Ndt). La sorte di questi vini (tempo di maturazione in rovere, imbottigliamento separato o eventuali assemblaggi, eccetera) è stata e viene decisa però soltanto in primavera dai consulenti californiani.
(***+) Pinot Noir
Questo vino deriva dalla vigna Grőber. Nell’aroma c’è la nota di fragole mature tipica del pinot noir, ma si trova anche la gomma da masticare e il sottobosco. In bocca c’è la dolcezza dell’alcool (15,5%), la glicerina, un fruttato silvestre-fragoloso dolce ed un pizzico di erbe aromatiche e di spezie. Il tutto è abbastanza intenso e pieno, però nel finale dominano tannini asciutti ed un alcool infuocato. Non è un vino fine.
(***+) Syrah
Di nuovo, come prima: tecnicamente è un vino fatto abbastanza bene, si sente anche una buona qualità del fruttato, un bell’aroma speziato-prugnoso. In bocca è pieno, tannico, con una prugna intensa, per un attimo è succoso e saporito. La piacevolezza viene però intralciata dalla mancanza di rifinitura (tannini asciutti nel finale, un eccesso latente di alcool (14,5%) qua e là e qualcosa che comunque non quadra nello stile (come se gli mancasse l’idea).
(*****-) Rapsody in Red
Questo è un uvaggio di kékfrankos, cabernet franc e merlot, molto tipico di Eger nel carattere. Un vino ottimamente strutturato, mai pesante, elegante, vivo, minerale, un po’ selvatico, bellicoso. Nell’aroma ci sono note campestri, selvaggina frollata, amarene essiccate, timo, rosmarino, sottobosco, viole. Nel finale la mineralità della grafite, amarene fresche, frutti di bosco: è resinoso, lungo, intrigante, conciso e coerente, sempre fresco, con un buon potenziale.
(****+) Bazilika Cuvée 2006
Uno dei vini d’autore di Tamás Pók, più maturo e sviluppato del precedente. Nell’aroma c’è il budino alla crema, il succo di amarena, una speziatura leggera, il fieno, i fiori secchi con un finale da aia campestre. Il gusto è molto concentrato, tannico, pieno, intensamente fruttato (amarena, frutti di bosco) e molto lungo, però senza nessuna esagerazione: nel finale c’è anche una buona acidità ed la freschezza minerale. Classe.
Campioni di botte:
(****+) Syrah Noszvaj
Molto concentrato, pieno, maturo, un aroma dunque dolce (caffè, cioccolato, prugne), ma anche una spina dorsale minerale e dei tannini potenti, che tengono in riga la sua barocca copiosità.
(****) Pinot Noir
Un vino che ha già preso una bella struttura, ha dei tannini levigati, una buona acidità e sviluppa gli aromi tipici del pinot con fragole, yogurt e amarene.
(****+) Cabernet Franc
Una struttura molto minerale, tannica, con aromi di peperoncino, ribes, ciliegie. Un vino molto lungo, elegante, che classe!
(****+) Kékfrankos Nyilasmár
In questa tappa il vino è ancora dominato da una botte austera, ma è percettibile anche una buona struttura ed un intenso fruttato di amarena; ha del potenziale.
(****+) Kékfrankos Nagy-Eged
Il vino mostra una grande concentrazione, intensità e fruttato (amarene fresche); è eccellente, lungo, con una buona acidità e un grande potenziale.
(****+) Syrah Nagy-Eged
Concentrato, di prugne, strutturato benissimo, lungo, per ora austero, ma si annuncia un grande vino.
(nda: elaborazione di Wojciech Bosak)
OSTOROS-NOVAJ
3326 Ostoros Nagyvölgy út 2
Tel/Fax +36(36)556040, +36(36)556042
e-mail: ostorosbor@ostorosbor.hu, sito: www.ostorosbor.hu
Visite: aperto in orario normale, preavviso per gruppi fino a 50 persone
Lingue straniere: inglese
Superficie delle vigne: 40 ettari propri (tra i migliori cru: Kutyahegy, Szélhegy), ma 400 ettari con le uve acquistate
Produzione: 5 milioni di bottiglie
Vitigni: zweigelt, kékoportó, cabernet sauvignon, menoire (kékmedoc), merlot, olaszrizling, leányka, királyleányka e altri.
La vecchia cooperativa di Ostoros-Novaj si è trasformata in società per azioni (Ostoros Családy Pincészet, NdT) e associa attualmente alcune centinaia di piccoli proprietari delle vigne intorno a Ostoros e a Novaj. La dirigeva Gábor Soltész e la principale enologa era Sarolta Gergely (oggi la dirige Gergő Soltész con i cantinieri Károly Adamovich, András Radácsi e Vittorio Moscoso, NdT). L’azienda è la più estesa di Eger e possiede 40 ettari di vigne proprie (tra cui molte nel famoso cru Kutyahegy di Ostoros), ma da queste proviene soltanto una piccola parte dell’uva da vinificare. La maggior parte della materia prima è comprata dai soci per un totale di 400 ettari, con i quali ci sono dei contratti che regolano anche la coltivazione delle vigne e la regolazione delle vendemmie, in modo da assicurare il controllo dell’azienda sulla qualità delle uve. Oltre al complesso produttivo sociale di Ostoros ci sono due interessanti cantine storiche, usate per la maturazione e l’affinamento dei vini. Una è la cantina cosiddetta ”turca” (Törökkori pince), che risale al XVI secolo, mentre l’altra è una grande cantina ottocentesca, situata sul pittoresco colle Kutyahegy, che viene usata spesso come luogo di degustazione. L’azienda ambisce anzitutto a produrre dei vini standard non troppo cari e di largo consumo, ma nell’ampia gamma dei vini anche in bag-in-box e da supermercato (oggi da 1,2 a 1,4 euro franco cantina) si possono trovare anche delle bottiglie davvero dignitose a quel prezzo. Un po’ più cari sono i vini rossi della serie ”premium” e quelli provenienti da singole vigne, che sono anche nettamente migliori e sono vinificati veramente bene.
Vini standard:
(***+) Királyleányka
Piacevole, pulito, un vino bianco minerale con un buon fruttato (melone, agrumi, pera). Concentrazione, aroma intenso e abbastanza lungo, agrumi freschi nel finale. A questo prezzo è un vino veramente dignitoso.
(***-) Olaszrizlink
Un bianco fortemente minerale, un po’ acquoso, ma con un aroma espressivo (mele, fieno fresco) ed è abbastanza lungo, con un finale leggermente sporco (bucce).
(***-) Leányka
Questo bianco amabile (circa 15 g/l di zuccheri residui) è un vino per quei sentimentali che amano ancora ricordare la loro villeggiatura in qualche democrazia popolare. Qui ci sono mele mature, caramelle alla frutta, una scarsa acidità, ma in complesso è abbastanza pulito e corretto.
(***) Kékfrankos Rozé
Mela, fragole, fieno fresco e fiori bianchi in questo rosato non molto concentrato, ma che in complesso è un vino abbastanza pulito, piacevole, fresco da bere d’estate.
(***) Cabernet Sauvignon
Il vino non è male, ma è in un certo qual modo strano con quel suo aroma di pasta fresca e zabaglione e con la scarsa acidità in bocca. Spiccate note di spezie, ciliegie mature un po’ secche e tannini ”caldi”, ma è pulito e corretto.
(***) Merlot
Di nuovo una leggera nota di pasta fresca appena fatta, ma in complesso è un vino del tutto dignitoso per il consumo quotidiano, fresco, minerale, con un bel fruttato (frutti di bosco, ciliegie). Speziato, non troppo concentrato, ma davvero lungo, con un finale fruttato piacevole, di succo di amarena.
(***-) Bikavér
Questo vino ha un bell’aroma pulito di frutta rossa matura (ciliegie, frutti di bosco), con una veste ed un piacevole finale all’amarena, ma gli manca in complesso la concentrazione ed è corto.
Vini ”premium”:
(***+) Merlot – Pinot Noir Rozé
Una buona concentrazione, un fruttato piacevole (fragoline di bosco, lamponi ed altri frutti di bosco), fiori secchi, una bella mineralità, una buona acidità. Un vino abbastanza lungo, levigato, fresco, forse non troppo complesso nell’aroma, ma è del tutto dignitoso, un rosé senza pretese.
(***+) Merlot – Kékfrankos Cuvée
Questo vino si distingue per un colore rosso carico ed un aroma intenso, potente, di fragoline di bosco e di ciliegia. È un vino fresco, abbastanza pieno, con un bel fruttato (amarene, frutti di bosco), piccante, speziato, con un finale lungo e piacevole.
(****-) Bikavér Premium
È un vino ben concentrato, abbastanza pieno, minerale (acqua marina) con un bel fruttato (amarena, prugna, frutti di bosco) e tannini piccanti, ben disposti. Lungo, ben messo, con un finale piacevole di amarena, fresco e pepato.
(****) Bikavér Premium
(30% kékfrankos, 30% merlot, 20% cabernet sauvignon, 20% kékoportó). Un aroma intenso e piacevole di amarene essiccate, confetture, frutti di bosco, ma c’è anche fieno, macchia mediterranea, arrosto di manzo. In bocca c’è una buona acidità ed un bel fruttato fresco (amarene, prugne, frutti di bosco) con un finale dal sapore minerale e lungo, di amarene con il nocciolo. Un vino ricco, ma senza la pesantezza della confettura, elegante, ma anche bellicoso, ha ancora un buon potenziale di qualche anno. Non mi aspettavo certo un vino del genere da una cooperativa!
Vini da singole vigne:
(****-) Kutyahegyi Cuvée Cabernet Sauvignon – Merlot
Nell’aroma c’è la passata di lamponi freschi, acqua marina, carne bovina fresca. In bocca è mediamente estrattivo, ma abbastanza complesso, con cioccolato, amarene, lamponi, frutti di bosco, prugne, macchia mediterranea, bistecche alla griglia. È proprio un bel vino interamente “terroir-istico”, minerale, un po’ selvatico, con un finale lungo e fresco di amarena.
(****) Kutyahegyi Zweigelt
Qui dominano di nuovo le note tipiche di Eger: amarena, timo, rosmarino, terra (sottobosco). Malgrado una struttura abbastanza leggera è un vino concentrato, lungo, dall’aroma intenso, con un buon fruttato fresco (amarene, prugne, lamponi), pulito, piccante, pepato, minerale, complesso ed elegante. Un’altra piacevole sorpresa.
(****-) Szélhegyi Cabernet Sauvignon
Profumo di brodo, leggermente sporco, ma si apre in modo interessante con una nota minerale e di carne (agnello in salmì). In bocca il vino è abbastanza elegante, lungo, complesso: un po’ di cioccolato, amarene con i loro noccioli, ciliegie, prugne, note di ribes, pepe, rosmarino. Un finale bello e fresco di amarena, leggermente disturbato da tannini un po’ asciutti.
(nda: elaborazione di Wojciech Bosak)
JÓZSEF SIMON
3300 Eger, Negykőporos út. 79-83
Tel. +36(20)9412948
e-mail: info@simonbor.hu, sito: www.simonbor.hu
Visite: aperto in orario normale, preavviso per gruppi fino a 30-40 persone.
Lingue straniere: inglese (con l’aiuto dei famigliari), mentre con József v’intenderete nel linguaggio del vino.
Superficie delle vigne: 34 ettari (tra i migliori cru: Sikhegy, Janó, Marinka, Áfrika) e altri 30 in affitto.
Produzione: circa 5.000 ettolitri
Vitigni: kadarka, cabernet franc, merlot, cabernet sauvignon, pinot noir, syrah, oportó, turán, viognier, sauvignon blanc, pinot blanc, leányka, zenit, zengő, zefir, királyleányka.
È l’asso di Eger. Un vero ”don”. È dal 1992 che si occupa di produzione di vini ”nel suo cortile”, perché prima lavorava per il complesso vinicolo Egri Csillagok. József è un tipo simpatico e interessante, che conduce saggiamente la sua vigna. Una tenuta modesta, che sa mostrare vera classe anche senza orpelli e dispositivi ultramoderni. József è un personaggio eccezionale in tutti i sensi. Chiunque lo abbia conosciuto ha un proprio racconto da fare, uno specifico ricordo di quell’incontro. Perché magari a qualcuno Simon avrà versato il vino lentamente lungo i bordi del bicchiere e gli avrà chiesto di fare un bel brindisi a Bacco invece di limitarsi alla ”degustazione”, a qualcun altro avrà cantato delle melodie ungheresi durante gli assaggi, ad altri ancora avrà descritto in modo metaforicamente tanto ”spinto” certi gusti del vino da fargli abbassare anche lo sguardo!
Di queste storie se ne raccontano davvero tante. E come s’inquadrano bene tutte quante proprio in quel luogo che si sta visitando! Con József si può anche parlare a lungo, da buongustai, sul mangiare e (credetemi, so che cosa dico) non saranno futili barzellette. Del resto, se avrete la fortuna di partecipare alla cerimonia della cucina nell’edizione speciale di questo Anfitrione, ve ne accorgerete da soli. I vini di Simon sono in tutto e per tutto dei frutti della terra. Vi si vede con precisione la strategia della produzione così com’è stata progettata. József fa di tutto per attenersi ai metodi naturali, non interferire troppo, trattenere l’impeto e le tentazioni che porta con sé la tecnologia. E riesce allo stesso tempo a conservare lo stile familiare della terra di Eger. József fa di tutto per mantenere un rapporto stretto con la terra e lo si vede nei suoi vini austeri, a volte selvatici, difficili da comprendere in modo univoco. Spesso raggiungono dei tenori alcolici tanto elevati che possono stravolgerli quando sono ancora giovani. Meno male che i vini di Simon sono longevi e invecchiano bene, ”perdendo per strada” gli eccessi di alcool ed i sovraccarichi di struttura. Quando le bottiglie sono maturate e pronte, rappresentano spesso un modello di eccellente integrazione: tutti gli elementi sono perfettamente composti nella congiunzione del tempo. Non c’è alcun dubbio che Simon sappia trarre da terroirs come Sikhegy o Áfrika un’impronta del territorio davvero molto interessante.
Però i vini di József suscitano anche delle controversie e delle polemiche. Anche nel nostro piccolo. Gli esempi? Eccoli. Sul blog di Wojtek Bońkowski è comparsa un’interessante discussione sul Sauvignon Blanc di Simon. In polemica con Wojtek c’era Zbyszek Kmieć (che aveva scritto in modo interessante di Simon su Magazyn Wino e ricordava che bisogna andare a fare una degustazione da Imre Kaló). Vale davvero la pena di seguire quella discussione e quelle argomentazioni provocate dallo stile di quel Sauvignon, poiché mostra un approccio al vino interessante e completamente diverso. Le visite da Simon sono lunghe, indimenticabili e molto impegnative. Se poi si ha anche la fortuna di farle in presenza dell’autore dei vini, allora saranno sicuramente interessanti. Ci si aspetta soprattutto di parlare di vino, ma si troverà una marea di altri temi, divagazioni, discussioni sull’arte, la poesia o il prosciutto tipico del maiale di razza mangalitza.
Certo che i vini si gustano meglio con una bella fetta di pane integrale spalmato di strutto di montone! In una parola: è molto più bello. In ogni caso, la cantina di József Simon è senz’altro una tappa obbligata durante una visita ad Eger. Ne avete preso nota? OK. E adesso parliamo un po’ dei suoi vini.
(****) Szürkebarát
Un vitigno che a Eger sta ritornando in auge, diventando molto di moda, tanto che le sue barbatelle, come ci ha confermato Simon, negli ultimi tempi sono rincarate. Floreale, con accenti minerali (iodio? sale?) e frutti esotici (ananas, limone, pesca). Bello, fresco, pulito, estrattivo. Tanta sincera naturalezza e fascino. Un vino riuscito.
(****+) Rose
Un uvaggio ricco (con le abbreviazioni che sarà facile indovinare: CS/CF/M/PN/SH/KF). Molto fruttato: lampone, fragoline di bosco, frutti di bosco con la panna. Lungo e fresco, molto ben fatto . Può anche piacere il carattere, l’equilibrio eccellente, il fondo di spezie e sicuramente il prezzo, perché davvero poco.
(****) Cabernet Franc (campione di botte)
Colore fitto, aromi intensi: prezzemolo, peperone, amarene. Registri molto dolci.
(****+) Cabernet Franc
Erbaceo, terroso, silvestre. Struttura e concisione. Un vino un po’ troppo compatto, gli manca un po’ di respiro e distensione (meriterebbe certamente un po’ di tempo in caraffa). Un vino dal fruttato pieno e focoso nel carattere tipico di Eger e con i toni scuri del cabernet franc. Piacevole, un po’ ruvido, terroso e “freddo”. C’è peperoncino secco, caffè, cioccolato fondente. Pepato nel finale.
(****+) Shiraz(campione di botte)
Una concentrazione straordinaria, l’aroma del pepe di cajenna e del soffritto di carne. L’anidride carbonica è ancora al lavoro, ma si annuncia un vino molto piccante e di razza. Di solito a Eger, come in molti altri luoghi d’Europa, l’annata 2009 si preannuncia divina. I vini di Simon di quest’annata dovrebbero cominciare a dare il meglio di sé dopo circa 3 anni.
(****) Shiraz Sikhegy
Un po’ selvatico, muscoloso-sanguigno. Aromi di rose e di erbe aromatiche, ma anche goudron e terra. C’è lampone, è floreale, soffice e delicato. Interessante nella struttura, più attraente negli aromi. Succoso, appena un po’ amarognolo, ma di gran bella fattura. Nel finale un po’ di terra asciutta e olio di rose. Lungo e intenso, ma abbastanza semplice. Ha uno stile conciso di ghiaia asciutta e un ”finale” alla grafite. Alla lunga potrebbe stancare un po’.
(****+) Merlot Sikhegy
Si presenta ottimamente già all’attacco, tutto lampone, molto pulito e succoso. Ci si potrebbe anche azzardare ad affermarne una certa eco bordolese. Un vino dal fruttato attraente, molto ben messo. Parecchie note di frutti di bosco leggermente acerbi, ruvidi. C’è equilibrio e levigatezza. Carnoso, pieno di note speziate e fumé. Il finale è terroso, minerale, leggermente piccante (di nuovo con l’eco ”francese”). Qui si nota però un ottimo potenziale d’invecchiamento. Un vino che con il tempo dovrebbe svilupparsi in modo interessante.
(****+) Kékfrankos
Al naso compare un leggero odore di cantina tipica di Eger (in gergo ”bret”, da brettanomiceti), pelle, stalla, sambuco, legno tostato, resina, carne cruda. Pepato ed espressivo. Sa leggermente ”di funghi”, ma in questo ha qualcosa di intrigante, di prim’ordine. C’è il fruttato del ginepro, il succo di amarena. Interessante, richiede del tempo. Degno di attenzione.
(****+) Cabernet Sauvignon
Un vino dagli aromi “grigliati”, erbaceo, carico di toni cioccolatosi e tostati. É pulito, attraente, carico come fosse uno strascico di fruttato dalla struttura scura. Un vino da bevitori incalliti. Un’amarena spiccata, frutti di bosco (susina di macchia), noccioli di frutta, molti tannini ed un alcool ben coperto. Di razza, disegnato con potenza. Vi si trova tutto quello che si sentiva certamente nell’aria dopo il passaggio di un’orda di tartari: il bruciato, il fumo, il sangue e la carne infuocata, ma abbastanza levigato, anche se d’altra parte se ne vede la freschezza, il rigore. Deve ancora aspettare.
(****) Egri Bikavér
Uvaggio di cabernet sauvignon/cabernet franc/oportó/kékfrankos. Terroso, dalla personalità ”fredda”. Un po’ troppo legno, sbilanciato, ma che mantiene certamente lo stile tipico di Eger. Un po’ chiuso, ha bisogno di tempo per sbocciare, quando rivelerà un’ottima struttura. Abbastanza interessante. Buono.
(****) Pinot noir
Un clone ungherese del pinot noir. Mostra un bel carattere ”pilota” (fragoline di bosco, mirtilli, lamponi e una nota rustica). È semplice, ma con stile. Molto fruttato e con una bella struttura. Pensate che una bottiglia di questo vino costa, franco cantina da Simon, appena 5,4 euro…
(****+) Simonoir Sikhegy
Concentrato, dallo stile incisivo. Ordinato, un po’ chiuso, riservato. Si apre lentamente. Al naso è poco intenso, ma in bocca va benissimo: terroso e concentrato. Se gli date molto tempo rivelerà note di lampone, tè all’ibisco, cioccolato, peperoni e pomodori secchi. È lungo e piacevole, purtroppo il tratto finale è un po’ troppo alcolico.
(*****-) Kékfrankos Sikhegy
Un vino da uve che crescono in un’ottima parcella. Fruttato intenso e sviluppato. Vi troveremo registri di ciliegia, amarena, noccioli di frutta, disposti su delicate note di erbe aromatiche e di cuoio. Si può dire che è un vino in frac. Con l’aggiunta dei frutti di bosco, ma ancora ”crudi” (susina di macchia, sambuco, mirtillo di palude). Il finale è leggermente speziato. Buono, di razza.
(*****-) Egri Bikavér
Un vino complesso e ricco, che si sviluppa meravigliosamente nel bicchiere. È succoso ed oltre alla ricchezza del fruttato c’è un certo speziato, c’è resina (di conifere?), rosa canina, cuoio. Un vino lungo, intenso, ha una bella terrosità e delle belle spezie. In questo è ben fatto e bilanciato. Un vino maschio, aitante.
(*****-) Don Simon pinot noir 2007
Ha l’eleganza e lo stile bello, elegante del pinot noir ed il suo fruttato tipico: fragoline di bosco, lamponi, fragole sciroppate. Sei anni di botte lo hanno aromaticamente sviluppato ed abbellito: c’è l’accento del prezzemolo, della gomma bruciata, dei toast, del cuoio, del peperoncino rosso. L’elevata alcolicità ed un pizzico di zuccheri residui lo arrotondano e lo fanno più pieno. Una struttura incantevole e ben bilanciata, completamente integrata dalla pienezza di un caldo fruttato.
La scala di giudizio:
( * * * * * * ) eccezionale, un vero capolavoro
( * * * * * ) ottimo, vino di gran classe
( * * * *) buono, interessante
( * * * ) onesto, dignitoso
( * * ) debole
( * ) stare alla larga, vino con evidenti difetti
( + / – ) per aggiungere o togliere mezzo punto)
Mariusz Kapczyński
Mariusz Kapczyński
Sono giornalista e critico enologico su www.vinisfera.pl, sono stato collaboratore di Wine Magazine, Wine Time, Alcohol Markets, Kitchen, USTA Magazine, Top Class, SpaEden, AllInclusive, Internet Radio Polacca, Enotime, Wirtualna Polska e altri. Come giurato, prendo regolarmente parte a vari concorsi enologici e polacchi (tra cui Vinitaly, Concours Mondial de Bruxelles, Vinoforum, Vinaria, Vinul.ro, Enoexpo, Orszagos Borverseny, Clean Vodka Tasting). Faccio anche parte dell’organizzazione internazionale di giornalisti e specialisti dell’industria dell’alcool – International Federation of Wine and Spirits Journalists and Writers. Nel 2015 “Magazyn Wino” mi ha assegnato il Grand Prix nella categoria “promozione della cultura del vino in Polonia”. Nel 2018, mi è stato assegnato il capitolo del premio Saint Martin per “l’eccezionale servizio nel campo della promozione del vino polacco”. |
Ha smesso di giocare in cortile fra i cestelli dei bottiglioni di Barbera dello zio imbottigliatore all’ingrosso per arruolarsi fra i cavalieri di re Nebbiolo e offrire i suoi servigi alle tre principesse del Monte Rosa: Croatina, Vespolina e Uva Rara. Folgorato dal principe Cabernet sulla via dei cipressi che a Bolgheri alti e stretti van da San Guido in duplice filar, ha tentato l’arrocco con re Sangiovese, ma è stato sopraffatto dalle birre Baltic Porter e si è arreso alla vodka. Perito Capotecnico Industriale in giro per il mondo, non si direbbe un “signor no”, eppure lo è stato finché non l’hanno ficcato a forza in pensione da dove però si vendica scrivendo di vino in diverse lingue per dimenticare la bicicletta da corsa, forse l’unica vera passione della sua vita, ormai appesa al chiodo.