Enoturismo e Museo del Vino in Bulgaria

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Fino a poco più di trent’anni fa i turisti russi che tornavano dalle ferie in Bulgaria raccontavano (forse scherzando, ma neanche troppo) che non erano mica andati all’estero.

Non avevano nemmeno tutti i torti: allora in Bulgaria non c’era affatto quel qualcosa di esotico, di speciale e di particolarmente invitante che fa la differenza e in effetti le condizioni del settore turistico e alberghiero della Bulgaria erano praticamente simili a quelle che si potevano trovare anche sulle coste russe del Mar Nero. Bastava poi chiedere cosa pensassero dei vini bulgari serviti nei ristoranti più famosi e si riceveva una risposta in genere ancora più sprezzante: «non vale nemmeno la pena di commentarli». Oggi, invece, la Bulgaria è tra i primi Paesi al mondo per l’esportazione di vino a livello perlomeno decente (non più al secondo posto come allora, quando però esportava pure tutte le ciofeche prodotte dalla viticoltura intensiva imposta dal precedente regime) e questa non è soltanto una sensazione da turisti, ma è il polso della nuova realtà. Il recente successo dei vini bulgari è dovuto anzitutto al prezzo concorrenziale con cui si presentano, per esempio, in Inghilterra, dove un paio di anni fa sono stati perfino al primo posto delle importazioni inglesi di vino, ma gioca a favore anche il convenientissimo rapporto tra prezzo e qualità. Il loro costo di produzione è inferiore al nostro e a quello dei francesi, degli spagnoli e del Nuovo Mondo poiché in Bulgaria il costo del lavoro e il tenore di vita sono molto modesti. E ciò vale sia per il vino artigianale che per quello industriale, visto che in quel Paese dei Balcani il rapporto in economia tra i due comparti è pari al cosiddetto fifty-fifty. Il costo del lavoro è infatti molto basso per le numerose piccole aziende che non sanno quasi neanche cos’è l’acciaio inossidabile; nelle loro vecchie vigne le uve sono vendemmiate e selezionate a mano, sono vinificate in gran parte ancora soltanto in legno, a partire dal tino o dalla vasca tradizionale per pigiare l’uva con i piedi fino alle botti dove il vino matura qualche mese prima di essere imbottigliato e stoccato nelle “cantine capanne”, come le chiamano qui.

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E anche le grosse imprese industriali riescono a fare dei vini concorrenziali grazie sia alla manodopera che è meno cara e sia alla tecnologia moderna, dalla vendemmia meccanizzata fino al controllo elettronico della vinificazione in quegli impianti che hanno comprato soprattutto in occidente. Il rapporto qualità-prezzo è migliorato molto anche per i vini di questi colossi e ciò ha permesso da qualche anno al vino bulgaro di accedere per la prima volta ai mercati di ben 70 Paesi del mondo intero con ben altra carta da visita di quella che poteva mostrare prima. Si può quindi confermare la rapida realizzazione in corso del progetto di miglioramento della qualità in cambio di minore quantità.

Oggi le aziende produttrici private si sono moltiplicate per due, anche tre volte e anche quelle che espongono i loro prodotti nelle enoteche e nei supermercati e quelle che esportano all’estero. Una rincorsa (finalmente) alla qualità che ha premiato dunque i produttori, recuperando il duro colpo subito con la perdita del mercato della Russia e degli altri stati d’oltrecortina, in cui l’importazione era crollata a 100 milioni di bottiglie dai 300 che invece assorbivano vent’anni prima. Un grande contributo alla rinascita e alla protezione dei marchi del vino bulgaro è venuto dall’Istituto della Vite e del Vino che ha imposto degli standard elevati per i vini di qualità con la legge del 1999 sui vini e i liquori. Nel febbraio del 2000 è stata istituita la Camera Nazionale della Vite e del Vino (NVWC), un’organizzazione non governativa dei professionisti della coltivazione e dell’Enologia, allo scopo di difenderne gli interessi e promuovere e garantire l’autenticità, la qualità e l’origine dei loro vini. Così facendo, la Bulgaria del vino è uscita da una pericolosa situazione di precarietà, ha conquistato nuovi mercati e sta riconquistando recentemente anche quello russo, in cui esporta in franchigia (duty free) dalla fine del 2010. Tanto di cappello, visto che attualmente il vino della Bulgaria rappresenta il 70-80% di tutti i prodotti bulgari esportati! E visto il buon vento che tira, il governo bulgaro ha pianificato un ulteriore o sviluppo della viticoltura e della produzione di vino fino al 2030, quando si prevede di superare i 190.000 ettari.

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Non solo. Sull’onda di quest’autentica rinascita stanno finalmente fiorendo anche tutte le iniziative di contorno, tra cui l’enoturismo che si sta sviluppando soltanto di recente, ma a passi da gigante.

Se vi capita perciò di approfittare delle numerose offerte di vacanze in Bulgaria, vi conviene cercare quelle che prevedono un periodo di soggiorno al mare e alle terme alternato a giornate di degustazioni o a un periodo di visite guidate a cantine e vigneti nelle zone più vocate alla vitivinicoltura. Perché il turismo del vino? Non basta assaggiare il vino comprato in negozio? Direi che dovremmo tener presente che il vino d’autore non ama viaggiare. Quando varca i cancelli della cantina dove ha passato l’infanzia e l’adolescenza si comporta come un ragazzo che mette per la prima volta i calzoni lunghi. Soffre le condizioni di trasporto sotto il sole o con il gelo, lo stoccaggio in negozi a temperatura ambiente, può perdere la freschezza degli aromi e dei sapori. Gli esperti ritengono che sia meglio assaggiarlo anche presso la cantina d’origine.

Per questo motivo, prima di confrontarlo con i vini degli altri paesi vinicoli, dove c’è un maggiore rispetto nei suoi confronti da parte dei commercianti e dei trasportatori, sarebbe meglio dare un’altra possibilità al vino bulgaro comprato al buio, di fretta e chissà da chi, andando a degustarlo sul posto, a parlare con il viticoltore e l’enologo che l’hanno fatto, a vedere come curano le vigne e le cantine. Un ulteriore suggerimento: lasciate riposare per almeno due settimane quello eventualmente comprato e trasportato in autobus o in aereo. Oggi è possibile combinare le vacanze in albergo con le degustazioni di vino, per esempio nella città termale di Pomorie sulle rive del Mar Nero che alla sera vede quasi tutti i ristoratori dedicarsi proprio alla promozione dei vini bulgari. Consiglierei di dedicarsi soprattutto a quelli tipici da uve autoctone, balcaniche e caucasiche.

Come il rosso Pamid, un vino antico da uve coltivate già dai Traci e di produzione limitata oppure il Mavrud, che è considerato il re dei rossi bulgari e si fa nelle regioni collinose dei Monti Rodopi a Brestovitza, Perushtitza e Assenovgrad, ma anche il popolare Melnik, da rare varietà coltivate al confine con la Grecia o il Gamza dall’uva Kadarka coltivata soprattutto nella valle del Danubio (a Suhindol, Novo Selo, Pavlikeni e Pleven).

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Fra i bianchi sono da provare i vini da uve Dimiat (chiamata Smederevska in Serbia), Muscat Ottonel, Chervena Misket (da un incrocio tra Dimiat e Riesling) e Rkatsiteli (di origine georgiana).

In Bulgaria hanno però trovato il clima ideale anche alcune varietà francesi che producono dei buoni vini come i rossi Merlot e Cabernet Sauvignon o i bianchi Aligoté, Ugni Blanc, Sauvignon e Chardonnay. In Bulgaria, secondo le statistiche, ci sono più vigneti coltivati a Cabernet che in California, nonostante la sua notevole recente espansione sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Ma anche gli enoturisti stranieri stanno cominciando a trovare il clima ideale in Bulgaria. Prima era quasi impossibile, bisognava accontentarsi di qualche bottiglia comprata al supermercato, senza nemmeno usufruire delle informazioni necessarie da parte di negozianti che non solo non conoscevano nessun’altra lingua che non fosse la loro, ma vendevano vino senza neanche conoscerlo, badando di più a rifilare tutto quello che non erano riusciti a piazzare in loco a chi non sarebbe più tornato a lamentarsi.

Adesso in Bulgaria si stanno organizzando bene, ci sono degli eno-tour operators con i fiocchi e i controfiocchi presso i resort più qualificati. È meglio perciò informarsi dettagliatamente sui migliori resort della Bulgaria, quelli che offrono infrastrutture sviluppate, attività ricreative e d’intrattenimento, animazione, cure termali, centri benessere e gite organizzate nelle regioni vinicole con visite alle cantine e degustazioni. I prezzi dei resort in Bulgaria sono abbastanza abbordabili e adatti per ogni tipo di vacanza a partire dalla fine di gennaio, quando finiscono le vacanze per la maggior parte dei Russi e si spuntano perciò dei prezzi di bassa stagione, magari anche approfittando di qualche last minute. Si trovano su spiagge larghe e assolate come quelli della già citata Pomorie e di Albena, Byala, Burgas, Golden Sands, Nessebar, Sunny Beach, Sveti Vlas e Varna.

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Ma anche in quei fazzoletti di paradiso che sono Balchik e Lozenets, che si specchiano su piccole baie più tranquille, oppure a Sozopol, che è la destinazione di vacanza preferita dai bulgari ricchi e dagli stranieri. Nelle regioni vinicole ci sono dei buoni resort soprattutto a Pleven, che è la settima città della Bulgaria ed è particolarmente cara ai Bulgari perché fu teatro nel 1877-1878 di lunghe e sanguinose battaglie che furono fondamentali per la liberazione e l’indipendenza della Bulgaria, costruita accanto all’antica Stargozia, una fortezza a difesa del più importante crocevia del sistema stradale dell’epoca romana.

Oggi Pleven è la meta di molti turisti da ogni parte del mondo. I suoi monumenti storici si fondono alla perfezione con l’architettura moderna, specialmente in centro, che è animato, festoso, giovane e particolarmente piacevole, con numerosi musei, gallerie d’arte e un programma di manifestazioni liriche che rendono culturalmente vivace anche il soggiorno fra le sue bellezze naturali. In Piazza della Libertà c’è un parco pubblico con un fiume artificiale, specchi d’acqua, cascate, fontane e getti d’acqua illuminati, frequentato da una moltitudine di visitatori che amano il verde e il ristoro tra i tavolini dei caffè. A Gortalovo (12 km dal centro) c’è il sentiero ecologico del canyon carsico Chernelka, con ben 18 ponti da attraversare, maestose scogliere, grotte, sorgenti carsiche, diverse specie di piante e di animali.

A 5 km dal centro c’è il Parco Nazionale Kaylaka (10.000 ettari), dove si trova il Museo del Vino, progettato da architetti bulgari e francesi, da enologi ed esperti del Museo Regionale di Storia della città e del Museo Panorama e qui concretizzato in quanto è proprio questo il primo centro vitivinicolo della Bulgaria.È in questa città che nel 1890 nacque la prima Scuola Professionale Superiore di Viticoltura ed Enologia “Aleksandar Stamboliyski”, che vanta la più completa e antica collezione di vini della regione, mentre nel 1902 nacque anche l’Istituto Nazionale della Vite e del Vino, su raccomandazione del professore francese Pierre Viala.

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Il museo del vino, invece, è stato inaugurato nel 2008 dal produttore di vino Plamen Petkov in una stupenda grande caverna di 650 mq con 5 gallerie aperta dal generale Ivan Vinarov nella parete di un canyon al centro di un parco di eccezionale bellezza, con stagni e laghetti, impianti sportivi, complessi alberghieri, campeggi, attracchi di barche, parchi giochi, punti di ristoro all’aperto, una piscina, lo zoo e l’unico teatro all’aperto della Bulgaria, a 5 km dal centro e a 200 metri dalla tenuta vitivinicola Château Kaylaka. Il Museo del Vino è un’attrazione turistica davvero unica per i Balcani ed è praticamente ancora sconosciuto non soltanto agli stranieri, ma anche agli stessi Bulgari. Eppure di musei simili ce ne sono pochi altri al mondo, per esempio in Francia ce n’è soltanto uno, a Parigi. Nella grotta di questo museo bulgaro si trovano gli oggetti e i materiali della storia dell’enologia come in tutti gli altri (in particolare di quella bulgara fin dai tempi dei Traci).

Questo sancta sanctorum, però, è stato concepito da un produttore di vino. Non poteva dunque mancare anche la possibilità di degustare qualcosa come 7.000 vini di classe provenienti da tutto il Paese, alcuni già bell’e pronti in bottiglia e altri contenuti in 100 barriques di rovere francese che si trovano nello scantinato. Gli stessi vini, ottimamente conservati, sono anche in vendita, e ci sono bottiglie di oltre 30, qualcuna anche di 90. È una professionalità di alta scuola quella che si nota subito con piacere in occasione delle degustazioni che sono condotte per istruire gli aspiranti sommelier e gli enotecari che si danno appuntamento in questo Museo dalla sala molto ben attrezzata. Un modello per la nuova Bulgaria del vino, che farà presto parlare molto bene della sua indubbia capacità. I recapiti sono: Wine Museum, Kaylaka National Park, Totlebenov Val 1, Pleven, Bulgaria (tel. +359.887.731537 e +359.2.8728350, e-mail sinhroninvest@abv.bg). Sopra il Museo c’è l’Hotel Villa Kaylaka, 4 stelle con ristorante, parcheggio, piscina e appartamentini a schiera, dov’è possibile fruire delle offerte di gite turistiche e attività sportive della zona (+359.88.245.3686 e +359.64.800776, e-mail vila_kailuka@abv.bg)

Mario Crosta

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