“Fiano di Avellino, Territorio e Cultura”: il racconto di una denominazione importante e sfaccettata
- Fosca Tortorelli
- Ti potrebbe interessare Autori, Un sorso di, Vino e olio
“Fiano di Avellino, Territorio e Cultura”: il racconto di una denominazione importante e sfaccettata
L’Irpinia, uno tra i più piccoli e preziosi areali d’Italia, è un territorio ricco e variegato, forse ancora poco conosciuto, ma che grazie alle sue caratteristiche pedoclimatiche, alla ricchezza di boschi e di biodiversità, riesce a dare vita a vini bianchi unici e longevi.
Tra questi c’è la denominazione del Fiano di Avellino Docg, estesa complessivamente per 245.5 km2, superficie che comprende diversi comuni, ognuno capace di dare delle sfumature diverse a questo prezioso varietale.
Questa interessante denominazione è stata protagonista del seminario “Fiano di Avellino, Territorio e Cultura”.
Guidato da Marco Ricciardi e Pietro Iadicicco, delegato Ais Caserta, organizzato dall’ Associazione Italiana Sommelier Campania – Delegazione di Caserta lo scorso giovedì 26 settembre presso l’Enoteca la Botte (Casagiove, CE).
Un incontro appassionato e partecipato che ha visto non solo coinvolti diversi produttori, ma una interessante e minuziosa disamina del territorio produttivo suddividendolo in tre unità geografiche differenti.
All’interno delle quali si individua un’ulteriore frammentazione con profili morfologico, orografico, di giacitura e altitudine, mai omogenei.
Una serata che diventa racconto di quello che Marco Ricciardi ha visto e vissuto con la sua esperienza, frutto di uno studio approfondito, che parte dalla terra, dalla sua morfologia, poi dalla geologia, ma allo stesso tempo anche dall’uomo, dalle tradizioni, dalla politica.
Del resto come lui stesso afferma:
«Per conoscere seriamente e approfonditamente un territorio lo dobbiamo calpestare.
Il vino, del resto, per essere grande non può essere un vino perfetto, un vino buono punto e basta, ma dev’essere un vino che racconta, che abbia identità, che abbia il trasporto delle realtà di alcuni luoghi.
Quindi la prima cosa era acquisirle.
La scelta dei produttori è stata fatta da me, dal mio percorso storico, e dal fatto che in loro ho riconosciuto una grandissima sensibilità nel raccontare il loro prodotto collegato con il proprio territorio.
L’Irpinia è un luogo ricco di boschi, in alcuni testi paragonato all’Irlanda, con queste montagne ricoperte di verde.
L’Irpinia è vero e proprio intreccio di alture e valli.
Dove si ritrovano numerosi fiumi e torrenti.
Ben tre Parchi regionali l’attraversano, il Partenio, i Monti Picentini e il parco Vallo Lauro-Pizzo Alvano.
E ancora la foresta mezzana una superficie di circa 450 ettari che presenta un vero e proprio luogo incontaminato, strettamente legato al borgo di Monteverde.
La Degustazione
Il territorio del Fiano può essere suddiviso in tre zone fondamentali: l’areale occidentale, l’areale centrale e quello orientale; ma potrebbe essere ancora suddivisibile tra l’areale centrale nord e quello sud e in più si ritrova in Sorbo Serpico un luogo a sé.
Partiamo quindi da Summonte che già nella sua definizione è il territorio più alto. In degustazione ci sono due aziende – Ciro Picariello e Guido Marsella – entrambe con l’annata 2014.
Unica zona dove si può effettivamente parlare di viticoltura di Montagna.
A Summonte, del resto, ci sono i vigneti delle aziende di Ciro Picariello e Guido Marsella. Come racconta Rita, moglie di Ciro Picariello:
«La nostra zona in effetti è molto vocata per il Fiano, anche se fino pochi anni fa dicevano che noi dovevamo fare le castagne per l’altezza e perché Summonte è conosciuta per le castagne, poi con il tempo si sono ricreduti.
Oggi la nostra produzione è divisa tra il 70% a Summonte e il 30% a Montefredane.
Della nostra produzione il Fiano di Avellino Docg Ciro 906 è frutto del primo impianto fatto nel 1990, poi con un successivo nel 2004, vigna a 650 metri, mentre nel 2022 abbiamo impiantato anche a 710 metri».
Il Fiano di Avellino Docg Ciro 906 2014 di Ciro Picariello si presenta ampio all’olfatto con note piene di frutta matura, di agrumi e un cenno balsamico-mentolate.
Un vino perfettamente integro e fresco nel sorso.
Anche per Guido Marsella il suo primo vigneto è del 1990, lui ha 12 ettari in un unico corpo; va anche detto che la sua filosofia è di uscire con il suo Fiano dopo due anni, procedendo anche con un affinamento sulle fecce piuttosto lungo.
Il Fiano di Avellino Docg 2014 di Guido Marsella si presenta di grande vigoria, eleganza golosità con sentori di erbe mediterranee, floreali e agrumate di cedro.
Solo dopo averlo lasciato riscaldare nel calice arrivano delle leggere note mentolate.
Da Summonte si passa a Montefredane, restiamo sempre con il millesimo 2014 con il Fiano di Avellino Docg Aipierti 2014 di Vadiaperti, il cui nome ricorda il toponimo dialettale di questo areale, è un vino energetico, di grande intensità olfattiva, con una piacevolissima carica floreale che gli dona finezza; si avvertono piacevoli note di fiori di arancio, a cui seguono note affumicate e speziate di anice.
Un vino ricco, intenso e di grande bevibilità.
Restiamo nell’areale di Montefredane, ma stavolta cambiamo millesimo.
Con il Fiano IGT Villa Diamante 2023, frutto – vista l’annata non facile – dei due cru aziendali, ossia Vigna della Congregazione e Clos D’Haut.
Un vino ancora molto giovane, ma che mostra la sua stoffa e le sue potenzialità evolutive.
Un olfatto pieno e opulento, con un profilo ancora tutto da esprimersi. Affilato e leggiadro nel sorso.
Ci spostiamo a Cesinali con il Fiano Campania IGT Particella 928 2021 di Cantina del Barone, azienda guidata da Luigi Sarno, che nei suoi scarsi tre ettari, produce due cru di Fiano.
La vigna del Fiano “Particella 928”, frutto dell’esperienza di Luigi Sarno, è stata reimpiantata con un nuovo sesto di impianto e con un diverso orientamento dei filari, il risultato nel calice è di un vino stuzzicante, che esprime profumi floreali, di agrumi e di erbe officinali; dinamico, carezzevole e di grande personalità, con una sensazione di nocciola in retrolfazione, un vino verticale e di profondità gustativa.
Sempre di Cesinali, segue l’azienda I Favati, capitanata da Rosanna Petrozziello, che racconta il suo Pietramara Etichetta Bianca Riserva 2018, un vino nato nel 2007 come prima annata, frutto di quella che chiamano “Vigna Vecchia”.
Nel calice ritroviamo un vino opulento, ampio, dal frutto pieno e polposo, con note affumicate e di frutta a guscio; elegante e fresco, con una persistenza finale piacevole.
Il viaggio volge quasi al termine con la tappa a Sorbo Serpico e con Feudi Studi Vigna Querciagrossa 2020 dell’Azienda Feudi di San Gregorio, un vino come racconta Pierpaolo Sirch, direttore di Feudi di San Gregorio:
«Feudi Studi è un progetto iniziato nel 2012, che ha come obiettivo proprio lo studio approfondito del territorio per comprenderne le differenze fino ai singoli vigneti.
Infatti, in questo caso il nome del vino richiama il nome della Contrada».
Nel calice il vino esprime profumi eleganti e floreali, a cui si uniscono note mediterranee con un finale leggermente ammandorlato. Un vino pulito e coinvolgente.
Ci spostiamo a Lapio con il Fiano di Avellino Docg Neviera di Sopra Riserva 2019 di Rocca del Principe della famiglia Zarrella, si tratta di uno degli ultimi vini prodotti – prima vinificazione di Simona Zarrella, enologa e figlia di Ercole.
La vigna, acquistata nel 2015, prende il nome dalla contrada, limitrofa a Tognano, area molto fredda.
Un vino dove ritroviamo tratti agrumati che ricordano il lime e il pompelmo, a cui si uniscono note speziate e fresche di anice.
Un vino ampio e di grande acidità gustativa.
Si chiude con il Fiano di Avellino DOCG Le pietre 2022 di Fattoria Pagano.
Un progetto nato recentemente che poi ha dato il via all’ideazione di questa serata.
Nel calice troviamo un vino con intense note floreali e fruttate, pieno e avvolgente.
Una serata davvero coinvolgente.
È stata più che altro un viaggio attraverso la bellezza dell’Irpinia e l’interpretazione che ciascun produttore ha voluto e saputo dare al fiano.