Filiera del caffè: il G7 di Pescara punta su sostenibilità e certificazione
Filiera del caffè: il G7 di Pescara punta su sostenibilità e certificazione
Il prezzo della tazzina di caffè è destinato a salire nei prossimi anni, ma il consumatore può giocare un ruolo cruciale nel guidare il mercato verso scelte più sostenibili.
È quanto emerge dal G7 Sviluppo di Pescara, dove si è discusso del futuro della filiera del caffè. Vincenzo Miglietta, giornalista economico del Gruppo 24 Ore e voce di Radio24, ha illustrato come le scelte dei consumatori possano influenzare la produzione e promuovere la sostenibilità ambientale e sociale.
La crisi climatica, i problemi geopolitici e il calo della produzione stanno facendo lievitare i costi del caffè, sia per i produttori che per i consumatori finali.
“Il rischio di una tazzina a 100 dollari, come ipotizzato dal coordinatore della International Coffee Organization Gerardo Patacconi, è reale,” ha dichiarato Miglietta. Attualmente, circa 25 milioni di produttori in tutto il mondo, di cui molti piccoli coltivatori, faticano a sopravvivere a causa delle difficoltà economiche e ambientali legate alla filiera.
Una delle soluzioni proposte riguarda la certificazione della sostenibilità nella produzione del caffè, come già avviene per il cacao con il marchio di commercio equo e solidale.
Questo approccio aiuterebbe a contrastare la deforestazione e gli effetti climatici negativi, garantendo al contempo un miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dei produttori.
“Il consumatore può fare la differenza,” spiega Miglietta. “Proprio come è successo con l’olio di palma, rifiutato dal mercato senza certificazioni adeguate, anche per il caffè bisogna seguire questa strada.”
Il G7 ha anche lanciato un progetto pilota di finanziamento pubblico-privato per supportare i paesi produttori, con particolare attenzione all’area subsahariana. Questo rientra nel Piano Mattei per l’Africa, una strategia italiana che mira a rafforzare i legami con il continente africano attraverso investimenti e cooperazione allo sviluppo.
Secondo Miglietta, le prime iniziative concrete dovrebbero partire nel 2025, coinvolgendo grandi marchi internazionali come Lavazza e Illy. “Le risorse, per ora limitate, devono essere concentrate sui produttori più vulnerabili per massimizzare l’impatto,” ha aggiunto.
Le problematiche del caffè non sono isolate. Anche il cacao, coltivato nelle stesse regioni subtropicali, affronta difficoltà legate a deforestazione, disuguaglianze salariali e lavoro minorile. I cambiamenti climatici e l’aumento dei costi di trasporto stanno incidendo su entrambe le filiere, con prezzi che, negli ultimi tre anni, sono triplicati rispetto ai livelli precedenti.
La filiera del caffè si trova a un bivio: affrontare le sfide ambientali e sociali o rischiare un aumento incontrollato dei prezzi che potrebbe penalizzare sia produttori che consumatori. Il G7 di Pescara pone le basi per un cambiamento, ma sarà fondamentale che i consumatori facciano scelte consapevoli per spingere il mercato verso una produzione più sostenibile e responsabile.
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