L’accostamento di parole e nomi in cucina può talvolta portare a fraintendimenti.
È quanto accade con la combinazione “peperone dolce di Altino-peperone Crusco”, in cui vengono associati due tipi di peperoni apparentemente diversi: uno abruzzese e l’altro lucano. Tuttavia, il fraintendimento potrebbe derivare dal significato dialettale di “crusco” che in lucano significa “croccante,” riferendosi al peperone essiccato e fritto.
In Abruzzo, l’accostamento tra “Altino” e “Crusco” è comune nei menù e nel linguaggio comune, ma in Basilicata esiste una battaglia legale per proteggere l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) del “Peperone Crusco di Senise”, noto come “Oro Rosso,” che non può essere esteso ad altre aree territoriali della stessa regione.
Secondo Enrico Fanelli, presidente del Consorzio di Tutela del peperone di Senise IGP, alcune aziende utilizzano il termine “crusco” per peperoni provenienti da altre zone per motivi commerciali. Il marchio è stato registrato per proteggerlo da usi impropri.
Il “Peperone Crusco di Senise” è noto per il suo sapore dolciastro e la facile essiccazione. In cucina, si abbina bene con formaggi freschi e stagionati, zuppe, insalate, salumi, primi e secondi piatti.
Donatello D’Alonzo, vicepresidente dell’Associazione produttori peperone di Altino, sottolinea che “crusco” si riferisce al peperone di Senise, non a quello di Altino. Il peperone di Altino è piccolo, con la punta rivolta verso l’alto. Il suo sapore è più amaro rispetto al peperone di Senise. Come da tradizione popolare, il Peperone di Altino si abbina alle verdure, ma anche al baccalà e ad altri piatti della cucina locale abruzzese.
Questi due prodotti eccellenti differiscono per sapore e forma, e quindi è essenziale utilizzare la terminologia corretta per evitarne l’abuso e promuoverne la valorizzazione.