I miti, si sa, sono duri a morire, ma alcuni andrebbero uccisi a cannonate, specialmente nel campo della cucina. Parlo di miti che in realtà sono solo luoghi comuni, banalità, idee ricevute, che purtroppo vengono veicolati da una cultura che privilegia la superficie a scapito della profondità. Ho pensato per molto tempo che queste banalità (che sono anche falsità) fossero caratteristiche del pensiero vacuo di persone poco pensanti, poi ho scoperto, via via, che invece sono ben ancorate anche nel cervello di gente che pensa, riflette, s’informa e impara: quando si tratta della cucina, c’è una specie di blocco intellettuale che non fa andare oltre alle banalità. Il perché non m’interessa ma m’interessa che cambi.
Se dico cucina francese sparano immediatamente “burro e panna”.
Se dico cucina italiana, i non italiani sparano immediatamente “spaghetti, pizza e pomodoro”.
Se dico cucina giapponese sparano immediatamente “pesce crudo”.
Se dico cucina indiana sparano immediatamente “pollo al curry”.
Se dico cucina inglese sparano immediatamente “bleah!”
Se dico cucina tedesca mi guardano con punti interrogativi negli occhi: “ma esiste la cucina tedesca?”
Se dico cucina statunitense sparano immediatamente “hamburger e patate fritte”.
Se dico cucina spagnola sparano immediatamente “paella e gazpacho”.
E via discorrendo con “mussakà e zaziki” in Grecia, “tacos e tortillas” in Messico”, “feijoada” in Brasile, “cuscus” in Maghreb, “involtini primavera” in Cina, “riso e fagioli” nei Caraibi, e per l’Africa nera, l’Australia o la Nuova Zelanda nessuno dice nulla perché chi mai conosce la cucina dell’Africa nera, dell’Australia o della Nuova Zelanda!?
Nessuno naturalmente può conoscere a fondo tutte le cucine del mondo, ma qualche infarinatura uno se la potrebbe anche dare, magari leggendo o usando quello strumento straordinario che è Internet. Oggi esistono libri su tutte le cucine del mondo, e con un “click” si trovano testi, video, immagini e commenti su tutto ciò che si mangia o bevi sulla superficie del nostro pianeta. Nessuno ha più scuse, mi dispiace.
Intanto sfatiamo il mito che a me, francese, da più fastidio in assoluto: quello che appioppa alla cucina del mio paese l’uso esagerato del burro e della panna.
Il Medioriente è il territorio praticamente riservato della “Papessa” Claudia Roden, una scrittrice di cucina inglese di origine egiziana che con il suo “La cucina del Medio Oriente e del Nord Africa” ed altri si è fatta conoscere in tutto il mondo.
Poi vi butto lì, senza spiegazioni né commenti i nomi di Yotam Ottolenghi, Gil Marks, Naomi Duguid, Judith H.Dern, Franz Ruhm, Sara Foster, Shelina Permalloo, terminando con Allan Bay, che probabilmente conoscete già, che ha scritto un libro che consiglio a tutti per le ricette e l’acutezza delle considerazioni sulle cucine “altrui”: “Le ricette degli altri”.
Non potendo tediarvi oltre (potrei continuare per decine di pagine) vi consiglio di stuzzicare la vostra curiosità nei confronti delle cucine del mondo, in modo da non sparare mai più “burro e panna” quando vi parlano della cucina francese…
Jean Michel Albert Carasso