Come nelle spiegazioni dell’ovvio. Cercare di spiegarla a chi non è triestino o non le ha mai frequentate, è quasi impossibile. Semplificano frettolosamente in “frasca” “osteria” etc. Senza poter immaginare che sono uno stile di vita. Sarà solo la vostra passione a nutrire il loro desiderio di vederle da vicino.
Ascoltano sì la spiegazione che il nome deriva da otto (sloveno: osem), otto erano i giorni in cui inizialmente – nei tempi in cui Trieste apparteneva all’Impero Austro Ungarico – i contadini potevano tenere aperta la loro casa per vendere i prodotti in eccedenza delle loro terre e delle loro vigne. È difficile fare capire che cosa hanno significato e cosa significano ancora per i carsolini e per i triestini. Non scendo nei dettagli storici anche perché sto preparando con un caro amico un libro sull’argomento e quindi semmai potrei farvi già qui e ora un’offerta di prevendita. 😉 Qui sotto la foto di un giardineto, il piatto con gli affettati. Questi in foto sono tutti della casa, veri quadri still life. I sottaceti sono serviti a parte.
«Era consentito a chiunque di vendere generi alimentari, vino e mosto di frutta da lui stesso prodotti in tutti i periodi dell’anno, come, quando ed ai prezzi voluti»
Prendete nota visivamente del piatto della foto che segue. Non perdete di vista la pancetta lessata domača (di casa), nell’angolo in basso a destra. La vedrete trasformarsi – grazie alla bontà intrinseca e a una abbondatissima spolverata di finocchietto selvatico, nell’assaggio che vale il viaggio.
L’argomento di oggi è raccontarvi le meraviglie golose che ho assaggiato qualche sera fa a Malchina, nell’osmiza Angelini Gabrovec. Per il crostino con pancetta lessa e finocchietto selvatico il voto e dieci e lode!
L’Osmiza da Norma Pri Normi opportunamente e doverosamente segnalata dalla frasca resterà aperta solo fino al 23 luglio 2023. Quindi non rimandate! Noticina: In sloveno è osmica (pronuncia osmìza) perciò in italiano scrivete osmiza con una z sola. Ringrazio Nicola Santini per le foto che colgono l’essenza del posto.
Completamente rilassati in un’atmosfera di altri tempi e quindi fuori dal tempo, silenzi e parole regolavano da sole i loro spazi, lasciandoti il tempo di guardare intorno ai tavoli con gruppi di amici che si raccontavano le piccole grandi storie della loro settimana, a mamme e famiglie o due amiche che parlavano fitto fitto, a due bambine dolcissime, della famiglia che ha aperto l’osmiza, che di fronte a noi giocavano a carte, come i grandi forse, ma soprattutto senza cellulari accesi. Non c’era vociare scomposto, ma chiacchiere conviviali; anche i cani degli ospiti erano tranquilli.
Intanto il fil rouge, questa volta l’espressione è pertinente, continuava ad accompagnare i miei assaggi: era un Malikos della casa leggero e bevibilissimo, un blend con prevalenza Merlot, proprio il tipo vino che cerco per la mia tavola. Perfetto con il crodeghin in crosta di pane. Nello stesso impasto che avvolgeva il musetto era racchiusa anche della ricotta (di Dario Zidaric, lì presente fra l’altro, suoi anche i formaggi) con il basilico.
Le palacinche finali con una ricetta segreta, farina speciale ma soprattutto con le mani e l’esperienza di preparazione di Nonna Norma, anni 87, che ogni tanto si affacciava alla porta, compiaciuta e orgogliosa, erano speciali. Emozionanti.
Località Malchina 1. Duino Aurisina. Orari: sabato e domenica dalle 10 alle 23. Dal lunedì al venerdì: dalle 17 alle 23. Tel. 040 29 98 06. Vi consiglio di prenotare!
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