I giovedì di QB: Polenta di castagne e ossi di maiale
- Fabiana Romanutti
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In molte regioni italiane si mangiano gli ossi del maiale bolliti, accompagnati dalla polenta.
Questa ricetta della Garfagnana e della Valle del Serchio utilizza la farina di castagne, che in queste zone viene chiamata farina di Neccio. Nella tradizione locale le castagne vengono raccolte a mano ed essiccate per 40 giorni nei metati (strutture in pietra e legno dove il calore viene alimentato da un fuoco di legna di castagno).
Ossi di maiale e polenta di castagne
Al gusto forte e sapido delle ossa di maiale si associa la dolcezza di questa polenta speciale.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
- 3 ossi di maiale, ben polpose, a persona
- 2 litri d’acqua
- 600 g di farina di castagne
- 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
- qualche pizzico di sale
PREPARAZIONE
In un recipiente con acqua abbondante lessate le ossa di maiale per circa 2 ore.
PER LA POLENTA
Versate l’acqua in una capiente pentola e portate a bollore. A questo punto iniziate a versare lentamente la farina di castagne. Aggiungente qualche pizzico di sale e mescolate continuamente affinché l’impasto diventi morbido e senza grumi. Cuocete in questo modo per 40 minuti circa.
Servite la polenta ben calda e morbida in un piatto insieme agli ossi.
La ricetta, pur semplicissima è stata fornita da Il Ciocco Tenuta e Parco (nato nel 1961 con l’obiettivo di far rivivere la montagna e le sue tradizioni, la natura con i suoi animali, lo sport e il relax, lontano dal “logorio della vita moderna”).
Nel 1967 diventa il primo polo turistico alberghiero d’Italia. È immerso in 600 ettari di parco naturale (dai 280 ai1.100 metri di altitudine) con servizi e formule che rivoluzionarono il mercato delle vacanze offrendo svago, sport e benessere in un’unica soluzione.
Deve il suo nome a uno dei poeti più noti d’Italia, Giovanni Pascoli, che si innamorò di Castelvecchio, dedicando anche una raccolta di versi; della Valle del Serchio, definita dal poeta “La Valle del Bello e del Buono”, e dei suoi abitanti così laboriosi. Uno dei Canti di Castelvecchio si intitola proprio “Il Ciocco” e racconta di un gruppo di contadini seduti attorno al focolare a parlare della vita mentre guardano il fuoco consumare lentamente il ciocco, il ceppo da ardere.
La Tenuta si estende tra Barga e Fosciandora, al confine tra media e alta Valle del Serchio, un’area della provincia di Lucca che va dalla piana di Lucca alla Garfagnana, lungo il bacino del fiume Serchio.
Il Ciocco si naviga anche attraverso “Il Ciocco App”, applicazione che può essere scaricata gratuitamente (ciocco.it/ilcioccoapp/) e rappresenta un viaggio affascinante e intuitivo attraverso immagini e informazioni strutturate per un cliente moderno che desidera visitare la Tenuta e il territorio in maniera rapida e dinamica.
Friulana di nascita, triestina di adozione. Quanto basta per conoscere da vicino la realtà di una regione dal nome doppio, Friuli e Venezia Giulia. Di un’età tale da poter considerare la cucina della memoria come la cucina concreta della sua infanzia, ma curiosa quanto basta per lasciarsi affascinare da tutte le nuove proposte gourmettare. Studi di
filosofia e di storia l’hanno spinta all’approfondimento e della divulgazione. Lettrice accanita quanto basta da scoprire nei libri la seduzione di piatti e ricette. Infine ha deciso di fare un giornale che racconti quello che a lei piacerebbe leggere. Così è nato q.b. Quanto basta, appunto.