Il cibo che consola: i torcetti di Lanzo torinese
- redazione
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Nella drogheria di papà c’era una lunga fila di vasi di vetro in bella mostra sul bancone di legno scuro, con le pastiglie e le caramelle che si vendevano sciolte: i mascherotti (gommose, alla liquirizia), le ginevrine (tonde, piatte di zucchero colorato), i “butun del preive” (bottoni del prete), i sukai, le Valda, le gemme di pino, i brut e bun, ( i brutti e buoni) le pastiglie Leone piccole a tutti i gusti e quelle piatte, tonde e grandi alla menta.
C’erano poi due contenitori che ospitavano i confetti colorati, ripieni di un dolce liquido.
Su un ripiano, invece c’erano i barattoli delle caramelle incartate: all’anice, all’eucalipto, gli spicchi di agrumi, le mou, le frizzanti al limone e arancia, al miele, le nugatin , caramelle ovali di lucido cioccolato con in cuore la nocciola e quelle fondenti della Leone con carta trasparente che sembravano piccoli ortaggi.
Liricordate?
E poi tutti i barattoli dei cioccolatini: Cremini, gianduiotti, fondenti ripieni, al caffè…oh che ricordi! Naturalmente noi bambini non avevamo accesso, neppure alle pastiglie!
Mamma, però, nella borsetta, aveva sempre un prezioso sacchettino di carta velina con un tesoretto di zucchero: qualche caramellina lemon-salvia, rabarbaro, menta e pastigliette Leone colorate.
Nella mia infanzia, quando cadevo in terra e piangevo dal dolore avevo diritto a un fruttino… sì, quelle palline di zucchero fondente, colorate e chiuse in una carta oleata su cui c’era scritto “frutti siciliani”. …una piccola consolazione che rincuorava.
Anche quando ero seriamente triste o avevo subìto un’ingiustizia sentivo una carenza di zuccheri… Così, da allora, viaggio in un flusso glicemico-emotivo. Ho interiorizzato in me uno sposalizio indissolubile tra il dolce e la consolazione.
Che il cibo abbia una relazione stretta con le nostre emozioni non è certo una novità.
E, come si dice, “senza né leggere né scrivere” i nostri vecchi sapevano ciò che la scienza ci ha rivelato: una delle ragioni che può spingerci a desiderare cibi ricchi di zuccheri e grassi sta nel fatto che aumentano il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore che attiva le vie della gratificazione.
Un tempo mangiare dolci non era così comune come al giorno d’oggi e il consumo dei dolci era collegato ad eventi familiari.
I bambini piccoli restavano con le donne e quando si faceva il pane si soleva, già anticamente, riservare avanzi di pasta di pane che, zuccherata, era riservata ai bambini. Solo più tardi, intorno al 1800 si cominciò a introdurre in quegli avanzi di pasta lievitata, oltre lo zucchero, il burro.
A casa mia mamma faceva la torta nel giorno del compleanno e per fortuna eravamo in tanti!
Avevamo solo la stufa per cucinare, così, per fare le torte, mamma si era comprata la Petronilla: una pentola forno che si attaccava alla corrente; sul coperchio aveva uno spioncino di vetro da dove potevi vedere se la torta cresceva e quando era pronta…
Mia madre mi raccontava che con la pasta lievitata del pane, lo zucchero e il burro, la nonna preparava dei galletti, tagliati con la punta del coltello, spennellati con il tuorlo d’uovo e zucchero, da regalare ai parenti il giorno della Befana.
Qui, nella zona in cui abito, invece, con la pasta lievitata e il burro si facevano, per la gioia dei piccoli, dei rotolini di pasta che venivano arrotolati sulla spianatoia cosparsa di zucchero. Si chiamano : Torcetti di Lanzo Torinese.
Io li faccio così
TORCETTI DI LANZO TORINESE
Ingredienti
- 500 g farina 00
- 80 g acqua
- 5 g sale fine
- 200 g burro
- zucchero di canna o semolato
- 160 di Lievito madre oppure 3 g lievito di birra secco
Procedimento
Sciogliere il lievito nell’acqua. Aggiungere ora il burro, il sale e la farina e impastare
Lasciare riposare per un paio d’ore.
Tirare una sfoglia spessa 1 cm e larga 10 .
Ricavare dei piccoli grissini tagliando con la lama di un coltello o con un tarocco. A questo punto passarli sulla spianatoia coperta di zucchero, arrotolandoli con le palme delle mani aperte per assottigliarli A 15 cm circa e piegarli sovrapponendo le due estremità a formare una goccia .
Spennellare i torcetti zuccherati con acqua tiepida o miele e cospargere ancora di zucchero.
Lasciare lievitare ancora un’ora e infornare a 180°C per 15 minuti.