Il più rinomato tra i vini italiani: il Chianti

Chianti

Tra i vini più conosciuti nel mondo troviamo il Chianti, sua maestà il vino, il fiasco per eccellenza e chi più ne ha ne metta.

     Ma quanti lo conoscono veramente?
Spesso mi è capitato di trovare tanta gente, troppa, che non lo apprezza. Magari ne ha bevuto uno di non suo gradimento, senza approfondire l’argomento e ha deciso che non gli piace.

     Ho penato non poco con me stessa, prima di decidermi ad affrontare questo argomento; non bastano poche righe per chiarire tutto ciò che concerne questo vino, ma vorrei provare a farlo amare anche a chi non ha ancora avuto il piacere di trovare il “suo Chianti”.

     Il suo disciplinare è talmente vasto, che è difficile ridurlo a poche righe, ma vedrò (e spero di riuscirci) di concentrare pochi dati salienti, atti ad incuriosire e ad invogliare ad aprire gli orizzonti.

L’origine

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     Il territorio del Chianti si snoda su due sistemi collinari e due valli, definiti nel 1933: la prima parte da San Casciano fino a Castellina in Chianti (area nord/ovest), dove troviamo un clima fresco, giovane che riceve le correnti salmastre dal mare; la seconda va da Greve in Chianti e arriva a Radda in Chianti, in un entroterra più riparato e caldo (zona sud/est).

     Si tratta di terra ricca a trama grossa per lo più, con componenti calcaree e sabbiose che variano da zona a zona. Già questa ripartizione fa capire quanto il terroir incida sulle vigne, ma non basta.

L’uva

     Per quanto concerne il tipo di uva, il disciplinare che ne regola la produzione diventa ancora più complesso: si prevede che questo vino sia composto principalmente da Sangiovese ( che varia in percentuale dal 70 al 100%) e da una minima parte di altre uve a bacca rossa ed in percentuale ancora più ridotta (massimo 10 %) da uve a bacca bianca della stessa regione, quali possono essere Canaiolo, Malvasia Nera, Ciliegiolo, Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.

     Questa è solo la punta dell’iceberg, ciò che lo regolamenta è ancora più profondo e non approfondirò ulteriormente l’argomento per evitare di annoiare, ma assicuro che c’è da perdersi nella burocrazia regolamentare che lo disciplina.

     Và da sé che il Chianti, per quanto uno dei simboli “made in Italy” più conosciuto nel mondo sia tra i più “sconosciuti” per la sua complessità, quindi non è detto che degustato uno si possa giudicare tutta la categoria.

     Personalmente ne ho selezionati due di aziende completamente diverse per terreno e uvaggio, che ritengo di alta elevatura.

Il primo è Antiche Vie Chianti DOCG

     Un prodotto della Pietro Beconcini Agricola, a San Miniato (Pisa), composto da Sangiovese (70%), Colorino,, Canaiolo, Malvasia Nera (30%).

     Le viti sorgono su un terreno a base arenaria, ricco di fossili marini e argilla. La vinificazione avviene in vasche di cemento con lieviti indigeni con macerazione sulle vinacce per 21 giorni; passa successivamente 6 mesi in cemento e gli ultimi 4 in bottiglia.

     Il vino si presenta di colore rosso rubino brillante, con profumazione di ciliegia e viola molto delicati; il gusto nel suo complesso ha una spiccata acidità, con rotonda corposità e discreta persistenza. Ad ottobre, quando abbiamo creato una serata di degustazione con i prodotti di questa azienda, è stato tra i più apprezzati e capiti.

Il secondo è il Chianti Superiore DOCG

     Superiore, in quanto indica una maggiore selezione delle uve, è un prodotto della Fattoria del Colle, a Trequanda (Siena), a 35 km da Montalcino.

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     La sua composizione prevede Sangiovese al 90% e Canaiolo Nero per il restante 10%, cresciuti su terreno calcareo argilloso a trama grossa, in un terroir che subisce forti escursioni termiche.

     La vinificazione e l’affinamento avvengono in tini di cemento per la durata di un anno, il colore si presenta rosso rubino intenso e vivace; il profumo, intenso floreale (con spiccato sentore di viola) e fruttato, ne anticipa il gusto armonioso, fine, asciutto e sapido ben bilanciato.

     Entrambi i vini si prestano ad abbinamenti con vari cibi, dai più delicati ai più intensi. Entrambe le zone sono ricche di selvaggina medio/grande nonché di tartufi e coltivazioni di cerali e uliveti. Da provare le pappardelle al ragù di capriolo (profumo più inteso) o la spalla di capretto (più delicato).

     Da aggiungere c’è solo l’ottimo rapporto qualità/prezzo, €. 9,50, che permette a questi prodotti la rivalsa sulla scarsa conoscenza che si ha del Chianti.

     Per tutto il resto…. beh, provateli, giudicateli e scegliete il vostro, io non ne sono stata capace e li ho apprezzati entrambi!

Pietro Beconcini Agricola SS.
Via Montorzo, 13/A
San Miniato (PI)
Tel. 0571/464570

Fattoria del Colle
Trequanda (SI)
Tel. 0577/662108