Il vino senza tempo: lo Sciacchetrà delle Cinque Terre
- Giustino Catalano
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Lo Sciacchetrà, il vino passito dolce delle Cinque Terre, presenta un colore giallo paglierino o dorato con un profumo ampio e persistente che riporta sentori di mela, ananas, albicocca e anice.
Le origini del nome Sciacchetrà sono incerte, ma si suppone che possa derivare dal greco “shekar”, termine utilizzato per indicare le bevande fermentate, o dal dialetto “sciacàa”, che significa schiacciare.
La tecnica di appassimento utilizzata per la sua produzione sarebbe stata introdotta da esuli greci nell’ottavo secolo a.C. a Riomaggiore, una delle località delle Cinque Terre.
La produzione dello Sciacchetrà viene effettuata utilizzando uve appassite in inverno di Albarola, Bosco e Vermentino, coltivate in terrazzamenti di bosco tipici delle zone collinari e montuose. La produzione di questo vino è particolarmente difficile a causa della morfologia ligure e diversi agricoltori possono raggiungere i propri vigneti solo grazie a un trenino a cremagliera, per affrontare meglio le pendenze.
Per questo motivo, alcuni definiscono i viticoltori della zona “angeli matti”. Nonostante le difficoltà nella produzione, lo Sciacchetrà si è guadagnato un posto importante nella tradizione enogastronomica della zona grazie al suo sapore complesso, che può essere abbinato a biscotteria secca o a dessert elaborati, ma che può essere servito anche da solo come vino da meditazione.
Il colore dello Sciacchetrà varia in base all’età del vino: giallo paglierino o dorato da giovane, tendente all’ambrato dopo 5-6 anni, ambrato dopo 10-15 anni e con riflessi rossicci tendenti a un lieve marroncino dopo 20-30 anni. Si narra di bottiglie da 50 e più anni facenti parti delle doti nuziali fino a pochi decenni orsono.
Il suo sapore, se lungamente affinato, è di prugna cotta, di miele, di castagno e di acacia. Dolce ma non stucchevole, lo Sciacchetrà ha una lievissima tannicità ed una gradazione alcolica intorno a 16-17%
Per la sua lavorazione si utilizza principalmente uva Bosco al 60% e Albarola e Vermentino al massimo 40%, da soli o congiuntamente.
Dopo essere state appassite su graticci all’ombra e ventilate per almeno due mesi, le uve vengono diraspate, pigiate e separate dalle bucce.
Tuttavia, da questo procedimento si ottiene al massimo il 30-35% di vino grazie all’uva, il che spiega il costo elevato delle sue bottiglie.
Lo Sciacchetrà, vino DOC la cui produzione è consentita nei comuni delle Cinque Terre, è adatto ad accompagnare vari tipi di dessert, come il pandolce genovese basso, la spongata di Sarzana, la biscotteria locale tradizionale e i formaggi di pecora stagionati. Anche da solo è un eccellente vino da meditazione.
È importante servirlo ad una temperatura tra gli 11° e i 12° C, in bicchieri piccoli a tulipano con bordo leggermente svasato e con stelo alto.
Per mantenere intatte le proprie qualità, lo Sciacchetrà deve essere conservato in posizione coricata negli scomparti più alti della cantina, con temperatura costante tra i 10° e i 14° C.
Pochi sanno che questo vino è stato amato da poeti come Petrarca, Boccaccio, Pascoli e D’Annunzio i quali lo hanno sempre elogiato per le note caratteristiche date dai venti e dal mare.
(photocredit copertina Arrigoni )
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