La crisi dei servizi autostradali: il settore della ristorazione chiede aiuto al governo
L’estate si avvicina ma il settore dei servizi autostradali è in crisi.
Nonostante il traffico sia tornato ai livelli pre-pandemia, il sistema è ai limiti del collasso. Secondo l’Associazione che raggruppa le aziende di ristorazione a catena più importanti operanti nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nei centri urbani e nei centri commerciali, si è abbattuta una “tempesta perfetta” che rischia di mettere a rischio la sopravvivenza del settore durante la prossima stagione estiva.
Cristian Biasoni, presidente dell’Associazione, lamenta i costi elevati delle concessioni, la necessità di disporre di personale operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, gli investimenti che scontano tassi di interesse molto alti e i costi per i servizi di pubblica utilità a carico delle catene di ristorazione. Con questi numeri, non si riescono a coprire tutti i costi fissi e il sistema non è più sostenibile.
Il settore della ristorazione autostradale impiega oltre 25 mila addetti e chiede un confronto con il governo per adottare misure di intervento in grado di salvaguardare il comparto e l’indotto collegato.
Tuttavia, le disposizioni emanate da Art (Autorità regolazione trasporti – Delibera 1/2023) per l’assegnazione delle concessioni per la ristorazione autostradale rappresentano un ulteriore rischio per il settore. Tali disposizioni prevedono la presenza di almeno due operatori food per area di servizio, il ritorno dei punti di ristoro “sottopensilina” gestiti dai distributori di carburante e l’introduzione di un meccanismo di calmieramento dei prezzi. Biasoni spiega che tali disposizioni limiterebbero fortemente la libertà di impresa degli operatori e non tengono conto delle specificità del settore della ristorazione in concessione.
Per salvare il settore dal collasso, l’Associazione chiede di intervenire sulla struttura dei costi, parametrando la durata delle concessioni agli investimenti, riducendo e rendendo totalmente variabili i canoni da versare ai concessionari autostradali e spostando a carico degli stessi alcuni costi, come quelli dei servizi di pubblica utilità, attualmente non più sostenibili dalle catene di ristorazione.
(photocredit Autogrill)