La fragola di Parete
- Giustino Catalano
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La storia della fragola di Parete, merita di essere raccontata.
La coltivazione della fragola a Parete ha origine ad inizio degli anni Settanta quando due agricoltori, Raffaele Pezone e Nicola Pezone, affiancati dalle rispettive mogli Angelina e Rosa, comprarono le piantine al Nord e iniziarono la prima coltivazione di fragole.
La sperimentazione fu dettata dall’esigenza di ovviare ad un inconveniente molto grave per gli agricoltori e cioè la perdita dal 20 al 30% delle piantagioni di pesche ogni anno.
I Pezone ottennero dal primo raccolto un buon esito anche se in quel periodo Parete era un paese che coltivava esclusivamente pesche, pomodori e altri tipi di frutta pregiata e quindi demolire piantagioni di pesche era considerato quasi un sacrilegio.
Raffaele e Nicola, tuttavia, non esitarono e seminarono le prime fragole con difficoltà, perché ancora non c’erano strumenti come quelli attuali. Si piantavano appoggiate direttamente al terreno e sotto veniva messa la paglia per evitare il contatto diretto altrimenti si rischiava di perdere il raccolto.
Durante gli anni successivi arrivò la plastica da coltivazione per le fragole, ma mancavano i fori, così erano costretti a farli con le scatolette della carne in gelatina legate a un ferro. La coltivazione, avveniva a cielo aperto, senza le coperture.
Nel corso degli anni, il metodo di coltivazione cambiò e furono adottate altre procedure, più innovative, che hanno condotto l’agro aversano e l’area di Battipaglia a fare della Campania il maggior produttore di fragole d’Italia.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.