La 'nfighiulata (Vastedda con il sambuco)

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Quella che vi presento oggi è una antica ricetta, attribuita ai Padri Basiliani del convento di “San Michele Arcangelo” di Troina (EN), tutt’ora eseguita sia dentro le mura domestiche, sia anche nelle pizzerie e friggitorie da asporto siciliane.

Si tratta di una focaccia tipica dall’essenza di fiori di sambuco (sambucus nigra), e ripiena con salame e “tuma” (formaggio fresco senza sale che in Sicilia è anche chiamato fior di latte), che viene preparata durante il periodo primaverile alla fioritura della pianta.

Ma dal momento che il clima di questo periodo è davvero inusuale, il sambuco sta fiorendo prematuramente come i narcisi e il mandorlo.

Ingredienti per l’impasto:

  • 500 gr farina di semola di grano duro rimacinata (ottima la farina di rossello)
  • 1 kg farina di grano timilia (tipo 00)
  • 8 uova da galline felici
  • 150 gr strutto di maiale
  • 1 panetto (circa 15/20 gr) lievito di birra
  • Sale q. b.

Ingredienti per il ripieno:

  • 300 gr salame casereccio tagliato a fette non eccessivamente sottili
  • 400 gr tuma anche essa tagliata a fette grossolane
  • fiori di Sambuco

Preparazione

Amalgamare bene la farina con lo strutto, aggiungere un po’ di acqua calda in cui è stato sciolto il lievito di birra e impastare il tutto fino a che non risulti un insieme compatto ed elastico.

Aggiungere un pò per volta le uova precedentemente battute con un pizzico di sale fino ad amalgamare bene l’impasto.

Le uova devono essere distribuite uniformemente.

Battere forte l’impasto sul tavolo o sul piano di lavoro con entrambe le mani in modo da ammorbidirlo e se risulta necessario aggiungere un altro po’ d’acqua.

Aggiungere, infine, alcuni fiori di sambuco nell’impasto che farete lievitare, ricoprendolo con delle coperte, fino a quando non raddoppi del suo volume.

Preparate adesso la “vastedda” ossia la teglia.

In dialetto siciliano il nome “vastedda” sembrerebbe derivare – con significato di pane raffinato, focaccia o torta di origine normanna chiamata “Wastel”.

In questo caso, seguendo la tradizione, “vastedda” è riferito alla teglia rettangolare dai bordi alti.

Ungere la teglia con lo strutto, mettere un primo strato d’impasto e ricoprire con il salame affettato e quindi con la tuma sempre a fette.

Ricoprire con un altro strato d’impasto, livellandolo con le mani unte d’olio.
Spolverare con qualche fiore di sambuco e infornare in forno preriscaldato a 180° per circa 30 minuti.

Il risultato sarà spettacolare, sopra tutto dopo aver diviso in porzioni questa preparazione che rientra pieno titolo nella categoria delle pizze ripiene.
Accompagnare con vino rosso corposo e fermo, meglio ancora se di gradazione superiore ai 14°.

Si mangia in piedi tenendo la porzione con le dita!

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